Capitolo 14.

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Alcune volte penso che mentre Dio distribuiva l'intelligenza,io ero in fila a comprare i biscotti.Oppure ne ho ricevuto un pochetto,ma è talmente poca che servirebbe lo sforzo di studiare una settimana intera,e che io sappia,non sono adibita per fare questo.Ero stata talmente stupida da lasciare che il mio appuntamento con Harry saltasse,rimpiazzandolo con Cory.Ero stata meschina,lo riconosco,ma si puó dire che lui aveva fatto lo stesso con me,facendomi credere di voler stringere amicizia come minimo,ma forse ho sottinteso il carattere di Harry.Dovevo ricordarmi che la prima sera a Los Angeles si era messo a pomiciare con una sconosciuta per dimenticare una ragazza.E che mi aveva mentito fino all'ultimo facendomi credere che quella bionda era la sua ragazza.Adesso era venuto il mio turno.

«Io non ti capisco.Era la tua occasione di fartelo diventare più di un amico e che fai?La sprechi per uscire con uno schizzato dai capelli blu?»

«Quello schizzato dai capelli blu mi ha salvato dalla folla,tu invece mi avresti ritrovato a dormire sotto un ponte con un barbone,a mangiare rifiuti da un cassonetto.»gridai.

«Ma smettila di ingigantire tutto,sei sicura di quello che hai fatto?Non venire a piangere sulla mia spalla quando farai un'altra rilitigata con Harry.»

«Oh guarda,un gatto.»indicai con disinteresse.

«Non cambiare discorso!Sei immatura quando fai così,dimostri cinque anni invece di diciassette.»

«Chi sei tu per comandarmi,per dirmi questo?Smettila di fare la mammina,e lasciami vivere.Sembra che tu non abbia mai fatto di testa tua.Sai,non sono tutti perfetti come te.E comunque si,Jess,sono sicura.»

La veritá?Non sapevo assolutamente quello che la mia bocca aveva cacciato fuori.Jess mi stava aiutando,perché mi stavo comportando così?Stupido cervello,stupida me.

Accelerai il passo e la lasciai lì con le braccia aperte e la bocca spalancata.

«Avevo ragione,sai?Sei solo immatura e non sai affrontare le tue responsabilitá».Alzai una mano senza girarmi e la salutai,continuando a camminare.Calciavo una vecchia lattina di Coca-Cola,arruginita e ammaccata.Chissá quanta strada aveva fatto.Chissá quante ragazze arrabbiate l'avevano calciata prima di me.Chissá chi l'aveva ammaccata.Sputai per terra e mi andai a sedere vicino ad un cassonetto.Sembravo una senza tetto,fortunatamente erano l'una del pomeriggio,non passava molta gente.Sul muro c'erano dei murales stupendi,fantastici.Ne toccai il contorno con il dito,potevo sentire la storia che c'era dietro quegli scarabocchi solamente toccandoli.Dovevo avere un pennarello nello zainetto.Lo presi e scrissi anch'io su quel muro che aveva documentato tutto.

'DON'T TRY TO BE PERFECT.BE YOURSELF AND DREAM'.

'Non provare ad essere perfetto.Sii te stesso e sogna'.

Alcune volte in un disegno,una scritta,trasmettevo il mio stato d'animo.Trasmettevo tutto ció che avevo da dire alla gente attraverso una semplice massa di linee e segmenti.Mi sentivo libera.Sapevo che nessuno poteva giudicarmi.Nessuno.

Guardavo la mia scritta su quel muro colorato,consumato dagli anni,e una piccola goccia di liquido lacrimogeno cadde sulla mia guancia.Mi affrettai ad asciugarlo con la mano,feci un respiro lungo e ripresi la mia 'spedizione senza meta'.Perchè dovevo sempre cercare di litigare con qualcuno?Odiavo il mio carattere,non mi faceva andare d'accordo con nessuno.Sentii qualcosa toccarmi la gamba.Oh,era solo quel piccolo gattino di prima.Lo presi in braccio per poi fargli qualche carezza,lo ripoggiai su una cassetta della frutta e mi rincamminai.Il mio stomaco stava incominciando a torcersi dalla fame,così vidi un piccolo bar con le luci a neon non molto funzionanti.Tirava vento ed il cielo era nuvoloso,allora non solo in Inghilterra il tempo era così anche d'estate.Spinsi la porta,e notai che non era molto pieno.Un cameriere asciugava svogliatamente le stoviglie,facendole tintinnare.Presi un panino e mi andai a sedere in un tavolo in fondo vicino alla finestra.Poi presi il cellulare.

There's something in your eyes.Where stories live. Discover now