Capitolo 10

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Lo sentiva.
Sentiva.

Dov'era? Dov'erano?

Cosa era successo?

Era spaventato, terrorizzato.
Era incantato, realizzato.
Era malato o era in salute?
Era cosa?
Era qualcuno, questo era certo, intrappolato nel suo sogno. Era un sogno? O era da solo dentro a qualcosa non suo?
Chi era?
Cos'era? Un re, un mago, un uomo?
Non lo sapeva, non voleva sapere. Non era importante in quel momento, non lo era neanche il momento successivo.

I suoi occhi scrutavano quel prato, lo stesso prato che aveva lasciato in paio d'anni prima. Incredulo, ecco cos'era.

Com'era arrivato lì, sul laghetto?
L'ultima cosa che aveva fatto, e che ricordava, era di essere accorso nella stanza dell'amico -come si chiamava Ian?- e poi si era accasciato a terra per quella luce. Ricordava da dove veniva la luce: il letto, sul letto per essere più precisi.

Cercò di rimettere tutto insieme, tutto quanto.
Iniziò a sentirsi meglio, rilassato, ai ricordi che tornavano a galla.
Iniziò quel processo di memoria, spremendosi le meningi, si chiamava di certo Dik, era un "ribelle", ed era il migliore amico di Ian.
Ricordava che quest'ultimo aveva trovato una ragazza, bellessima, e la aveva messa nelle prigioni. Poi poof, non ricordava altro che cose non collegate tra loro. Inoltre non riusciva a mettere a fuoco il viso della ragazza.

Si guardò intorno, c'era qualcosa di insolito quel paesaggio tanto bello, tanto malinconico.
Si alzò dalla sua posizione, si sistemo i vestiti. Indossava ancora la divisa da lavoro. Be' questo significava qualcosa di positivo. Sperava che lo fosse.

-Secondo la ragazza è morta, molti dicono che non si risveglierà più. Ma secondo me è ovvio dopo aver toccato la bellissima rosa nera, è quello che si merita- sghignazzò una persona.

-Sì, sicuramente- rise l'altra.

-Ho sentito dire che i genitori sono stremati dato che il Re non li permette di vederla-

-Come si chiama la ragazza? Ho dimenticato...- chiese la seconda persona. Dik volle sapere e si accostò di più alle voci.

-Lourita, contessina Lourita- disse l'altra.

Dik si allontanò velocemente. Conosceva quel nome, eccome se lo conosceva. Se la ricordava.

Ma cosa le era successo? Era svenuta a causa della rosa nera? E se fosse stato anche lui vittima della potenza della rosa?

Poi qualcosa. Qualcosa lo colpì nel profondo, oltre la cassa toracica, oltre il corpo. Fu solo un momento, un attimo. Provò ad utilizzare la sua magia, non ci riuscì. L'acqua non rispondeva più ai suoi comandi.

Andò in panico. Il suo potere, il suo bellissimo potere, non c'era. Non lo sentiva più fluire nelle sue vene.

Poi di nuovo qualcosa lo colpì. Questa volta, però, più forte, più violento, più decisivo.
Poi un presentimento, uno brutto. Uno che nessuno avrebbe saputo interpretare se non lui. E corse, corse più forte della luce.
Corse verso la vita, corse verso casa sua.
Doveva cercarli, doveva cercare nel posto dove tutte era finito e iniziato. Il posto in cui si era lasciato tutto dietro le spalle.
Si risentì male a tutto quel correre, ma doveva, voleva, arrivare lì presto.
Il tempo era fluido nelle sue mani, nelle mani di un essere del tutto che normale. L'acqua la risentita dentro e la sfruttò, sapendo che poi, dopo, si sarebbe sentito male, stanco. Ma non importava.

Arrivò e quello che trovò lo spiazzò. Nessuna casa, nessuna sorella, nessuna Lourita...allora era tutto vero?

E allora quel presentimento a cosa era dovuto? Doveva trovare il capo e forse sapeva dove cercarlo.

Rachele Kal -Uno Spirito Libero- //Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora