Capitolo 15

2K 119 70
                                    

Andrew non trovò molta difficoltà a procurarsi i biglietti aerei in poco tempo, o meglio, era economicamente ben disposto a pagare una cifra esorbitante per un biglietto di una sola settimana per l'America. Il viaggio in aereo, sebbene di parecchie ore, fu piacevolmente trascorsa tra chiacchiere e risate. Andrew si stava rivelando una scoperta: da arrogante imprenditore che pensavo fosse, era diventato un semplice ragazzo di ventisette anni dalla personalità particolare.
- È la prima volta che viaggi nella classe economica? Sai, non eri costretto a farlo solo per stare vicino a me durante il volo. - dissi, mentre lui si guardava attorno curioso e continuava a muoversi sul suo sedile come un bambino piccolo.
- Sì, è la prima volta ma, ad essere sinceri, mi piace di più questa parte. Nella prima classe ci sono sempre le stesse persone, altezzose e noiose. - rispose, voltandosi di nuovo verso di me.
- Be', non mi dispiacerebbe però avere un posto un po' più largo, magari con qualche cuscino in più e un bicchiere di spumante. -
- Ah, ecco che emerge l'alcolizzata che c'è in te. - scherzò - Se vuoi smettere, conosco un bravissimo specialista che potrà sicuramente aiutarti. -
- Scherzi? Sono troppo povera per permettermi uno specialista! -
- Te li impresto io i soldi, non preoccuparti. -
- Ah, in tal caso... Ha parlato il multimiliardario. -
- Solo multimilionario, in realtà. - disse, ironicamente.
- Certo, allora vuol dire che sei povero. -
- In confronto a un multimiliardario, lo sono. -
Gli lanciai un'occhiataccia e mi voltai verso il finestrino.
- Non dirmi che te la sei presa. - disse, dopo un poco.
- Non posso prendermela con il mio capo. -
- Facciamo finta che ora non sono il tuo capo. -
- Vuoi che ti insulti? -
- Se lo desideri. -
- Sappi che la tua indulgenza e la tua calma mi snervano. - dissi a denti stretti, curvando leggermente le labbra.
- Mi fa piacere saperlo. - rispose, trattenendo una risata.
- Come mi presenterai alla tua famiglia? -
- Dirò che sei un poveraccio a cui ho salvato le vacanze di Natale.- bofonchiai, continuando a guardare fuori dal finestrino.
- Un poveraccio che indossa Armani. - aggiunse.
- Chissà se... - mormorai, pensierosa.
- Cosa? - chiese Andrew, curioso.
- Nulla, niente di importante. -
- Allora vuol dire che è importante. -
- Come ragioni tu? -
- Voi donne funzionate al contrario. -
- Mi sa che tu funzioni al contrario. -
Ma Andrew aveva ragione, anche se non volevo ammetterlo. Stavo pensando a Christopher. Continuavo a chiedermi se sarebbe venuto a prendermi all'aeroporto insieme a Maggie e papà. Nel più probabile dei casi, non l'avrebbe fatto. Dopotutto, perché avrebbe dovuto?
E, infatti, fu proprio così. All'aeroporto non c'era. Erano venuti solo Maggie e papà. Tenevano in mano un cartello tutto colorato con scritto il mio nome e quello di Andrew.
Appena li vidi andai di corsa da loro. Papà mi venne incontro e mi abbracciò forte per un lungo istante, mentre Maggie e Andrew si stavano presentando da soli.
- Guarda come sei dimagrita... - mormorò papà, guardandomi qua e là.
- Veramente... - obbiettai, lanciando uno sguardo veloce a Andrew, che, come sospettavo, se la stava ridendo sotto i baffi. Probabilmente stava ancora pensando al pranzo di Natale e al nostro discorso sui surgelati.
- Allora, Andrew, cosa fai di bello? - chiese mio padre, mentre eravamo ancora in macchina. Al telefono non gli avevo spiegato come stavano esattamente le cose. Sapeva semplicemente che sarebbe venuto a stare da noi per un po' e che l'avevo conosciuto a scuola. Andrew non voleva che si sapesse che era il direttore di The Way, men che meno che era pure il io capo. Così, avevo lasciato a lui decidere come presentarsi. Mio padre e gli altri miei parenti non si erano mai interessati molto di riviste di moda, per cui, nessuno avrebbe dovuto riconoscerlo.
