Capitolo 3

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-Jared Pov-

Io gli ho dato il mio cuore, e lui l'ha preso e l'ha stretto crudelmente fino a ucciderlo

//Cime Tempestose

La pioggia mi bagna il cappuccio della mia felpa rossa. Sento le gocce punzecchiarmi dolcemente il mento. Con il temporale l'aria si è fatta più umida, sono vestito troppo leggero dovrei tornare in casa se non voglio beccarmi un malanno ma preferisco di gran lunga stare qui fuori al freddo che rientrare in una casa priva di calore umano.

Sono seduto su una macchina vecchio stile nel Drive In sul colle ormai totalmente abbandonato. Quando sono solo vengo qui a pensare. È proprio in cima alla collina che sovrasta la città c'è un panorama stupendo. Posso vedere casa mia da qua, le luci sono accese. Cece starà cucinando un piatto di funghi o ricordando ai vicini quanto è migliore in tutto e per tutto.

Lascio penzolare i piedi nel vuoto. Qui è come un cimitero di macchine d'epoca, Mastang, Chevrolet, Ford. Da una malinconia enorme pensare che un tempo questo posto brulicava delle risate della gente, brulicava di vita.

Lancio un sassolino nel dirupo, non sento alcun rumore a parte lo scroscio della pioggia e quello del mio respiro. Un tuono rompe il silenzio e il buio nel cielo. Così terrificante, così bello.

So che è il momento di andarmene quando un fulmine si schianta a venti metri da me. Fortunatamente sono venuto in moto e velocemente mi infilo il casco e parto in quarta.

ShoreVillage è pieno di boschi, una volta l'anno viene denunciato il solito lupo cattivo mangiabambini ma il vero pericolo sono gli orsi. Bambini cresciuti con i miti del dolce orso Yoghi goloso di miele vengono brutalmente uccisi. Papà si lamenta costantemente della poca efficienza delle guardie forestali.

Sulla strada non c'è nessuno e continuo con un andatura di novanta chilometri orari.

In venti minuti sgorgo il familiare profilo di casa mia. La luce è accesa e il viale che porta al garage è occupato da una Mercedes metallizzata col posteriore un po ammaccato.

Non riconosco subito la macchina, ma sono sicuro che non appartenga ne a mia madre ne a mio padre. Non l'ho mai vista in vita mia. Accosto e parcheggio la moto accanto al recinto.

Mi avvicino alla macchina e sfioro il parabrezza bagnato dalla pioggia, pulendolo con la manica da alcune goccioline per dare una sbirciata all'interno.

Spalanco gli occhi per lo stupore. Il portafortuna risalta subito ai miei occhi. Immagini del mio passato mi tormentano, quello stupido pezzo di metallo mi tormenta ancora. So perfettamente a chi appartiene il ciondolo e la macchina.

Quando smetterà di tormentarmi. Il mio passato è come un ombra, alcune volte sembra non esserci ma è sempre lì dietro di me pronta ad afferrarmi ad ogni mia insicurezza.

Spesso vorrei chiudermi in un bozzo come fa mia madre, ma le mie emozioni escono sempre fuori ma questa volta non posso concederglielo.

La felpa ormai è zuppa così come i miei capelli e le mie scarpe. Mi passo la manica della felpa sugli occhi per vedere meglio mentre un fulmine conquista il cielo di settembre. Salgo i gradini del giardino uno alla volta traendo respiri profondi. Il mio corpo mi dice di voltarmi e di mettermi a correre ma la mia mente è ferrata. Non posso più scappare. Devo sapere la verità e questo è l'unico modo.

Apro la porta e mi trovo davanti la persona a cui sono sempre paragonato da quando ho memoria. La fotocopia ambulante di mia madre. Alcune persone dicono che ci assomigliamo ma io in noi due vedo gli opposti, le due facce della stessa moneta. Restiamo a fissarci per qualche momento, io assumo la mia espressione più sprezzante mentre lui mi squadra da capo a piedi. Devo essere fradicio penso.

Wild Souls|| Colton Haynesحيث تعيش القصص. اكتشف الآن