Capitolo 17

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Inizia a nevicare e mi soffermo a guardare i fiocchi di neve cadere. Io ero come lei, come la neve: fredda ma spettacolare.

Haru mi abbraccia da dietro ed io gli prendo le mani. Sento che con lui non può succedermi nulla, ma non sono felice, mi manca qualcosa.

Essendo più alto di me riesce ad appoggiare la sua testa sulla mia. È così dolce e premuroso, perché mi sento così.

Ci sediamo entrambi a terra e iniziamo a giocare con la neve. Rotoliamo da un lato all'altro fin quando non finiamo col ridere.

-Dio come sei bella e nemmeno le lacrime riescono a rovinarti il viso. Sempre fiera e sorridente; sapessero cos'hai dentro, un uragano, una tempesta. E tu che corri, corri dietro la gente, ma dove vai? Tu devi restare qui, ferma. Gli altri dovrebbero tentare di tenersi stretta una come te, che tira fuori quel sorriso anche con la pioggia dentro. Una che combatte per ciò che vuole, senza arrendersi mai. Una che ti regala tutto il mondo, anche se non ne possiede nemmeno un pezzetto. Bella non per le cose comuni, che si amano in tutte, come lo sguardo, i capelli o il modo di camminare. Bella per come arrossisci perché sei timida, per come affondi il viso nella sciarpa, per il suo profumo che invade la stanza-

Ci fermiamo quando sentiamo dei rumori provenire da dietro il muretto innevato. Mi sporgo e vedo Ai, la bambina che sta dal dottore Agasa. Shinichi mi aveva detto che lei è anche più grande. La vedo arrabbiarsi con qualcuno e poco dopo vedo uscire dall'ombra di un cespuglio Conan, anzi, Shinichi. Mi immobilizzo un attimo perché una strana sensazione mi corre lungo la schiena. Shinichi e quella ragazza si sbagliano solo di un anno. Ci mancava solo che mi mettessi a fare la gelosa, bah, lasciamo perdere. Solo che la brutta sensazione non va via.

In un nano secondo lo vedo girarsi e i nostri sguardi incrociarsi. Vedo che si pietrifica pure lui e mi guarda. Ai lo scuote un po' e insieme entrano nel parco, ma dall'altra parte.

Faccio un lungo sospiro e poi mi alzo da terra tutta sporca di neve. Pulisco anche Haru che si è accorto della mia espressione di poco prima, ma non mi chiede nulla.

-Dove preferisci andare?-

-In bagno, me la sto facendo addosso-

Ci mettiamo entrambi a ridere e poi lui si siede su una panca ad aspettarmi. I bagni del parco sono occupati, quindi, aspetto mentre mi sistemo i capelli allo specchio.
Esce qualcuno e mi giro per entrare, quando vedo la bambina dai capelli rossi.

-Ciao Ai. Senti, come sta Shinichi?-

Mi passa davanti e si lava le mani nel lavandino per poi asciugarle.

-Ma guadatevi che stupidi. Vi amate. E' scritto nei vostri occhi con le lettere maiuscole. Voi lo sapete, ma non fate nulla per tenervi. Siete lì, chiusi in quello stupido orgoglio e a stento vi guardate. Ma sai perché non fate incrociare i vostri sguardi? Perché avete paura. Avete paura di guardarvi negli occhi e crollare nelle vostre certezze. Vi evitate, ma vorreste baciarvi. Ma non lo sapete che è tutto inutile, perché siete legati da un filo invisibile e per quanto possiate fuggire, vi ritroverete sempre-

Ed esce senza dire più nulla. Sono sicura che Shinichi gli abbia detto che adesso so tutto. Le sue parole sono state forti. E' ovvio che non è una bambina di otto anni. Come ho fatto a non accorgermene mai? Faccio per uscire e li vedo insieme a parlare, lei e Shinichi. Mi avvicino un po' di più. Non voglio sentire quello che si dicono, voglio solo vederlo e capire come sta. Come ci siamo potuti perdere così?
Ci eravamo fatti una promessa da bambini: insieme per tutta la vita.
Te ne sei scordato Shinichi? O ce ne siamo scordati entrambi?

Perché? Perché non siamo io e te contro l'universo intero? Che poi ammettiamolo, eri tu a proteggermi da qualsiasi cosa. Io sapevo causare soltando problemi. È tutta colpa di cose ovvie: le bugie, la distanza che non c'è mai stata.

Haru mi viene vicino e mi poggia una mano sulla spalla.

-Vai a parlargli, è stato comunque parte della tua vita Ran, non puoi dimenticarlo-

Come fa ad avere la risposta pronta sempre a tutto. Guardo lui e mi rigiro verso Shin. Prendo un'enorme boccata d'aria ed esco da dietro quel cespuglio che, più che nascondere me, nascondeva i miei sentimenti. Aumentano le palpitazioni e inizia a mancarmi l'aria. Voglio morire. Quando sente i miei passi provenire da dietro di lui, si gira. A guardarci ci sono Ai ed Haru, ma è come se tutto scompare e l'unica cosa che resta nell'aria sono i nostri sguardi, noi.
È assurdo: ha occhi così semplici e spettacolari e un'anima così complicata da capire.

Nessuno dei due apre bocca. D'altronde sono stata io ad avvicinarmi a lui, dovrei dire io qualcosa.

-Non so manco perché sono venuta qua-

Tanto vale che sia sincera, non lo so veramente il motivo della mia azione. Mi sento in fissa con la faccia da scema.

-Magari perché avevi voglia di vedermi-

-No stai tranquillo, quella era l'ultima cosa che volevo, casanova. Stavo bene con Haru prima di vederti. Dicevi sempre che dovevi restare, lo promettevi. Ma dove sei stato? Non mi hai mai delusa così-

Si passa una mano fra i capelli nervoso, sbuffa e mi guarda di nuovo.

-Ran, io non ti ho disturbato mentre eri con lui, ti sei avvicinata tu-

-Hai ragione, ed ho sbagliato Shinichi...ho sbagliato molto tempo fa-

Mi giro a guardare se Haru ci osserva. È ancora lì a sorridermi, sicuramente non sente nulla. Anche la scienziata è qui che ci guarda con le braccia incrociate.

-Hai sbagliato a far cosa?-

La tensione gira intorno a noi. Se continuamo così finiremo col litigare, non capisco perché stia insistendo.

-A guardarti negli occhi per la prima volta, a regalarti quel fiore di ciliegio. Ho sbagliato alla grande-

-Già, hai sbagliato a sorridermi, è colpa tua se non riesco a dormire più la notte. Ed è colpa mia se adesso mi odi, se ti ho persa per sempre-

Resto sorpresa dalle sue parole e arrossisco un po'. Mi avvicino, gli do un bacio sulla guancia e vado via. Quando Haru mi vede tornare capisce che è stata dura e apre le braccia per abbracciarmi. Corro verso di lui e inizio a piangere.
Restiamo fuori per il resto della serata e poi mi riaccompagna a casa salutando mio padre prima di andare via.

Mi affaccio dal balcone e sento l'aria gelida e la neve che continua a cadere. In queste serate così, da bambina, restavo a dormire da Shinichi.

-Papà, io esco-

-A quest'ora? Sono le sette, dove credi di andare?-

-Tranquillo, faccio una passeggiata-

Metto qualcosa addosso, prendo le cuffiette e chiudo la porta. ed esco fuori. E dove vado ora? Non lo so, eppure cammino, senza meta.

Metto la prima canzone, occhi lucidi. Metto la seconda, una lacrima. La terza, ho bisogno di sedermi, perché in piedi non riesco a stare. E fa così male, distrugge. Eppure nessuno lo vede, nessuno lo sente, solo io. Una cosa così devastante per me, ma indifferente per gli altri.

Mi rialzo, cammino un po'. Ormai le lacrime sono finite, o almeno così credo. Mille pensieri mi passano nella testa. Guardo il telefono, nessun messaggio, nessuna chiamata. Nessuno si preoccupa di me, di dove sono, se sto bene, nonostante tutto. Niente.

Cerco un posto in cui andare, ma in realtà voglio solo delle braccia tra cui restare. Ma sono sola, sola e devastata. Voglio andare a casa di Shinichi. Non mi interessa se lui è lì oppure no. Voglio entrare e respirare quell'aria così familiare.
Me la faccio di corsa perchè il freddo è insopportabile. Entro, mi levo il cappotto e accendo il termostato. Ho sempre fatto come se fossi a casa mia. Yukiko mi diceva sempre che ero come una seconda figlia per lei. Mi manca la mamma di Shin, é una donna d'oro.

Mi metto seduta a terra in un angolo e stringo le gambe con le braccia. Ho voglia di spegnere tutto e restare sola. Nessuna parola, nessun pensiero. Soltanto io, il silenzio, e quel vuoto che non capisco se è fuori o dentro di me.

-Ran?-

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