Capitolo 9

115 14 40
                                    

-Tutto è iniziato qualche tempo fa- iniziò - a "casa", se così si può definire, ormai era la routine, che ogni magica mattina, papà litigasse con la sua amata- fece un sorriso di scherzo, Ian la guardò male incitandola a continuare - anche quella mattina scesi giù per urlare contro a entrambi che qualcuno, a quell'ora, cercava di dormire. Insomma, pronta a una discussione scesi giù, ma, non il perché, cambiai idea e me ne andai in biblioteca...-

Man mano che Rachele continuava a raccontare gli eventi a quel tizio, pensava a cosa sarebbe successo adesso.

Sarebbe stata liberata? O utilizzata per un riscatto?
O ancora, sarebbe stata usata come una...come la chiamavano sulla Terra? Cavia, forse? Sì, cavia!
Ian, il tizio, come la aveva soprannominato in quel poco tempo, le faceva molta, ma molta paura. Terrore? Un eufemismo.
Era qualcosa di molto più grande, qualcosa che purtroppo non si può descrivere.
Poi all'improvviso un dolore misto a tristezza la prese al petto.
Qualcosa che lei non aveva mai sentito.
Qualcosa che si chiamava nostalgia.
Le mancava il suo regno, anche con tutti quelle persone pignole, le mancava. E la cosa più sorprendente era che chi le mancava di più era suo padre.

Ora che ci pensava aveva fatto tutto quello per cosa? Per essere una prigioniera? No! Lei voleva essere libera, libera dalla sua gabbia dorata, libera dal galateo, libera dal padre. Voleva trovare la sua strada, percorrerla fino alla fine, fino a che lei non fosse stanca.

Voleva una vita, la vita che non aveva mai avuto: senza quei vestiti pomposi, senza acconciature strane, senza ciò che aveva incontrato nel Regno. Aveva una missione, sì ma quale? Quella di sacrificarsi?
Quella di salvare qualcuno?

Un segno le sarebbe stato d'aiuto, molto. Ma qualcosa le diceva che quando avrebbe ricevuto quello sarebbe stato ancora più difficile.

E dunque? Doveva aspettare? Aspettare che Ian si fosse stancato e la uccidesse? No signore, neanche per sogno.

Temeva suo padre, la matrigna, Ian persino la sua balia. Era davvero una persona adatta a quel compito che all'improvviso le era stato affidato?

Mentre raccontava, qualcosa la tormentava, non le dava pace. Forse lo sguardo di lui su di lei, forse la Tevs, forse qualcos'altro ma si sentiva a disagio. Più che a disagio.

Lasciò che la mente si liberasse da tutti i pensieri e che la bocca emettesse i suoni giusti.

- Quindi tu sei una Darnos?- chiese Ian quasi euforico.

-Sì, sono la Darnos- replicò lei un po' a disagio. Aveva paura.

Ian pensava, pensava tanto. Quella ragazza aveva finalmente ammesso che era la Darnos. Poteva diventare l'uomo più potente di entrambi i mondi esistenti. Però qualcosa, senza preavviso, scartò quell'idea e sempre quel qualcosa gli appannò la vista.
Cadde in un sonno profondo.

-Ian, Ian. Ian!- Rachele iniziò a urlare spaventata.

'Calma' si disse.

Non ci riuscì e iniziò a urlare .

Qualcuno entrò dalla porta. Un giovane, della stessa età di Ian forse, era entrato nella sala con una cosa scintillante in mano.
Rachele non riuscì a vedere più niente e affondò nei cuscini bianchi e soffici.

Anche a lei le palpebre le si chiusero.
Anche quel ragazzo si accasciò a terra.

In lontananza sentirono urla, ma ormai loro erano nel mondo dei sogni.
Ognuno di loro nel proprio. O forse nello stesso.

***

Rita entrò in quella stanza. Con passi felpati si avvicinò a letto.
Era tutto tale e quale a quando, tre settimane prima, era venuta a "svegliare" la principessa.

Rachele Kal -Uno Spirito Libero- //Wattys2016Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin