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Oggi era un'altra giornata come tante, la sveglia, la colazione, poi prepararsi, salutare papà ,salire in macchina con Fred per andare a scuola.

A scuola seguire le lezioni, sopportare le angherie e gli insulti dei vari belli e non, sul mio aspetto fisico piuttosto rotondo, passare i compiti e aspettare la campanella di fine lezioni.
Tornare a casa nel traffico di Manhattan con Fred, pranzare in solitario silenzio, fare i compiti, ascoltare un po di musica e andare a letto senza cena per scendere di peso.

Ecco questa è la mia vita, una triste e vuota vita, niente amiche ne amici, neanche fratelli o sorelle, ma questo era solo un eufemismo dato che era impossibile avere fratelli o sorelle dal momento che mio padre Oliver Jhonatan Drake aveva giurato amore eterno all'unica donna della sua vita Joanne Mary Matthews Drake e che quest'ultima era morta dandomi alla luce.

Per questo mio padre mi aveva chiamata Joanne, ero la sua piccola, il suo angelo, era per me che non aveva raggiunto il suo unico amore e mi diceva sempre "Tesoro tu sei la mia unica ragione di vita".

Fin da piccola ero sempre stata mandata nelle scuole più facoltose di Chicago, ma questo fino a dieci anni, poi ci eravamo trasferiti a Manhattan per via del lavoro di mio padre che onestamente non sapevo neanche quale fosse.
Sapevo solo che era un uomo d'affari e che non mi faceva mancare nulla. Spesso c'erano delle cene con uomini facoltosi ma io presenziavo solo quando c'era Daniel Brawn e la sua famiglia , Emilia Riccardi la moglie di origini italiane e i suoi due figli Kenneth più grande di me quattro anni e Alexander due anni più piccolo del fratello e odiosissimo.

Era solo durante queste cene di "affari" che io avevo modo di scambiare qualche parola con qualcuno che non fossero Susan la cuoca, Jenny la tuttofare, dama di compagnia e tata e Fred l'autista giardiniere nonchè marito di Susan.
Ma loro purtroppo erano tutti sulla cinquantina quindi non potevo certo intavolare discorsi su ragazzi e scuola o shopping.

Quindi ne approfittavo quando c'era la signora Emilia anche se lei non voleva la chiamassi signora perchè diceva la invecchiava, e con lei parlavo un po di tutto, delle mie insicurezze, delle mie paure, di essere un motivo di odio e disagio per mio padre, in fondo il suo grande amore era morto per me.

Era stata lei quella che avevo chiamato quando a dodici anni mi era comparso l'incubo di tutte le donne, il ciclo.

E lei con la sua materna dolcezza mi aveva sempre confortato, mi aveva spiegato tante cose e mi aveva sempre parlato della mia mamma, del perchè erano tanto amiche, di come era al settimo cielo quando crescevo nel suo ventre, di come i suoi genitori ,i miei nonni , l'avevano disconosciuta da figlia perchè aveva seguito il suo unico grande amore, mio padre.
E anche perchè mio padre aveva scelto di darmi lo stesso nome della sua adorata moglie, a quanto pare io ero identica a mia madre.
Io però non vedevo questa somiglianza, mia madre era alta,magra, bella, occhi marroni e capelli biondi con delle striature dorate che nessun abile parrucchiere sarebbe riuscito a fare.
Io ero anonima, non ero bella come lei, avevo i capelli castano dorati e gli occhi verdi di mio padre, alta un metro e settanta e purtroppo per me non ero magra come lei. L'unica cosa che avevo uguale a mia madre erano due nei, uno alla sinistra del labbro superiore e l'altro alla base del collo ,sempre a sinistra.
Ma Emilia ovviamente non era d'accordo con me, lei aveva conosciuto mia madre, avevano condiviso tante gioie e tanti segreti e mi diceva sempre che avevo la stessa determinazione di mia madre, il suo sguardo dolce e allo stesso tempo un po perso, avevo il suo stesso carattere forte e sicuramente secondo lei avrei acquisito la stessa grazia. L'essere schiva, cocciuta e diffidente ahimè l'avevo preso da mio padre.

Kenneth e Alexander erano molto belli, entrambi alti e mori , Kenneth aveva gli occhi nocciola mentre quello stronzo di suo fratello li aveva grigi.
Kenneth era molto simpatico, cercava sempre di intavolare con me qualsiasi tipo di argomento ,non mi considerava una stupida mocciosa o una palla al piede come invece mi aveva definita quell'antipatico odioso di Alexander .
Lui era sempre contrario a venire a cena, quindi quando veniva l'obbligo della sua presenza lo scontava sulla mia persona, si capiva chiaramente che mi odiava e io non potevo fare altro che subire in silenzio. Ma prima o poi avrebbe ricevuto pan per focaccia .

My Life           My DestinyHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin