Capitolo 1

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Suona già la sveglia. Svegliarsi ogni giorno e andare avanti ormai è un qualcosa privo di emozione. Non c'è più quell'obbiettivo che, quando la mattina ti svegli, ti aiuta ad andare avanti, ad avere un motivo per vivere.

Ricordo che era molto bello svergliarsi con il sorriso e con la speranza di ricevere una sua telefonata, di vedere il suo volto, di sentire la sua risata, di litigare con lui per poi far pace senza nemmeno accorgersene.

Adesso, quando mi guardo allo specchio e vedo la ragazza che ho difronte, mi chiedo sempre chi è, mi somiglia il suo volto tra tutti quelli che ho cuciti per proteggermi. Tu, specchio, sai dirmi chi sei?

Non sono più quella che ero un tempo. E pensare che quei nostri sorrisi e quelle nostre telefonate bugiarde sembravano vere. Ma erano quello che vedevo, una grande massa di bugie.

E pensare che, quando tradita da tutti quei sorrisi, non mi resi conto di quanto sarei rimasta delusa da lui. Maledico quel dannato giorno di primavera, quella mattina all'asilo, quel piagnucolona che tanto odiavo.

Chi sono adesso? Qualcuno che non crede più nell'amore, che lo reputa solo una lunga e triste agonia, un qualcosa che annebbia la mente della gente, che leva la libertà e il sorriso. Sono diventata arrogante verso questo sentimento e insensibile alla bellezza.

Ho promesso a me stessa di non fidarmi più di nessuno. Ho spento il mio cuore. Sono diventata fredda. Arrogante. Egoista. Stronza. Cattiva. Sono diventata tutto ciò che odio.

Solo Sonoko e Masumi sono riuscite a restarmi accanto.

Non capisco come riescano ancora a sopportarmi. Non posso fare loro i complimenti per le amicizie che scelgono perché io sono la peggiore.

Sono diventata la sua esatta fotocopia. La fotocopia del ragazzo che non si fa vivo da circa un anno. È sparito due anni fa, ma ogni tanto chiamava, mandava una mail, si faceva vedere pure. Da un anno, precisamente dieci mesi, non fa più niente di tutto ciò. Ha deciso di sparire nel nulla, di sparire da me, dalla ragazza che un anno e mezzo fa, sotto la torre dell'orologio di Londra, ha detto di amare.

Invece Conan è andato via undici mesi fa, ma tornerà ad abitare qui domani perché i genitori devono partire di nuovo. Ormai fa la terza elementare ed è ancora un nanetto. La sua statura non è mai cambiata, motivo per cui ho smesso di credere che lui fosse Shinichi. Il detective infatti è molto alto, sì, da bambino sembrava piuttosto bassino, però fino in prima elementare. Poi è cresciuto tutto in una volta.

Se fosse stato più grande l'avrei sposato, adoro quel bambino. Forse grazie a lui una parte di me è ancora umana. Quando sono con lui, non so come fa, ma riesce a farmi tornare la Ran di sempre, quella che mi manca. Adesso che torna a stare qua, forse, riuscirò a tornare quella di una volta. Tutte le persone che mi conoscono hanno questa speranza, tutti tengono riposta la speranza in quel bambino con un'intelligenza fuori dal comune. Ha uno strano modo di vestire e non ha un carattere molto dolce, però si fa volere bene da tutti. Ed io gli devo anche la vita.

Tutte queste riflessioni mattutine non vanno, servono solo a far peggiorare il mio umore.

Mi alzo svogliatamente dal letto, lo sistemo insieme al resto della stanza e prendo i vestiti per andare in bagno.

Quella fotografia. Mentre esco noto quella fotografia sulla mia scrivania e mi fermo a guardarla. È l'unico suo ricordo che non riesco ad allontanare.
Dovevo convincermi prima che non avrei mai visto la fine di tutti quei sorrisi.

Sospiro e proseguo verso le scale sentendo delle voci in salone. C'è qualcuno in ufficio con papà. Mi affaccio per vedere chi è: capelli castani, occhi azzurri, cravatta verde e uniforme azzurra...Shinichi?!

Ecco a cosa porta pensare troppo a lui. Mi strofino gli occhi per tornare sul pianeta terra.

È ancora lì. Mi ha vista! I suoi occhi si incrociano con i miei. Faccio finta di non vederlo e salgo di nuovo su.

Se lo vedo torno quella di prima e tornare quella di prima significa tornare a piangere ogni giorno. Non accadrà di nuovo. La voglia di andare a prenderlo a schiaffi non mi manca. Lui mi ha allontanata dal suo sguardo, dalla sua vita ed io non voglio tornarci.

Odio i ricordi. Sono lame nell'anima, un dolore che brucia senza pietà.

-So che mi odi-

Mi ha seguita. Cazzo faccio ora? L'importante è non piangere e non farsi incantare dai suoi occhi e dal suo fascino.

Anzi manco mi giro, fatica sprecata.

-No, tranquillo, mi ero anche scordata di te. Come va? Tutto bene? Scommetto tu ti sia fidanzato, giusto?-

-Ran-

-Sarai stato impegnato per questo motivo e non avrai avuto il tempo per chiamare la tua migliore amica-

Mi sta stringendo il braccio. Perché si è avvicinato? Io non mi giro a guardarlo.

-Smettila adesso! Sai che non c'è nessun'altra! Sai che ci sei solo tu! Non lo capisci? Che ogni volta che soffri soffro pure io?!-

Eccole, le mie amiche di vita, le lacrime. Non mi mancavano per niente. Sto tornando quella debole, solo per colpa sua.

-Non mi interessa...sei tu che non hai capito che ti amavo, che ogni volta che non c'eri io morivo. Quante notti ho pianto senza fare niente e mi nascondevo all'ombra di un sorriso. Ma tranquillo adesso sto bene, è tutto passato-

-Allora perché piangi?-

Allontano il mio braccio dalla sua presa. Ho smesso di piangere, fortunatamente, ma ho sbagliato a mostrarmi debole.

-Sono i ricordi della mia sofferenza a farmi stare così-

~Quel Che Ero~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora