Capitolo 12

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Tristan si alzò velocemente quella mattina. Qualcosa gli divorava il petto, qualcosa lo stava mangiando vivo.

Imprecò. Non era stata una buona idea bere. Il mal di testa lo stava consumando. E poi quella cosa al petto...

Andò in bagno, deciso a farsi una doccia: era appiccicoso, sudato, mezzo ubriaco.

Qualche ora dopo era già a scuola. Si era alzato presto e questo contributiva al suo mal di testa che invece di attenuarsi, stava aumentando.

Aveva notato qualcosa di strano quel giorno. Mancava lei.
Strano.
Il giorno precedente era andato a casa sua e -nonostante la sua apatia- stava bene, o almeno gli era sembrato così.

E poi non mancava mai, neanche malata si assentava. Non se ne preoccupò. Forse qualcuno l'aveva portata in quei posti dove c'erano persone come lei: pazze. Sorrise al suo pensiero. Sì, quella ragazza era pazza.

Insomma nessuno l'aveva mai sentita parlare. Neanche quando la picchiava, neanche quando la prendevano in giro lei si permetteva di dire qualcosa. Muta, apatica, pazza? Decisamente.

La campanella suonò e Tristan si maledì per essersi perso nei suoi pensieri.

Non aveva voglia di entrare in classe ma era curioso, decisamente.

Si affrettò e -con uno scatto veloce- entrò in classe. Impossibile!, lei non c'era.

Ed eccolo di nuovo. Quel peso sotto lo sterno che spingeva verso l'esterno come per uscire. Asia? Preoccupazione? Timore? Non lo sapeva, però qualcosa in lui stava succedendo.

Ed era un male, un bene. Dipendeva dai punti di vista, ecco.

Stava cambiando, si sentiva diverso, si sentiva animato e scoraggiato allo stesso tempo. Sentiva una nuova forza crescergli dentro. Si sentiva potente, forte e debole.
Come se quella forza lo stesse rendendo vivo uccidendolo dentro.
Si sentiva strano ed era sicuro che non era per la sbronza presa.

Lei non si era vista e iniziava seriamente a preoccuparsi.

Non era da lui.

Ma la tentazione lo spinse ad alzarsi da quella sedia, su cui era seduto, ed uscire dall'aula. Non gli importava, era maggiorenne: sarebbe bastato firmare il permesso.

Prese la sua macchina e si diresse verso casa della sua vittima.

Sperava di trovarla lì per due motivi principali: scaricare la sua frustrazione e vedere se lei stava bene.

Arrivò. Parcheggiò la macchina ed uscì. Gli tremavano le mani, sapeva che lei non era lì; la coscienza glielo urlava ma lui, ignorandola, aprì la porta. Strano a dirsi, ma il giorno prima aveva trovato le chiavi di riserva sotto un vaso.

Entrò: niente.

La chiamò: niente.

La cercò: niente.

Mise le mani nei capelli ed uscì dalla casa: lì non c'era, sicuro.

Si avviò verso la strada dietro la casa che portava ad un boschetto: aveva visto la ragazza entrarvi il giorno prima.

Iniziò a correre nel bosco e arrivò ad un laghetto.

Si guardò intorno e qualcosa lo colpi.

Una ciocca spuntava da un cespuglio. Si avvicinò e quello che vide lo fece sbuffare.

Li c'era Sophia, la ragazza, che dormiva.

"Sophia!" disse mentre la scuoteva con un braccio. Solo allora si accorse che qualcosa non andava.

Il suo respiro era corto e debole.

"Sophia!" La richiamò ma niente.

"T-trist-an" Balbettò lei.

Era la prima volta che la sentiva parlare spontaneamente. Le sorrise.

"Cosa succede?" Gli chiese ancora.

"Non lo so, a-ahi!" Sophia gemette mentre si teneva il ginocchio. Tristan guardò in quella direzione s'accorse che aveva una ferita. Bella e profonda.

"Dai vieni ti accompagno." Disse mentre cercava di aiutarla. Lei si tirò indietro, impaurita."Non ti farò del male, dai!"

La prese in braccio, la caricò sulla macchina e la portò a casa sua senza spiccare parola.

E da lì che sarebbero iniziati i guai, ma loro ancora non lo sapevano.

No, non lo sapevano.

Spazio Autrice.

So che è corto, lo so. Ma adesso mi serve questo. Diciamo che sono voluta tenermi su qualcosa di "reale" e poi iniziare Co la parte fantasy. Comunque dal prossimo capitolo ritorneranno i nostri protagonisti.

Scusate gli errori.

A presto
-lucy387❤

Rachele Kal -Uno Spirito Libero- //Wattys2016Where stories live. Discover now