This broken city sky

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Nonostante il caldo torrido di mezzogiorno e l'aria afosa che incombeva sopra di lui, poteva percepire, uno ad uno, i rivoli di sudore freddo rigargli la schiena.
Paralizzato dal panico, era rimasto immobile di fronte alla porta per almeno un quarto d'ora, in preda alla paura e all'indecisione, chiedendosi e richiedendosi ripetutamente se fosse la cosa più giusta da fare.
Alla fine bussò, con la mano che tremava e le gambe già inconsciamente pronte per una fuga dell'ultimo momento, avendo concluso di non avere alternative.
-"Avanti!"
Il ragazzo entrò cautamente nella stanza, deglutendo e guardandosi furtivamente intorno, specialmente alle sue spalle, più volte.
Quando si sentì abbastanza sicuro, si diresse davanti ad una grande scrivania di legno di pino, decisamente vecchia, che emanava ancora un vago odore di resina, sopra alla quale erano poggiati diversi fogli e giornali con un ordine quasi maniacale.
L'uomo seduto dietro di essa, era rimasto a guardarlo per tutto il tempo con la fronte aggrottata e uno sguardo piuttosto bizzarro, tra il confuso e l'indagatore.
Chiuse definitivamente il giornale che stava leggendo, si sistemò meglio sulla sedia accavallando le gambe, e appoggiò i gomiti sulla scrivania, continuando ad osservare il ragazzo impaurito che aveva davanti con lo stesso strano sguardo, aspettando che parlasse.
-"Signor Jackson...credo di...dover...consegnare una lettera?"
Si decise a dire infine, più come una domanda che come un'affermazione.
L'uomo sorrise lievemente, cercando di alleggerire la situazione e di tranquillizzare il giovane interlocutore che aveva di fronte, avendo captato la sua agitazione.
-"Mi hai scambiato per il postino Frank?"
-"E' di mio fratello."
Silenzio. L'ho disse tutto d'un fiato, sbrigandosi, prima di poter cambiare nuovamente idea e temendo le sue stesse parole.
-"Come l'hai avuta? L'hai visto? Vi siete parlati? Frank! Lui è stato qui e non me lo hai detto?"
-No sceriffo, certo che no, se lo avessi visto l'avrei avvertita immediatamente, me la sono ritrovata incastrata sotto alla porta di casa ieri notte tornando dal locale!"
-"Prima non c'era?"
-"No signore..."
-"Sei sicuro Frank?"
-"Sicurissimo sceriffo."
-"Cosa c'è scritto? L'hai portata?"
Frank tirò fuori una busta dalla tasca interna della sua giacca e la consegnò immediatamente allo sceriffo, il quale ora era, se possibile, ancora più nervoso del ragazzo.
-"Non sapevo se aprirla o no...per sicurezza non l'ho fatto...e non so nemmeno perché l'abbia lasciata a casa mia dato che il destinatario non sono io...e non so chi sia quest'uomo..."
-"Hai fatto bene...hai fatto bene..."
Il nodo allo stomaco che lo tormentava dalla notte prima, si strinse ancora di più non appena vide l'espressione che fece il signor Jackson leggendo l'esterno della lettera. Non aveva neanche il coraggio di chiedere. Rimase quindi in attesa di un qualche cenno da parte dello sceriffo, mentre quest'ultimo girava e rigirava nervosamente quella busta tra le mani.
-"Perché non me l'hai portata subito?"
-"Perché...ecco...cioè..."
Frank non si era mai sentito peggio in vita sua. Imbarazzato, impaurito, nervoso e pieno di sensi di colpa. Cominciò a torturarsi le mani e a tremare sempre più forte, senza più riuscire a respirare regolarmente, mentre il signor Jackson lo fissava con aria severa e urgente.
-"...io...non so nemmeno se sia ancora nei paraggi...avevo paura...avrebbe potuto vedermi...non sapevo cosa fare..."
Si sentiva terribilmente stupido e vigliacco.
-"non so nemmeno chi sia l'uomo a cui è indirizzata la lettera...magari anche lui è..."
-"Non te ne sto facendo una colpa Frank, stai tranquillo, probabilmente se ne è già andato da parecchie ore quel mucchio di sterco, non corri nessun pericolo. Ora vai a casa e cerca di calmarti. E questa..." lasciò la frase in sospeso per qualche secondo, guardando quella maledetta lettera con fare pensiero. "...questa se non ti dispiace la tengo io."
Concluse la frase alzandosi e mettendosela nella tasca posteriore dei pantaloni.
Si avvicinò a Frank e gli diede una paterna pacca sulla spalla.
-"Mi farà sapere signor Jackson, vero? Intendo se scopre qualcosa..."
-"Certo, certo. Ti farò sapere tutto. Non ha nulla a che fare con te ragazzo, puoi fare sogni tranquilli."

Uscendo dall'ufficio dello sceriffo Frank non seppe dire e si sentisse più sereno o ancora più terrorizzato.
Nonostante quella lettera sembrasse non avere nulla a che are con lui, l'espressione allarmata del signor Jackson e la sua ostentata sicurezza da uomo di giustizia, gli suggerirono che doveva esserci qualcosa di particolarmente grave nell'aria.

Party Poison Unchained | FrerardWhere stories live. Discover now