Pattini

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Parlai con Alessandro fino a metà pomeriggio, era stato molto divertente vedermi con il mio amico, e mi aveva messo il buon umore. Stavamo camminando per il centro, e ci pestavamo i piedi a vicenda in una lotta continua, fortunatamente avevo le scarpe nere! Mi parve di sentire una risata familiare proveniente da dietro di me, ma non ne ero certa, cercai di ignorarla. Poi però si fece più insistente, accompagnata da un'altra altrettanto fastidiosa e spiacevole. Mi girai di scatto, lo stesso fece Ale, che si era accorto anche lui delle risate. Quasi feci un passo indietro, i miei occhi non si ingannavano, e stavano vedendo il volto sereno di Rosa accompagnata da Marco. Erano a braccetto, e quando lei mi vide arrossì un po', con la solita aria da innocente, che mi faceva sempre sentire colpevole. Lei mi salutò come fossimo ancora migliori amiche:
- ciao Vittoria! Come stai?
Non mi capacitavo del fatto che non si rendesse conto che io con lei avevo chiuso, cercai di far penetrare il concetto con una risposta secca:
- male
- perché? Ops, forse Leo ti ha già fatto il doppio gioco?
- no, semplicemente ho davanti la tua brutta faccia, ciao
Me ne andai prendendo Ale per mano, quella zoccola idiota, accompagnata dal ritardato, non meritavano nemmeno di parlarmi! Sentii che Marco mi avrebbe seguito, ma dopo svariati metri, girandomi non vidi nessuno alla mie spalle. Ale mi disse:
- mi sa che devi andare, hai detto che alle 6 hai appuntamento con Leonardo...
- hai ragione!
- comunque ti conviene coprirli i segni viola sul collo!
Gli diedi un bacio sulla guancia sorridendo e lo salutai, iniziai quindi a camminare velocemente verso casa. Non vedevo l'ora di incontrare Leo, ero eccitata, persino di più di quanto non lo fossi stata la sera della discoteca. Mi ci volle più del dovuto ad arrivare a casa, ma anche se mi fossi fatta aspettare a lui non sarebbe importato. Nel mio appartamento mia madre lavorava al computer:
- hey vitto, dove vai così di fretta?
- ho un appuntamento tra mezz'ora.
Non avevo voglia di condividere con lei i miei affari personali, e non l'avevo mai fatto, decisi quindi di non darle corda, ma lei continuò:
- con chi?
- un mio amico
- dimmi che non è quel uscito di galera! Come si chiama... Francesco!
- no, stai tranquilla!
"È solo suo cugino" pensai nella mia testa, mentre un sorriso divertito mi appariva sul viso pallido. Mi vestii con un abito nero attillato dal petto fino alla vita, ma con una gonna abbastanza ampia, ma corta. Misi delle calzamaglie nere, e delle scarpe da tennis bere e bianche, che sapevano essere eleganti al momento opportuno. Mi pettinai i capelli, lisciandoli, cosa che richiese molto tempo, più del dovuto. E mi truccai, attività, che durò anch'essa abbastanza, perché il mascara continuava a sbavare di lato. Quando fui soddisfatta di me stessa, sentii che il mio cellulare vibrava, controllai, ed era Leonardo. Mi misi la felpa che mi aveva regalato lui, e scesi le scale cosi veloce che rischiai di fare un volo da due metri. Era lì, puntuale come al solito, vestito da figo, come al solito, è bellissimo, come al solito! Mi salutò:
- hey bella, anzi, bellissima, salta su!
Era sulla moto, e mi fece cenno di salire dietro di lui, quando fui sul veicolo, chiesi:
- dove mi porti?
- ti piace pattinare?
- si!
- perfetto!
Fece una sgommata che mi costrinse a stritolarlo un pochino, e partì velocemente verso il luogo misterioso. Appoggiai la testa alla sua schiena, aveva il suo buonissimo odore, e la spiaccicai più che potei. Chiusi gli occhi e lasciai che il vento mi accarezzasse la faccia, che bello sentirsi felice! Era da molto tempo che non provavo quella sensazione, ma nelle ultime settimane, l'avevo sperimentata ancora. D'un tratto la moto si fermò, e io apri gli occhi di scatto, come se mi fossi destata da un lungo sonno. Mi trovai in una piazza al centro della quale era presente una grande pista di pattinaggio, dove dei ragazzi già si divertivano. Scendemmo dalla moto, lui mi prese per mano e ci avviammo verso la pista, prima di noleggiare dei pattini lui mi chiese:
- sei capace di pattinare?
- certo, tu?
- ovvio bella!
Prendemmo i pattini, e pagò lui per tutti e due, nonostante io avessi insistito per pagare i miei da sola. Entrammo in pista, fortunatamente ero stata a pattinare qualche settimana prima, ed ero già abbastanza impratichita. Dovetti subito ammettere che anche lui era molto bravo, e mi faceva tutti i numeri da esibizionista del momento. Io ridevo, e lui mi prendeva le mani per pattinare insieme, ad un tratto mi sollevo addirittura, e tutti i ragazzi rimasero a fissarci volteggiare insieme. Era bellissimo, non avrei più smesso, mi sembrò che il tempo passato sul ghiaccio fosse stato infinito. Infine lui mi chiese:
- che dici? Ci facciamo un giro nella piazza?
- okay.
Uscimmo dalla pista, e restituimmo i pattini, poi ci avviammo mano nella mano verso il porticato che formava la piazza, sul quale si affacciavano degli splendidi negozi.

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