Capitolo cinquant'uno.

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Notte in bianco. Era appena suonata la sveglia dal cellulare di Nate, gliel'avevo fatta mettere a lui per non so quale motivo, 10:30 del mattino. Aprii gli occhi che tenevo chiusi anche se ero sveglia nella speranza di addormentarmi in qualche momento, l'agitazione era troppa, così come la tristezza. Mi ero addormentata piangendo come sempre tra le braccia di Nate e mi ero svegliata dopo due ore e avevo continuato a svegliarmi e addormentarmi, Nate di fianco a me si stava muovendo nel letto, forse per andare a spegnere la sveglia ed io ero lì che fissavo il vuoto. Mi scosse leggermente e appena mi girai scoppiai a piangere di nuovo, non potevo, non ero ancora pronta, ma dovevo, dovevo andare avanti con la vita nonostante ci fosse lui, volevo crearmi un futuro, il mio futuro e se fosse stato con lui sarebbe stato meglio. Pensando all'ultimo mese che avevo passato era andato tutto bene, Natale lo avevo festeggiato con la mia famiglia e quella di Nate insieme, con i miei amici avevo passato il capodanno più bello della mia vita e mi ero divertita, abbiamo aspettato la mezza notte e siamo andati in una discoteca a ballare, avevo avuto il mio primo bacio dell'anno e speravo anche che non fosse il primo e ultimo capodanno con tutti i miei amici e anche quelli di mio fratello.
I libri erano arrivati, gli orari dei corsi pure, il materiale da comprare anche, avevo fatto tutto ma una cosa non avevo ancora fatto: cercare di non pensare che tutto sarebbe finito perché magari non sarebbe finito niente o magari si, ognuno continuava la propria vita fino a incontrarsi di nuovo o magari non ci saremmo mai più incontrati. Nessuno sapeva cosa poteva succedere dopo.
Nate mi diede un bacio e asciugò le mie lacrime.

- Non piangere, sii forte, ancora un po' - disse poi, cercai di smettere di piangere e mi alzai dal letto.

Mi guardai allo specchio e notai che il mio aspetto non era dei migliori: avevo le occhiaie abbastanza marcate e i capelli leggermente arruffati, andai in cucina per fare colazione e trovai la mia ultima colazione già preparata, mangiai un po' di cereali ma mi fermai perché non avevo neanche fame. Erano tutti zitti, io stavo zitta perché se avessi aperto bocca sarei scoppiata a piangere e mio fratello e Tez stavano zitti per paura di dire qualcosa di sbagliato.

- Vado a prepararmi - dissi accennando un sorriso e mettendo la ciotola vicino al lavandino, qualcuno avrebbe finito i cereali al posto mio.

Mi diressi in camera e presi le cose che avevo tenuto fuori per il viaggio, ovviamente non avevo messo tutto nelle valigie ma, per esempio, i miei abiti estivi li avevo lasciati a casa, ad Omaha, e mia mamma mi aveva assicurato che li aveva già spediti a New York. Per quanto riguarda il coinquilino era un ragazzo che faceva il mio stesso corso e frequentava lo stesso anno, si chiama Alex, mi pare, l'avevo contattato per mail un paio di mesi fa ed eravamo rimasti d'accordo che mi veniva a prendere in aeroporto. Una volta che avevo indossato anche la felpa nera notai che ero vestita total-black, l'unica cosa era la scritta della felpa e la camicia bianca sotto. Mi cercai di truccare nascondendo il più possibile le occhiaie, passai il mascara che come minimo sarebbe colato ancora prima di uscire di casa e misi un velo veloce di cipria, avevo fatto tutto con calma, il mio volo era alle 2 ma tutto questo tempo mi serviva. Portai le due valigie in salotto, Nate le avrebbe caricate in macchina e intanto salutai Tez mentre aspettavo che John uscisse dal bagno.

