Capitolo sessant'uno.

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Non avevo fatto altro che ignorare i messaggi di Nate da martedì sera e non avevo dormito perché continuavo a pensare a lui, a noi, a tutto prima di quel fatidico giorno.

Non sono in grado di gestire una relazione a distanza, ti amo troppo per lasciarti andare via, è per questo che lo sto facendo. Mi mancherai, lo sai, mi mancherà tutto di te ma ho preso questa decisione anche per te, aveva detto, infatti, aveva deciso lui, io non ho preso parte a quella sua decisione se no lo avrei trascinato con me a New York. Io volevo restare con lui, io sarei restata con lui, nonostante i kilometri.

Era da martedì sera che ignoravo i suoi messaggi, mi aveva chiesto se potevamo vederci più volte, almeno due volte al giorno, mi aveva scritto messaggi incomprensibili, mi aveva detto che mi amava ancora, e io gli avevo risposto di andare a letto, letta la sua situazione. Io non lo so, non so se lo amavo ancora, non so se volevo parlargli di nuovo, non lo sapevo, ero confusa, ero super confusa. Rivederlo non avrebbe cambiato niente.

Era già domenica, la settimana era passata troppo in fretta, non ero pronta psicologicamente a vedere tutti.

- Se mi dessi per malata? - chiesi ad Alex mentre mangiucchiavo dei cereali
- C'è sempre domani. - disse lui ridendo
- Oh merda! -
- Credo che la soluzione migliore sia buttarsi giù dalla finestra, saresti sicura di non esserci nemmeno domani. - disse lui
- Posso? - chiesi, ero disperata
- No. Rose andiamo là facciamo quell'intervista e non gli permetterò di parlarti ok? - disse lui, era sicuro di sè mentre pronunciava quella parole, non risposi, gli feci solo un cenno e poi andai a vestirmi.

Presi un paio di leggins neri pesanti e una camicetta nera, maglione, stranamente, della mia taglia bordeaux e le vans dello stesso colore. Mi stavo per iniziare a mettere l'ombretto ma il mio occhio cadde sulla collanina attaccata al mio collo, mi ricordavo tutto, la lettera che mi aveva scritto, lo stupore appena vidi quel pacchetto sul letto il giorno del mio compleanno, nonostante tutti gli anni non l'avevo tolta, la N ancora splendeva sul mio collo. La nascosi sotto il maglione e presi un altra collana nera con dei triangoli dello stesso colore e con il bordo oro, la adoravo, era una delle mie preferite e la infilai sotto il colletto della camicetta sporgente dal maglione. Mi continuai a truccare e appena avevo finito recuperai il mio diario con le domande che mi aveva affidato la Williams e misi tutto nel mio zainetto. Uscii dalla stanza e aspettai che Alex finisse di prepararsi, stavo vagando su Twitter e guardai i tweet di Nate dell'ultimo periodo. Alzai lo sguardo appena Alex uscì dalla sua stanza con in mano la reflex nuova di zecca, mi alzai e presi lo zaino che avevo lasciato sul tavolo.

- Ho qualcosa che non va? - chiesi, mi stava guardando,
- Farai ritornare Nate ai tuoi piedi. - disse, io sorrisi e presi anche la giacca prima di uscire.

In poco tempo arrivammo al luogo dove si svolgeva tutto, da quel che avevo capito era il Digitour Slay Bells, ovvero quello che facevano sempre sotto natale. Ci recammo nel retro del palazzetto e arrivammo con grande fatica alla guardia.

- Teen Vogue, Alex e Rose - disse Alex al posto mio
- Rose! - urló qualcuno da dietro, mi girai e vidi delle ragazze chiamarmi, le raggiunsi mentre Alex aspettava davanti alla porta.

- Come mai sei qua? - mi chiese una ragazza
- Devo fare delle interviste per lavoro - dissi, un'altra ragazza volle fare anche una foto con me
- Con Nate? - mi chiese sempre la stessa
- Si, anche. Ora devo andare, scusate - dissi cercando andarmene dopo averle salutate.

- Rose! - disse una voce di una ragazza ancora, mi girai e la ragazza mi stava facendo un cenno per avvicinarmi, era familiare come volto.
- Credo che tu non ti ricorda di me. - disse poi
- Dovrei? - chiesi, mi dispiaceva ma non potevo ricordarmi di tutte le fan di Nate che avevo incontrato.

- Hai detto a Nate di fare la foto con me in aeroporto, avevo 14 anni ed ora ne ho quasi 18 e ti voglio ringraziare perché è stata l'unica volta che l'ho incontrato - disse lei con le lacrime agli occhi
- Ah, ora mi ricordo - dissi abbassando la testa, mi ricordavo ogni singolo secondo di quel giorno
- Poi ti ho vista dentro l'aeroporto e piangevi e poi ti ho rivista in aereo e piangevi ancora, ti ho vista mentre chiamavi qualcuno e gli dicevi che ti aveva lasciata e mi dispiace talmente tanto...- disse lei, stavo per piangere e non volevo farlo davanti a tutti, la abbracciai
- Ora devo davvero andare, grazie per tutte le parole belle che mi avete detto, anche se so che non stavo simpatica a tutte - dissi forzando un sorriso.

Entrammo e il corridoio scuro mi ricordò quello della prima volta che avevo visto mio fratello e Nate ad un concerto. L'orologio segnava le 11:23 e le interviste dovevano iniziare per mezzogiorno e lo spettacolo per le 15, ce la potevo fare, credevo in me.

Best Mistake (n.m.)Where stories live. Discover now