Incontri

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Stavo tornando a casa, ormai si era fatto buio, e sfortunatamente sulla strada che facevo sempre per tornare non c'erano lampioni, o comunque non illuminavano proprio nulla. Camminavo veloce, e si sentiva solo il rumore dei miei passi sull'asfalto e nient'altro, oltre al suono delle macchine in lontananza. Avevo un strana sensazione, a dir la verità mi capitava spesso quando tornavo a casa da sola, poi però alla fine non succedeva mai niente. Però questa volta era diverso, sentivo la presenza di qualcuno che mi seguiva, ne ero sicura, mi sembrava di sentire distintamente i passi dietro di me. Affrettai la mia camminata e mi misi a respirare un po' più affannosamente, anche dietro di me i passi si affrettarono. Non volevo girare la testa per guardarmi indietro, avevo paura che il mio inseguitore si sarebbe messo a correre. Alla fine mi sentii afferrare per il braccio, avevo il cuore che mi batteva forte, ma mi girai per vedere chi mi stava seguendo. Tirai un sospiro di non totale sollievo, ma almeno non era, almeno credevo, un malintenzionato. Da sotto un cappuccio grigio vidi gli occhi verde acqua di Marco, che mi disse:
- sono io, sta tranquilla, volevo solo parlarti.
Avevo tipo un milione di cose da dirgli, alcune non troppo educate, ma cercai di ricacciarmi in bocca le parole:
- mi hai seguito.
Lui sembró imbarazzato, arrossì un po' , ma poi ammise:
- no, ti ho visto e ti dovevo dire una cosa.
Lo guardai scettica, ma sembrava dire la verità, nonostante questo non riuscivo a fidarmi di lui, mi sembrava che ormai non mi potessi fidare più di nessuno.
- Rosa mi ha detto che ti ha parlato, avete chiarito giusto?
- si! Ho chiarito che mi avete usato! Voi non volevate fare la figura degli stronzi! Beh adesso l'ho fatta io contento!
- sta calma!
- certo perché io vi ho fatto il favore!? Ero ubriaca! Mi avete usato!
- madonna non urlare! Non volevamo farlo!
Più mi diceva di non urlare, più io mi arrabbiavo e lo facevo, non sopportavo i maschi che credono di poter fare quello che gli pare:
- non volevate certo! Però l'avete fatto! Io sono finita nei guai!
Fece un passo minaccioso verso di me, ma io non mi mossi di un centimetro, non avevo paura:
- adesso smettila di urlare! Mi spiace cavolo! Era l'unico modo che avevamo!
- senti io urlo quanto mi pare e mi piace caro! Non sono una bambola che puoi decidere cosa farmi fare! E non dimenticare che io so tutto quindi posso fare finire nei guai anche voi quando voglio!
- senti se non la smetti adesso mi arrabbio! È comunque ti conviene non raccontare sta storia a nessuno!
Ora cominciavo a sentirmi un po inquieta, una cosa era litigare, in altra era essere minacciata, e quel ragazzo stava cominciano ad avvicinarsi un po troppo:
- vattene, conto fino a tre e poi urlo.
Lui non fece un passo, nei suoi occhi passó come un luccichio divertito, che mi fece preoccupare ancora di più:
-uno...
Ancora non si muoveva di un centimetro, anzi si avvicinava, ed io retrocedevo verso il muro freddo dietro di me:
-due...
Il mio cuore iniziò a battere forra, cercai con la mano di raggiungere il cellulare che avevo borsa, ma lui mi intercettó subito:
-tre
Aprii la bocca per urlare ma Marco me la tappo con una mano, con l'altra mi spine contro il muro, e sbattei la testa sui mattoni. Cercai di liberarmi ma era davvero molto forte, riusciva a tenermi ferma e non potevo gridare. Volevo tirargli dei calci ma sembrava che non li sentisse nemmeno, iniziai ad andare in panico, non sapevo cosa fare:
- ti conviene non raccontare in giro la storia, ovviamente è solo un consiglio...
Io lo guardai malissimo e cercai di mordergli la mano, purtroppo ero impotente contro di lui:
- adesso fai cenno di sì con la testa ed io ti lascio andare tranquilla a casa.
Lo faceva solo per sottomettermi, lo capivo benissimo, avrebbe semplicemente potuto mandarmi a casa dopo le minacce, e contare sul fatto che avessi paura. Sentii che mi spingeva la testa sempre di più contro il muro, quasi mi mancava il respiro, cercai ancora di chiamare aiuto invano. Credevo di stare per svenire, non sapevo cosa fare, poi ad un tratto la situazione si capovolse. Non riuscì a capire subito quello che fosse successo, ma vidi Marco cadere a terra a peso morto. Mi girai verso la persona che mi aveva aiutato, ma aveva anch'essa il cappuccio che gli nascondeva il viso. Nel frattempo Marco si era rialzato e stava tentando di tirare un pugno all' incappucciato. Lui però schivo il colpo e ne tirò uno dritto sull'occhio di Marco, che barcollo indietro e cadde ancora a terra. Però non era finita. Marco si rialzò di nuovo e si avventò con tutta la sua forza contro l'incappucciato, lo vidi cadere a terra insieme. Rotolarono picchiandosi per qualche metro, poi si distanziarono e si alzarono nuovamente. Finalmente l'incappucciato riuscì a tirare un pugno sul mento a Marco, che era ormai sfinito. Io, che fino ad allora non avevo fatto nulla, decisi di intervenire, ed assestai un bel cazzotto in fronte a Marco, che si trovò costretto a correre via.

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