- Mi mancherai - disse stringendomi John
- Anche tu. - dissi il cercando di reprimere le lacrime con un lieve sorriso
- Fatti sentire! - dissero una volta che stavo per uscire di casa, annuii e chiusi la porta alle mie spalle.

Non avrei più rivisto quella casa, non avrei più vissuto quei momenti con loro e forse ora mi pentivo di non essermeli goduti fino infondo.
Sam salì in macchina dopo di me, accendemmo la musica e per allegria ci mettemmo a cantare, per un attimo era come se non stesse per succedere tutto quello che stava per succedere e la cosa era abbastanza piacevole ma appena leggemmo LAX smettemmo di cantare, Nate parcheggiò la macchina nel parcheggio riservato e ci incamminammo verso l'entrata. Mi accompagnarono a fare Check-In e furono fermati da cinque ragazze.

- Possiamo fare una foto con voi?- chiesero
- No, scusate ma stiamo facendo..- iniziò Nate
- Si, possono - dissi io al posto loro
- Perché lo fai? - chiese Nate mentre Sam stava già facendo le foto
- Perchè so quant'è importante per loro, magari è la prima e ultima volta che vi vedono, non pensare a me. - gli dissi sorridendo.

Si allontanarono di qualche metro intanto che il porgevo i documenti per il Check-in. Poco dopo li raggiunsi, non erano più con le fan.

- Okay, dovrei andare in teoria. - dissi dopo un po' e già con lacrime agli occhi.

Salutai prima mio fratello, mi abbracciò calorosamente.

- Sam ti prego non piangere, ci vediamo a casa, ci sentiremo sempre - dissi mentre mi scendevano delle lacrime solo vedendolo, lui annuì per poi riabbracciarmi
- È solo che non ci sarò più io con te, sarà strano. Qualsiasi cosa accada, se tu ti senti triste, sola, se succede qualcosa, chiamami. Ti voglio bene Rose. - disse
- Anche io Samuel. - dissi
- Vi lascio soli - disse asciugandosi le lacrime anche se ormai tutto rosso e triste, mi baciò la mano e si allontanò lanciando un occhiata a Nate.

Scoppiai a piangere ancora di più e sempre più rumorosamente, la gente che passava ci guardava ma a me non importava.

- Ti amo principessa - disse, non riuscii a dire che lo amavo anche io perché stavo piangendo troppo.
- Non so se riuscirò a starti lontana - disse una volta che sciolse l'abbraccio ed io mi era calmata un po'
- Ci sentiremo tutti i giorni promesso. - dissi, non sapevo che dire
- Ci sentiremo su Skype, FaceTime, via messaggio, chiamate, Twitter, snapchat - iniziai
- Non è questo il punto Rose. - disse lui serio
- E allora qual'è Nate? Dimmelo. - dissi
- Non voglio continuare una relazione a distanza. - disse.

Iniziai a piangere e a stringermi in me stessa, lui cercò di venire ad abbracciarmi ma mi allontanai, lo allontanai, intanto che piangevo lui si passò varie volte le mani sui capelli e iniziò a piangere, era forse l'unica volta che lo avevo visto farlo.

- Perché? Andava tutto così bene, mi avevi promesso che saresti rimasto - dissi alzando la voce, stavo impazzendo a dir poco
- Non sono in grado di gestire una relazione a distanza, ti amo troppo per lasciarti andare via, è per questo che lo sto facendo. - disse
- Mi mancherai, lo sai, mi mancherà tutto di te ma ho preso questa decisione anche per te. - disse andandosene, gli presi la mano e lo attirai a me, lo abbracciai ed infine arrivai a baciarlo
- Ti amo, ricordatelo. - dissi e poi me ne andai.

La fila era veloce, prima di passare sotto il metal detector mi girai e lo vidi ancora lì a piangere, gli sorrisi con tutte le forze che avevo e mi girai.

Best Mistake (n.m.)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora