Like butane on my skin

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Sognò per tutta la notte di attacchi di tosse e passi nella stanza adiacente, facendolo svegliare ogni volta di soprassalto e facendolo precipitare giù dal letto.
Ma aprendo la porta ogni volta vi trovava soltanto una buia stanza vuota con un letto che non sarebbe stato più disfatto.
Non sapeva se la sua agitazione era dovuta più ad una certa dimenticanza dell'accaduto e nella preoccupazione che sua nonna potesse avere uno dei suoi attacchi respiratori o più alla speranza che invece fosse stato tutto un orrendo incubo e che lei fosse ancora là.
Né Mikey né Ray lo sentirono correre durante la notte, evidentemente troppo stanchi dopo le ultime notti passate così scomodamente.
In un angolino quasi invisibile della sua mente avrebbe voluto che lo avessero fatto.
Ad un certo punto la sua attenzione fu catturata da qualcosa di debolmente luminoso.
Seguì con gli occhi la fascia appena percettibile di quella luce, in cerca della sua sorgente.
Albeggiava.
Non si curò nemmeno di provare a riaddormentarsi almeno per le poche ore che aveva ancora a disposizione, si alzò per l'ennesima volta e si rivestì silenziosamente.
Aveva bisogno di stare all'aria aperta, di non avere nessun ostacolo tra la sua mente e il cielo.


Non riusciva più a stare tranquillo dopo essersi trovato quella lettera in casa.
Thomas era stato lì, e come uno spettro aveva portato terrore senza nemmeno essere stato visto.
Era raccapricciante pensare che quell'essere fosse tutto ciò che poteva chiamare "famiglia" e, per di più, erano praticamente due estranei.
Frank era di parecchi anni più piccolo e aveva vissuto la sua giovane vita a malapena consapevole di non essere figlio unico.
La prima volta che lo vide aveva già dodici anni, mentre la prima volta che si rivolsero la parola ne aveva sedici.
Non c'era mai stato alcun tipo di rapporto tra di loro, né Frank ne aveva mai sentito la mancanza o la necessità.
Soltanto si accese una scintilla d'odio misto a timore in lui, dopo aver visto sua madre distruggersi ogni volta sempre di più alle notizie relative al suo primogenito.
Nessuno gli avrebbe mai tolto la convinzione che fosse morta di crepacuore a causa di ciò, come se avesse sprecato così tante lacrime da prosciugarsi completamente.
Dopo la sua morte la loro casa divenne il ritrovo nascosto di suo fratello e della sua banda per alcuni mesi, poi, fortunatamente, le loro visite diminuirono e così anche le loro minacce, per poi sparire, mandando qualche lettera sporadicamente chiedendo soldi.
Quando Frank trovò il coraggio di raccontare tutto allo sceriffo era ormai passato parecchio tempo da quegli incontri in cui lui era stato costretto a collaborare, seppur in modo passivo e contro la sua volontà, e si sentì uno sporco complice.
Aveva ritenuto se stesso un mezzo uomo, un vigliacco, privo di qualsiasi valore e dignità, poiché aveva tenuto più alla sua vita che alla giustizia.
Thomas era stato piuttosto chiaro, non si sarebbe fatto scrupoli ad ucciderlo se Frank avesse osato intralciare i suoi piani e gli avesse messo qualche ranger alle calcagna.
Ma il ragazzo non avrebbe sopportato un altro peso tale nella sua miserabile vita.
Non avrebbe retto alla sua stessa coscienza che lo rinnegava ogni giorno.
Lo sceriffo gli promise che quello sarebbe stato un segreto tra loro due, a patto che da quel momento in poi, se suo fratello fosse tornato in città e si fosse fatto vivo, Frank lo avrebbe dovuto riferire immediatamente.
Naturalmente sarebbe stato al sicuro e il suo nome non sarebbe mai saltato fuori.
Frank si fidava del signor Jackson.
Era l'uomo più giusto e stimato che avesse mai conosciuto.
Ma quella lettera l'aveva turbato.
Perché quel criminale di suo fratello avrebbe dovuto lasciarla a lui, se non ne era il destinatario?
Non sapeva nemmeno chi fosse Gerard Way.
Nella sua mente diedero spettacolo gli scenari più lugubri e improbabili.
Che avesse scoperto in qualche modo del suo patto con lo sceriffo e quel Gerard Way fosse un suo socio pronto ad aspettarlo per toglierlo di mezzo?
Ma allora perché lasciargli una lettera, il suo socio avrebbe potuto semplicemente trovarlo e ucciderlo senza tante storie.
Che lo volesse rendere un suo ignaro complice, compromettendolo con il contenuto della busta?
E se quel Gerard Way fosse stata un'altra delle sue vittime, o un trafficante di merci di contrabbando?
Se avesse voluto metterlo alla prova?
Non gli aveva chiesto nemmeno del denaro.
Si girava e rigirava nel letto senza darsi pace.
Essere così spaventato lo faceva sentire insignificante.
Nonostante fosse abituato a venire a contatto con ogni sottospecie di feccia, lavorando come pianista al Bella Muerte, nulla lo turbava di più del pensiero di Thomas.
Riusciva a sentire il cuore rimbalzargli violentemente contro il petto, e il pensiero che quel cuore pompasse lo stesso sangue di quell'uomo lo fece rabbrividire.
Non sapeva decidersi se tornare dallo sceriffo o starsene buono ad aspettare che gli venisse detto qualcosa.
Meno si sarebbe fatto vedere in giro, meglio sarebbe stato, forse.
Lo sceriffo sembrava troppo preoccupato alla vista di quella busta.
Cercò infine di avere fiducia nel signor Jackson e di concentrarsi sul fatto che, consegnando quella lettera a lui, avesse fatto la cosa più giusta.
Pensando a questo, un sonno inquieto ebbe la meglio sulle sue paure.

Party Poison Unchained | FrerardWhere stories live. Discover now