Capitolo 13

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Rosso si è fidanzato. Erano già passati un po' di giorni da quanto Margareth me lo aveva comunicato l'ultima volta che ci eravamo parlate al telefono, ma queste parole mi erano rimaste impresse nella mente da allora.
《È simpatica,》mi aveva detto 《certo, ma non è tutta questa eccezionalità. Di certo, non è alla tua altezza.》
Aveva aggiunto subito, come se fosse lì di fronte a me e avesse visto l'espressione sul mio volto. Erano passati mesi dall'ultima volta che ci eravamo parlati, e quasi un anno da quando ci eravamo lasciati. Ma non per questo, la ferita si era rimarginata.
《Meg, io e Christopher non stiamo più insieme. Non parlarne come se mi dovessi delle spiegazioni o come se l'argomento mi urtasse.》avevo risposto fredda, dopo qualche istante di silenzio.
《Lo so, è solo che...》era esitante, sapeva di camminare su una lastra di ghiaccio 《Mi dispiace.》
《Non dispiacerti. Sto bene.》ribattei, sforzandomi di apparire il più felice possibile 《Digli che sono contenta. E che mi farebbe piacere conoscerla quando rientrerò.》
《Va bene.》e riattaccò.
Era così difficile dire ciò che provavo veramente? In quel momento, pareva impossibile.
Erano quasi le nove. Avevo appena finito di farmi la doccia. Ero già in ritardo per la festa. Nonostante fossi occupatissima con il lavoro, ero riuscita ad andare a comprarmi un vestito per l'occasione. Era piuttosto semplice ma comunque molto elegante, bianco panna, di chiffon. Optai per un trucco leggero, al naturale, e un paio di decolté nere. Uscii di casa per metà correndo e per metà camminando. Ero piuttosto ridicola. Sembravo un elefante sui trampolini.
Fortunatamente arrivai al posto che non c'erano ancora tutti. Per lo meno, non ero l'ultima. C'erano tutti i colleghi del mio piano, e altre persone che non conoscevo o avevo solo visto di sfuggita una o due volte da quando ero arrivata.
Andrew era già lì. Indossava uno smoking blu scuro, che risaltava i suoi occhi chiari. Stava parlando con un uomo sui quarant'anni, con gli occhiali dalla montatura dorata e un paio di baffi folti e neri. Sembrava molto più grande di quanto non lo fosse. Forse era il suo portamento composto, da perfetto uomo d'affari, o il suo modo di parlare, la sua voce profonda. Chissà, magari aveva saltato direttamente la fase dei venti-trent'anni ed era passato direttamente ai quaranta.
Come avevo già detto, non ero legata a nessuno in quell'ufficio tanto da poterci parlare come se fosse una vecchia amica. Erano quasi tutte signore di mezza età, o giovani così ambizioni da non pensare altro che al lavoro. Cominciai presto a pentirmi di essere andata a quella festa. Vagai per una buona mezz'ora per la sala, guardandomi attorno, osservando i colori delle tende, il lampadario, che costava sicuramente venti volte il mio stipendio mensile, guardando cosa c'era nel buffet. Presi poco e niente. Una tartina salata e una fetta di torta alla frutta. Era tutto buono, ma il fatto che ci fossero così tante persone mi aveva fatto passare l'appetito. Ero sul punto di andarmene, quando Andrew mi si avvicinò e iniziò a parlarmi.
《Allora?》proferì 《come ti sembra questa serata?》
《Oh, è bellissima.》
《Non mentire.》disse, sorridendo 《Si vede lontano un miglio che non vedi l'ora di andartene.》
《Be', diciamo che non è esattamente come me l'aspettavo.》
《E come te l'aspettavi?》
《Sicuramente con molti meno vecchi.》bofonchiai di getto, senza pensarci. Poi, quando mi resi conto della cavolata che avevo sparato, desiderai sparire. Andrew era il mio capo, dopotutto, e non potevo dirgli la prima cosa che mi capitava in mente.
Rise 《Per te io sono già vecchio?
