XII. Il Risveglio

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Black indietreggiò quando si accorse delle due iridi che la fissavano. Le sue ali nere si aprirono silenziose per ascoltare i respiri della creatura nascosta dall'ombra. La paura non le impedì di afferrare la katana. Era stato suo Padre ad insegnarle a combattere. Tra tutte le armi che aveva maneggiato sin da bambina, Black aveva fermato il respiro dinanzi quella lama così lucente e letale. Il Padre le spiegò che erano le armi a chiamare il proprio possessore, non il contrario. E quell'arma l'aveva richiamata forte e chiaro. Da allora non se ne era mai separata.

- Chi sei? – la voce rotta e ferma ferì l'aria.

- Non aver paura, Principessa. Sono una delle guardie – il ragazzo si fece avanti con cautela. Non voleva farle del male. Black indietreggiò ancora di un passo e si soffermò a guardarlo. Era alto e forte, i capelli castani gli incorniciavano il viso. Le iridi nere illuminarono per un istante la notte buia e fredda di Black.

- Non ti ho mai visto a palazzo. Qual è il tuo nome? – era tranquilla, ma non abbassò la katana.

- Karma, il mio nome è Karma. Non mi hai mai visto perché tuo Padre ha voluto così. Mi salvò quando ero poco più di un bambino. Mi ero perso nel bosco – avanzò ancora – Mi portò con sé e mi affidò ad una delle guardie. Dopo pochi anni ero diventato abbastanza in gamba da poter servire la Vostra famiglia – posò lo sguardo su di lei prima di inchinarsi. È bellissima!

- Alzati, ti prego. Se è vero quello che dici perché conosco tutte le guardie tranne te? – la diffidenza e la curiosità si fusero nel suo tono di voce.

- Perché io ho un compito diverso rispetto alle altre guardie. Tuo Padre voleva che tu avessi qualcuno della tua età su cui poter contare quando sarebbe stato il momento. E adesso è quel momento – dosò bene le parole – Oggi, prima di morire, tuo Padre mi ha fatto promettere che ti avrei protetta. Sempre. Per questo ti ho seguita qui – si guardò intorno per la prima volta. Non credevo che ci fosse un posto così strano nel Regno di Aleah!

- Perché? Proteggermi da cosa o da chi? E perché proprio tu? – abbassò finalmente la lama argentata e fissò immobile la figura ancora in penombra di Karma. Le ali nere vibrarono.

- Non so da cosa o da chi dovrò proteggerti, ma sappi che da ora in poi sarò sempre al tuo fianco. Per qualsiasi cosa puoi contare su di me, Principessa. Posso dirti solo perché tuo Padre ha scelto me. O meglio, posso mostrartelo – il passo successivo lo portò sotto i raggi della Luna. Black sussultò. Lo sgomento apparve chiaro sul suo viso. Lo sguardo sorpreso indugiò sulle grandi ali bluastre di Karma. Hanno il colore dell'universo! Avrebbe voluto allungare le mani e sfiorarle, ma sarebbe stato un gesto troppo intimo e invadente.

- Tu sei come me! – la sua esclamazione giunse a Karma come un sussurro dolce e spaventato.

- – si avvicinò a lei per guardarla meglio. Le iridi nocciola gli si conficcarono in vena smorzandogli il fiato.

- Sai dirmi chi ha ucciso mio padre? – la voce tremante.

- No, ma lo scopriremo. Vedrai. Perché non torniamo al palazzo ora? – la fragilità di Black gli feriva lo stomaco, non sapeva spiegarsi il motivo. Le sorrise per incoraggiarla. Black annuì e camminarono insieme fino al palazzo.

***

Black aveva solo un'ora e sperava che gli alberi l'avrebbero aiutata a capire cosa stesse accadendo. Le palpebre nascosero le iridi nocciola e la veste rossa ondeggiò al vento.

Si trovava in un bosco dall'aspetto familiare, leggermente a sud del palazzo. L'aria pesante le impediva di alzarsi in volo, ma non di camminare. Il suo istinto la guidò in una zona poco illuminata. Si fermò di scatto quando vide un uomo muoversi furtivamente. Indossava un mantello, quindi non riusciva a vederlo bene. Teneva qualcosa tra le braccia, qualcosa di vivo. Black scorse un paio di piccoli piedi. Un...un bambino? L'uomo incappucciato lo adagiò vicino a un albero, coprendolo con una coperta. Probabilmente non gli basterà, povero piccolo! La temperatura continuerà a diminuire stanotte! La figura misteriosa si voltò di scatto, come se sentisse che qualcuno lo stava osservando. Black sbarrò gli occhi, incredula di fronte a tanta bellezza. Ma c'era qualcosa che non andava nella perfezione di quel viso. La sua bellezza innaturale sfondò la logica della vista quando si accorse che gli occhi di quell'uomo erano completamente neri. Non aveva iridi. Black si coprì la bocca con le mani per soffocare l'urlo che le era nato in petto. Quell'essere si avvicinò sempre di più. Non poteva vederla, eppure andò proprio nella sua direzione. Inspirò ad annusare l'aria e un ghigno gli tese le labbra perfette. Ritornò al bambino, accarezzandogli dolcemente i capelli.

Iride d'Angelo Ribelle - #Wattys2016 [TORNO PRESTO, PROMESSO]Where stories live. Discover now