L'adattamento

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Non sapevo cosa fare, ero in un'ospedale e un tipo mi fissava da chissà dove, tutto questo aumentava il mio livello di agitazione. Chiesi con voce incerta:"Cosa devo fare?". Mike rispose con semplicità:"Cerca una fonte di luce, ti servirà per illuminare il muro alla tua destra". Trovai per fortuna un faretto da campo vicino al chiosco e attivai l'interruttore, ruotando il fascio di luce alla mia destra. La saracinesca dell'ospedale era stata divelta in parte dal muso di un un tir, ma sul lato integro qualcuno scrisse con della vernice "Resisti alla Sepsi". Questo non fece altro che aumentare le mie domande. Chiesi solo:"che cos'è la Sepsi di cui hanno scritto?". Mi venne risposto:"Tutto sarà spiegato al momento giusto, sempre se completerai l'adattamento. E' molto semplice"- disse -"In questa terra dimenticata da Dio devi saper fare bene tre cose: combattere, essere agile e saper sopravvivere. Partiamo con l'agilità. Devi raggiungere il terzo piano. Sarò buono e ti darò un suggerimento. Vedi quelle impalcature? Il montacarichi è guasto. Se le raggiungi puoi arrivare direttamente al terzo piano". Erano alte, fradicie di acqua e arrugginite. Preferii scegliere un sentiero alternativo. Salii sul muso del tir, lasciandomi dietro il piede di porco, troppo pesante. Ero quasi al primo piano. Aggrappandomi al cornicione di ferro per le tende, con una buona dose di fortuna, arrivai al primo piano. Qui presi la tromba delle scale, dove mi aspettava un'armadio a bloccarmi la strada. I condotti dell'acqua si erano annichiliti e un pezzo di muro si era scrostato, facendo scivolare l'acqua sul retro dell'armadio, ammorbidendolo. Presi un mattone caduto e iniziai a colpire l'ormai spugnoso legno, finché non si aprì un bel buco. Qualche calcio ed ebbi creato uno spazio largo abbastanza per una persona che passa di fianco, aprii le ante e salii le scale, il secondo piano e mezzo era fatto. Un cedimento dei muri aveva bloccato la tromba delle scale, ma aprì un varco che conduceva al vano corsa dell'ascensore. Mi ritrovai sul tettuccio dell'ascensore, vacillante. Rumoreggiava in modo instabile, motivo in più per cui proseguire senza fermarmi. Mi arrampicai sull'unico cavo rimasto. Salii per un paio di metri fino a trovarmi su quello che doveva essere l'accesso al terzo piano. Non impiegai molto ad aprire la porta scorrevole, ritrovandomi così su un corridoio con terrazza, mi allontanai dal corridoio precariamente illuminato per osservare l'esterno. Il paesaggio che mi si stagliava davanti agli occhi era qualcosa di semplicemente folle: strade, piazze e intere abitazioni, ghermite da branchi di... di... cose. Cose non più umane, semplicemente cose. Palazzi e auto in fiamme come se la città fosse in festa, una macabra festa di occupazione da parte di quegli ammassi di carne, quei corpi con occhi neri piangenti e rantolanti. Il loro sguardo vuoto e le lacrime nere che scivolavano sui volti, davano un senso di disperazione che non dimenticherò mai. Dovetti riprendere "L'adattamento". La radio si animò:"Ora tocca al combattimento, devi saper usare tutto quello che hai a disposizione. L'ambiente non collabora mai. Ma ho visto che ti sei dato da fare tutto sommato, mi hai anche sorpreso, complimenti, mi stai già più simpatico. Basta cazzate, apri la porta di emergenza in fondo al corridoio e fammi vedere cosa sai fare". Mi fermai due minuti, tutto quel rompere e scalare di punto in bianco non era così piacevole. Dopo uno snack alla frutta ripresi le energie per affrontare la sfida successiva. Con una corsetta arrivai alla porta, la aprii e uno di quei mostri mi aspettava sulla terrazza. Mi fissava, rantolando e zoppicando verso la mia direzione. Era molto magro, a dorso nudo mostrando la sua pelle bianchiccia e con delle bermuda blu strappate. I capelli erano bianchi, lunghi e scompigliati. Il sole calava sempre più rapido e ora era dietro di lui. Non esitai, presi in mano in coltello e affondai al cuore, l'unico risultato fu la lama sporca di liquido nero. La "cosa" incassò con una certa sorpresa il colpo, ma contrattaccò subito, cercando di buttarmi a terra. Avevo ancora la mano sul manico del coltello e prima che me ne accorgessi stava cercando di mordermi. Utilizzai la sua inerzia per generare una spinta che mi permise di raggiungere la terra con la schiena, caricare le gambe sul petto dell'essere e spingere, lo feci volare all'indietro. Nel muovermi così, presi a due mani il coltello per estrarlo con rapidità. Mentre era ancora a terra conficcai nel suo morbido collo la punta del coltello. Sentii persino la lama raggiungere la spina dorsale e dividere la cervicale. A quel punto si sentì solo il suo spirare, quasi dolce, lasciandomi da solo sopra il cadavere, ansimando, con le orecchie che fischiavano. Pulii il coltello e lo rimisi al suo posto. La ricetrasmittente disse:"Ben fatto ma occhio a come ti muovi, se ti esponi troppo, rischi di fare una brutta fine. L'idea di sfruttare la sua stessa inerzia non è stata affatto male. Ora manca solo l'abilità di sopravvivenza, del saper prevedere e del saper gestire gli imprevisti. Non so se hai notato, ma stai perdendo sangue dalla mano sinistra. Se non la sistemi al più presto basterà un goccio di liquido infetto per farti andare in cancrena il braccio ma se sei fortunato potresti solo morire dissanguato." Con sorpresa guardai la mano sinistra, un taglio abbastanza profondo mi attraversava il palmo. Dovevo aver afferrato la lama durante lo spintone con le gambe, per estrarre il coltello. Cercai subito nello zaino le garze e mentre le stringevo fissai il tutto con una spilla da balia trovata nello zaino. "Mica male"- disse Mike -"Certo non sei del tutto pronto ma sei sulla buona strada... ora scendi dalle scale antincendio all'esterno dell'edificio. Troverai un furgone grigio, salta sul retro e arriverai da noi, ti do ufficialmente il benvenuto nella fazione del caos".

B come BluvagantiTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon