Capitolo 12

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I nostri sguardi ormai persi nel vuoto sono privi di parole, di giustificazione.  I miei sono solo pieni di tanta rabbia, ma privi di odio. Non riesco ad odiarlo, non sono mai riuscita a farlo infondo...è più forte di me.

Mi sento così ingenua. Forse non ha mai capito quello che provo veramente. Mi ci è voluto un po' di tempo per capirlo. Mi ci sono voluti sguardi mancati ed una montagna di bugie.
Mi ci sono voluti gesti mai fatti, parole mai dette. Ma soprattutto, mi ci è voluto del tempo. Mi ci è voluto del tempo per capire che alla fine se a qualcuno gli importa davvero di te, se ci tiene, non ci sono scuse, ti cerca. Perché parliamoci chiaro, è inutile nascondersi dietro alle giustificazioni e stronzate simili, perché se gli mancavo davvero, mi avrebbe cercata già da tempo. Se gli mancavo sarebbe tornato. Ma forse è questo che il tempo non mi ha fatto capire, che a lui, di me, non è mai importato davvero.

Ma anche se lui è così complicato e difficile, io lo amo. L'ho sempre amato, inutile nasconderlo. Non ci sarà mai nessun altro. Mai. L'unico a farmi compagnia adesso sarà il pianto. Ci sono tanti tipi di pianto: c'è il pianto per la rabbia, quando l'odio si trasforma in lacrime. C'è il pianto per amore, quando hai il cuore a pezzi. C'è il pianto per una delusione, quando hai gli occhi gonfi. C'è il pianto per non sai cosa, che alla fine lo sai benissimo, che è a singhiozzi. C'è il pianto per amicizia, dove non fai altro che soffiarti il naso. C'è il pianto nascosto, quando non devi farti vedere o sentire e abbassi lo sguardo e stringi forte i denti.

Il mio è un po' di tutto, un immenso dolore, un tradimento, la perdita di un amico e dell'amore della mia vita allo stesso tempo, un pianto arrabbiato, deluso.

E il suo pianto? Beh, il suo pianto non esiste, lui non piange mai. Lui deve mantenere la sua figura da forte, deve tenere alto il suo orgoglio...io vengo dopo.

Avrei preferito non venire a conoscienza della verità, stavo meglio prima. Quando lo chiamavo di continuo, e non mi stancavo mai di ascoltare la sua voce quando mi diceva "sto risolvendo un caso". Mi bastava quello, anche se soffrivo. Ma adesso non sto solamente soffrendo, sto morendo dentro.

-Avrei preferito odiarti piuttosto che perderti in un modo così indelebile, te lo giuro Shinichi-

-Ran, aspettami qui...-

Esce dal salone ed entra nella stanza che condivide con mio padre. Resta lì per qualche minuto ed io aspetto.

Ha avuto il coraggio di andarsene mentre parlavamo di qualcosa di essenziale. Aspetto qualche altro minuto dopodiché sento urlare. La voce è quella di Conan, o meglio, di Shinichi. Mi precipito nella stanza trovando non più un bambino ma il mio Shinichi. Si perché infondo lui è ancora mio.

-Shi...Shinichi!-

Senza rendermene conto gli salto addosso e lo abbraccio fortissimo. Sentivo questa mancanza fisica fra noi, la sentivo troppo e non volevo più aspettare.

Lui mi stringe a se, ma subito mi ricordo di tutto il male che mi ha fatto e mi stacco da lui.

-Tutti questi anni ho pensato a te mentre tu dormivi accanto alla mia stanza. Mi svegliavo una mattina sperando di trovare una tua chiamata, un tuo messaggio, così, per ricordarmi che noi esistiamo-

-Ran, l'ho fatto per il tuo bene, non ti ho detto di essere Conan solo per proteggerti...ti prego, perdonami. Poco fa sono diventato incredibilmente geloso perchè ho paura che qualcuno possa renderti più felice di me-

Lui non mi ha mai resa felice. Eravamo due bambini che ci volevamo bene e siamo diventati due adolescenti che si amano, ma lui non c'è mai stato veramente. Vorrei tornassimo quelli di una volta, lo vorrei tanto. Mi manca, troppo. Ho solo una spietata e dolce voglia di rivedere quegli occhi e di tenerli ancora un po' con me.

-Sai qual è la cosa che mi fa più male? Che io continuo ad amarti come il primo giorno, esattamente alla stesso modo e non voglio rinunciare a te ma, stavolta, mi hai ferita dentro e non so se passerà. Non dovevi dirmi "a domani", così, tanto per dire. Non dovevi dire "a domani" se non volevi farti vedere. E neanche"ci sentiamo, ci vediamo, a presto", per poi sparire. Non dovevi fare promesse se non le sentivi. Dovevi dare peso alle parole. Dovevi dare peso, a me! -

-Fammi spiegare, ti prego. Se poi vorrai odiarmi lo potrai fare ed io non farò nulla-

Mi prende per mano e mi porta fuori di casa. Per la prima volta camminiamo mano per mano ed io non ci credo nemmeno. Non mi ero mai accorta di desiderare così tanto di stringere le sue grandi mani.

Sono confusa, sento i miei battiti dirmi di stringerlo e non lasciarlo più; il mio cervello, però, mi dice di dimenticarlo.

-Adesso stammi a sentire, Ran, te l'ho già detto, l'ho fatto per te-

-Basta, adesso basta....sono stanca di tutte queste scuse, di tutte queste bugie, sono davvero esausta, Shinichi...ti amo così tanto...-

Sono stufa di piangere ogni volta che lo vedo, sono stanca di nascondermi dietro ad un sorriso, sono esausta di vederlo ed essere felice anche dopo tutto il male che mi fa. Lo amo così tanto. Ma sono stanca anche di questo, sono incredibilmente stanca. Io non sono mai stata sola infondo, ci sono sempre state le lacrime con me. Anche in questo momento così brutto, loro, non mi hanno mai abbandonata.

Le favole non esistono, la vita va male. Ho fatto male ad illudermi, a vedermi già sull'altare insieme a lui, ad immaginarci con tanti bambini.

Ho sbagliato a vedere un futuro con lui, ho sbagliato ad innamorarmi di lui. La colpa è solamente mia.

-Ran, ti prego, non piangere...io..-

-Non dire altre bugie, piango quanto voglio...non è vero che non puoi vedermi piangere se sei il primo a causare ciò-

-Ma che ti credi? Che io non abbia sofferto? Che non abbia avuto sempre il timore di perderti? Sono sempre stato accanto a te a proteggerti. Ogni volta che ti trovavi in pericolo, Conan, rischiava la sua vita, io, rischiavo la vita e lo rifarei mille volte-

-Sai cosa ti dico? Avrei preferito morire, Shinichi-

~Quel Che Ero~Where stories live. Discover now