Insorto per la pace

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Quando finii di spiegare tutto quello che era successo era ormai calato quel tiepido tramonto, rimpiazzato dalla penombra che offriva la timida luce del lampadario. Mike, finito il mio resoconto, era visibilmente turbato. Fissava un punto in aria, con la fronte corrucciata, preso da chissà quali pensieri. "Non si sono mai spinti così oltre... sei fortunato, a quanto pare era tutto fumo e niente arrosto. Questa... bomba, non aveva al suo interno elementi letali come viti, bulloni o qualcosa che potesse lacerarti pelle e muscoli. Avranno sbagliato qualcosa nella costruzione? Un avviso in grande stile? Avrebbero potuto tranquillamente attaccare in gruppo, uccidendo l'autista e 23, tu ovviamente avresti fatto la stessa fine. Invece vi siete salvati, un po' scossi ma illesi... tu sembri quello ridotto peggio"- si avvicinò a me e cominciò a scrutarmi il viso e controllarmi le mani -"Non ti sei ustionato, sono solo delle belle scottature, un po' di pomata potrebbe risolvere i tuoi problemi. Mi faccio portare qualcosa dall'infermeria, se le scorte non sono finite". Lo ringraziai ma lui rispose in tono amareggiato:"Non devi ringraziarmi, finché la situazione peggiora sono il responsabile di tutto quello che accade alla mia gente. Non è difficile immaginarlo, ma le scorte di cibo finiranno prima o poi e la gente avrà fame. Questo è un bel problema, se poi aggiungiamo l'inizio degli attentati da parte di quegli terroristi ambulanti siamo in una situazione critica. Devo trovare una soluzione... DOBBIAMO trovare una soluzione. Dopotutto, hai fatto esperienza e capisci cosa sta succedendo". "Ti stai dimenticando una cosa"-  la mia lingua si mosse da sola -"che tutto quello che sta succedendo è colpa tua. Tu mi hai mandato da quel vecchio col camice bianco, tu hai mandato due persone in una zona controllata da questi... nomadi. Hai acceso la miccia di quella che sembra una guerra, una guerra tra gente che preferisce occultare trappole esplosive per i propri simili che al trovare una cura o perlomeno una soluzione a quella che sembra la nostra fine. Perché non volete pacificarvi? Perché dovete darvi battaglia in mezzo ai vaganti? Dobbiamo restituire quello che abbiamo rubato e sperare che non ci creino più problemi".

Mike rise di gusto per poi esclamare:"Dannazione, sei stato tu a prendere quel pacchetto, l'ultima persona a cui risparmierebbero la vita ce l'ho davanti agli occhi". Quella scatola confezionata nel cellophane, per scatenare una guerriglia tra sopravvissuti, doveva essere ancora più pericolosa ed importante di quel che pensassi. I nodi stavano venendo al pettine e il mio non era altro che un minuscolo groviglio di peli, in confronto a quello che sarebbe potuto accadere molto presto. Mentre Mike continuava a parlare, rovistava tra gli scaffali in cerca di qualcosa, argomentando la sua risposta:"Avrebbero potuto inviare qui una persona fidata, della loro parte, a chiedere indietro ciò che gli spettava. In un certo senso l'hanno fatto ma questo cosiddetto messaggero ha rapinato due coniugi, sotto la mia protezione, venendo giustamente punito... oh, eccoti qui!". Mike prese un foglio dagli scaffali, era un elenco di oggetti, una lista ben curata. "La cosa è semplice, verrai spostato definitivamente alla torre e qui ci metterai piede solo per qualche passeggiata, tra un percorso e l'altro. Infatti qui c'è la lista di tutte le cose che ti appartengono, tra cui il letto nella tua camera, l'eventuale ricambio di vestiti, il tuo posto in mensa e il fatto che qui ci vivi". Pensavo stesse scherzando ma il viso emanava un profondo cambiamento di umore, quasi istantaneo, da affettuoso a spietato. "Non segui i miei ordini, mi minacci con un coltello alla gola, poi fai a botte con un ragazzo indifeso per questioni inutili. Hai passato il limite. Non ti voglio più in mezzo ai piedi"- tornò poi a sorridermi - "Non credo tu possa darmi torto, se sono troppo indulgente le persone cominceranno a chiedersi se vale veramente la pena di stare alle regole. Dopotutto, stare alle regole ci rende migliori dei nomadi e un esercito fidato presto tornerebbe utile". Allibii, non volevo credere a cosa avessi appena sentito. Mike non aveva mai utilizzato la parola esercito per coloro che abitavano qui. Oltretutto un esercito doveva essere prima addestrato e armato, solo allora capii contro cosa doveva combattere questo esercito. Tutto tornava, inesorabilmente, come un gigantesco nodo e il pettine era pericolosamente vicino. Le scorte di cibo, il pacchetto, il messaggero, la bomba, la guerra incombente, tutto causa e conseguenza. A Mike serviva il pretesto di una guerra per estirpare la minaccia nomade, rifornire il dormitorio e la torre senza troppo preoccuparsi delle perdite. Scontri armati implicano perdite, di conseguenza ci sarebbe stato più cibo, calcolo freddo ma esatto. Mike mi aveva notato, avevo imparato bene a sopravvivere e gli tornavo utile. Ma ora che eravamo sul piede di guerra, il mio aiuto era passato in secondo piano e chissà cosa stava pensando quella testa, in bilico tra astuzia e follia. In modo cinico concluse:"Ti concedo di rimanere qui per la notte, il furgone può aspettare anche l'alba di domani... e per favore, fatti una maledettissima doccia!". Detto ciò due guardie entrarono nella stanza, facendo cenno di seguirle. Mi voltai un'ultima volta per guardare Mike e lui rimase lì, vicino ad un tavolo, mentre guardava quelle carte col suo sorriso indecifrabile.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 16, 2018 ⏰

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