《No!》risposi subito 《Anche se comunque ti comporti come uno molto più adulto rispetto alla tua età.》
《Credo che siano gli ambienti che frequento che mi fanno quet'effetto. Sono sempre circondato da persone più grandi di me.》spiegò 《Spesso mi sento come uno di cinquant'anni, anche se ne ho solo ventisette.》
《Mi chiedo se tu sia mai stato bambino o adolescente nella tua vita.》
《Purtroppo non ne ho avuto il tempo. Ho saltato quella fase e sono passato direttamente a quella successiva.》
Sorrisi imbarazzata, senza saper esattamente cosa dire. Mi dispiaceva sinceramente per lui. Insomma, era orfano di entrambi i genitori e aveva dovuto prendere le redini dell'impresa ad un'età giovanissima. Non poteva permettersi serate in discoteca o che-so-io, perché aveva ben altro di cui preoccuparsi. Non ero in grado di capirlo, non mi ero mai ritrovata ad assumermi responsabilità di tale portata, ma lo compativo.
《Senti, ti dirò anch'io la verità. Questa festa non è molto entusiasmante, lo devo ammettere. Che ne dici se ce ne andiamo via di qui e ci facciamo un giro per la città invece?》《Tanto ci penserà Cindy a occuparsi degli invitati, lo ha sempre fatto.》aggiunse, subito dopo.
《Uhm...》esitai, inizialmente. L'invito di per sé non era per niente male, ma Andrew dopotutto era il mio capo, e non potevo comportarmi con lui come se fosse un amico, o mi sbagliavo? Alla fine però accettai. Non avevo nulla da perdere, a parte forse il mio lavoro. Ma in quel momento in volevo darvi importanza. Mi sentivo molto da carpe diem.
   Sorrise. Uscimmo dalla sala senza che nessuno ci vedesse e ci dirigemmo verso la sua macchina. All'inizio, né io né lui sapevamo dove andare, e così ci limitammo a sfrecciare lungo le strade, senza una meta precisa. Parlammo del più e del meno, senza mai però arrivare al personale.
《Come passerai il Natale?》chiesi, per rompere il silenzio imbarazzante.
《A lavorare probabilmente.》rispose, impassibile.
《Come anche durante le vacanze?》
《Tanto non ho nessuno con cui passarlo. Vivo da solo e la maggior parte dei miei parenti abita all'estero. Potrei prendermi un aereo e raggiungerli ma non posso, quindi mi limiterò a portarmi avanti con il lavoro.》
《E non puoi fare una cena con amici?》
《Diciamo che non ho molti amici. I miei, più che altro, sono semplici conoscenti.》rispose, senza distogliere lo sguardo dalla strada 《E tu invece?》
《Non lo so, in realtà. Probabilmente non farò nulla. La mia migliore amica, con la quale condivido anche l'appartamento, è ritornata in America per le vacanze. E qui a Cambridge non ho fatto particolari amicizie, diciamo.》
《Capisco.》mormorò 《E i tuoi genitori si trovano anche loro in America?》
《Sì, mio padre vive lì. Avrai notato dal mio accento che non sono inglese.》
Rise 《In effetti, è abbastanza marcato.》《Senti, ti andrebbe di andare a bere o a mangiare qualcosa? Non tocco cibo da questa mattina.》
《Certo, non ho mangiato molto alla festa, e adesso mi sta venendo un po' di fame.》risposi.
Alla fine, ci fermammo in una birreria.
Era un posto piuttosto carino. Molto all'antica. Peccato che non ci fosse molta gente. Ma, dopotutto, erano le undici di sera, e faceva freddissimo per stare fuori. Prendemmo entrambi un hamburger e due birre.
《Santo cielo, ma questo panino è la fine del mondo!》esclamai, al primo morso.
Lui sorrise e annuì, con la bocca piena come me. 《È da una vita che non mangio hamburger.》
《Ah, per carità, io vivo solo di queste schifezze.》
《Sono abituato a pasti meno sostanziosi. Un po' di pasta e frutta e sono a posto.》
《Io, invece, sono imbarazzante da quanto mangio.》bofonchiai.
Rise, 《Sempre meglio di quelle modelle che muoiono di fame.》
《È strano sentirselo dire dal direttore di una rivista di moda.》
《Avrò anche una rivista di moda ma sono contro le diete che seguono le modelle.》
《In effetti, per mangiare quel che mangiano, meglio buttarsi direttamente da un balcone.》
Prendemmo altre due birre. Per la verità, io ne presi anche una terza, prima di andarcene.
《È tardi, vuoi ritornare a casa?》
No, tu? Voglio dire, se tu vuoi andare a dormire perché domani hai da fare... Ma a me, piacerebbe andare da qualche parte di bello.》risposi, un po' brilla. Risi e rise anche lui. Dovevo essere piuttosto goffa, con quel tono di voce strascicato. Che figuracce dovevo aver fatto quella sera. Ma in quel momento, non me ne importava più di tanto. Ero cosciente del 20% di quel che stava accadendo.