- Lavoro per un'azienda che produce software e computer. - disse, tranquillamente, come se facesse quel lavoro da anni.
Mi voltai verso di lui, trattenendo un sorriso divertito.
- Interessante, quindi hai studiato informatica?
- Sì, mi sono laureato all'Università di Cambridge, poi ho fatto un master di sei mesi in America. -
- Quindi non è la prima volta che vieni in America. -
- No, ma è la prima volta in questa parte dell'America. -
- E come hai conosciuto mia figlia, Effy? -
- Come lo avrà già informato lei, abbiamo fatto conoscenza all'Università. Mi capita spesso di ritornarci perché gli insegnanti mi chiedono di tenere delle conferenze per i nuovi studenti. - disse, non era poi totalmente una bugia - Ho conosciuto Effy in una di queste conferenze e, nulla, ci siamo tenuti in contatto. -
- Mi ha detto che l'hai anche aiutata a trovare un lavoro. -
- Sì, ho molte conoscenze nel campo del giornalismo e appena ho saputo che un mio vecchio amico di scuola stava cercando nuovi giornalisti, gli ho subito dato il numero di Effy. Anche se è ancora molto giovane, è bene che colga le opportunità che le vengono offerte e fare un po' di esperienza. Ora, siccome avrei trascorso il resto delle vacanze da in Inghilterra da solo, sua figlia mi ha cortesemente invitato a passarla insieme a voi. -
Mio padre annuì in segno di approvazione, mentre io continuavo a rimanere scioccata dall'incredibile abilità di mentire di Andrew.
Arrivammo a casa piuttosto tardi. Erano quasi le due di notte. Maggie rimase per una buona mezz'oretta, poi papà la riaccompagnò a casa. Dafne si era presa un brutto raffreddore e Margareth non riusciva a stare tranquilla. Mostrai brevemente la casa ad Andrew, poi lo aiutai a portare le valigie nella stanza degli ospiti.
- Lavoro per un'azienda che produce software. - dissi dopo un poco, imitando la sua voce - Ma come cavolo ti è venuto in mente?
- Be', è vero che ho studiato informatica a Cambridge, però. - si giustificò.
- Stai scherzando? - chiesi, sorpresa.
- Affatto, non ho mentito riguardo a tutto tutto. Ho studiato informatica, perché sono sempre stato molto appassionato in questo campo della scienza ma, alla fine, ho dovuto prendere le redini della rivista di mio padre. Diciamo che, in alcune circostanze, sono riuscito a usufruire in modo proficuo delle mie conoscenze informatiche per The Way. Per cui, non è stato del tutto vano. -
- Quante cose devo ancora scoprire su di te, Andrew? - dissi, curiosa - Mi ricordi una matriosca, hai presente? -
- Doveva essere un complimento? - chiese, tuffandosi mel letto.
- A proposito, sei anche molto bravo a mentire. - aggiunsi, sedendomi accanto a lui.
- Ho fatto teatro per tre anni quando ero alle medie. - mormorò, stanco.
- Chissà perché, ma non finisco mai di essere sorpresa. -
- È così comodo questo letto... - borbottò a bassa voce, abbassando le palpebre.
- Non ti starai mica per addormentare! -
- È tardi. - si giustificò, mugugnando un poco.
- Lo so, anch'io sono stanca. - mormorai, spostandogli un ciuffo di capelli dalla fronte.
- Eff...? - disse, prendendomi la mano.
- Hm...? -
- Grazie per aver salvato le vacanze di natale a questo poveraccio. - mormorò, soffocando una mezza risata.
- Un poveraccio  che indossa Armani. - precisai, ridendo.
Ma lui ormai si era addormentato.
Mi alzai e andai a mia volta a dormire nella mia camera.

Has llegado al final de las partes publicadas.

⏰ Última actualización: Oct 22, 2016 ⏰

¡Añade esta historia a tu biblioteca para recibir notificaciones sobre nuevas partes!

RED 2 (#wattys2016) Donde viven las historias. Descúbrelo ahora