《Va bene, sei mai stata sul ponte di Oakland?》
No, non ne ho mai sentito parlare.》
《È perché non lo conoscono in molti, ma ti assicuro che lì c'è una vista spettacolare.》
E allora che aspettiamo? Partiamo all'arrembaggio!
Rise di nuovo e si avviò.
Il posto di cui aveva parlato non era semplicemente bello, ma spettacolare. Il ponte si trovava in una zona sopraelevata e per questo si poteva avere una panoramica della città mozzafiato.
Ma è incredibile! Si può vedere tutto.》dissi, sorridendo.
Lui mi affiancò e annuì 《Lo so!》
Ci sedemmo entrambi sul bordo, con il fiume che scorreva a trenta metri sotto i nostri piedi.
《Ti mancano i tuoi genitori, Andrew?》chiesi d'un tratto, dopo un po' di silenzio. Era tutta la serata che volevo chiederglielo, ma non ne avevo avuto il corraggio. Era banale come domanda, certamente, ma volevo capire come si sentiva ad essere rimasto da solo.
《Non lo so. Non sono mai stato molto legato a loro. Erano sempre al lavoro e mi lasciavano con la balia. Certo, non è stato facile accettare il fatto di non avere più dei genitori, per sempre. Ma ho imparato a convivere anche con quello.》
《Mi dispiace.》mormorai, sinceramente triste per lui.
《E tu, invece? Hai mai perso qualcuno di importante?》
《Sì, mia madre.》《Ma è successo tanto tempo fa'.》aggiunsi in un sussurro.  Sorrisi amaramente, nascosta dall'oscurità della notte. 《Pensavo che parlarne dopo tutto questo tempo avrebbe fatto meno male, e invece... Il dolore non ha età.》
《Mi sale l'angoscia, cambiamo discorso, per favore.》disse, dopo un momento di silenzio.
Annuii, e mi voltai verso di lui in un debole sorriso.
《Tu non sei fidanzato, vero?》chiesi, ritornando a fissare il panorama della città.
Soffocò una risata e disse:《No, non ho molto tempo per queste cose e, soprattutto, non ho ancora trovato la persona giusta.》
《Come mai? Sei un bel ragazzo, piuttosto intelligente, e sei persino il direttore di un'importante rivista! Cosa si può pretendere di più?》
Rise di nuovo 《Mi sento molto lusingato per tutti questi complimenti, forse anche troppi,》disse 《ma forse è proprio questo il problema. Le ragazze vogliono uscire con me perché sono Andrew Reed, proprietario di
The Way, e non perché sono Andrew Reed, un normale ventisettenne.》
《Non tutte sono così. Io, per esempio, non sapevo nemmeno chi fossi, quando ci siamo incontrati per la prima volta.》《Ci saranno sicuramente molte altre ragazze come me.》
《Lo credi davvero? Perché io comincio a dubitarne.》
《Fidati, ne sono sicura.》
《E tu? Sei fidanzata?》
Mi incupii di colpo, senza neanche farlo apposta. Il sorriso era ormai scomparso dal mio volto. 《Lo ero. Ora non più.》
《Cos'è successo?》
《Ci siamo lasciati, sia perché dovevo venire qui in Inghilterra sia per altre divergenze. Il fatto che fossimo così legati ha finito col ferire sia me che lui. E io ero stufa di continuare a stare male.》dissi, quasi in un sussurro《L'amore non dovrebbe rendere felici?》
Nonostante stessi cercando di rimanere calma, la mia voce era tesa e tremante.
《Non necessariamente.》rispose Andrew 《E comunque, non esiste felicità senza dolore.》
《Sì, ma ormai è finita.》《Si è già trovato un'altra.》
《E tu sei sicura che non l'abbia fatto solo per dimenticare te?》
Non riuscii a rispondere. Questa possibilità non mi era proprio saltata in mentre. Ma se avesse ancora provato qualcosa per me, perché non avrebbe cercato di ricontattarmi, anziché sparire all'improvviso?
《Credo solo che sia stanco anche lui. E che voglia voltare pagina come ho cercato di fare io.》
《E ci sei riuscita?》
《Non ne sono sicura.》

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