Ritorno di fiamma

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Era il tramonto, uno di quei tanti tramonti da incanto, se non fosse stato accompagnato da lunghe colonne di fumo, palazzi fatiscenti e vaganti per le strade. Una persona, con un lungo manto con cappuccio fatto di stracci di cuoio, si avvicinò al cancello del dormitorio a testa china. Camminava a fatica, aveva uno zaino logoro e i pantaloni strappati con delle chiazze di fango. Le guardie all'ingresso del dormitorio chiesero alla persona di identificarsi. Questa all'inizio rimase lì, immobile. Le sentinelle allora chiesero di nuovo a quella persona di identificarsi e di togliere quel cappuccio, altrimenti l'avrebbero attaccata. Fu in quel momento che quel misterioso personaggio raggiunse il cappuccio con le mani, lo levò dal suo capo e mostrò il volto. La faccia annerita in più punti dallo sporco era segnata da graffi e arrossata dalle scottature. Gli occhi verdi erano scavati nel cranio, lo sguardo era lo stesso di un folle, un folle che aveva visto troppo dolore e troppa paura da poter raccontare a voce. Aveva dei baffetti malcurati e  della barba cresciuta a chiazze, la bocca serrata e le labbra screpolate. I capelli castani e spettinati completavano la cornice di un quadro che raccontava soltanto orrore. Quella persona era un ragazzo. Quel ragazzo ero io.

Aperto l'ingresso, attraversai il cortile a passi lenti, non avevo più forze. Nonostante stesse tramontando il sole, quella fioca luce mi dava ancora fastidio, così rimisi il cappuccio. Aperte a fatica le porte d'ingresso mi ritrovai nel lungo corridoio principale. Non ricordavo le luci del corridoio così luminose e il profumo di carne bollita così intenso. Camminai in direzione dei parcheggi sotterranei, ma il passo era sempre più pesante fino a strascicare le scarpe sulle piastrelle perfettamente lucidate del dormitorio. A fatica giunsi alla porta.

Il posto era affollato e l'odore della polvere da sparo era più forte di quanto ricordassi. In mezzo alle mille teste, vidi l'originale taglio di capelli di Alexis, un taglio che non le avrei mai fatto cambiare. Nel passare attraverso la folla e aver scansato un uomo con la bandana, trovai Thomas accanto a lei. Subito deviai il mio tragitto e circumnavigai il loro tavolo. Trovai per fortuna un rudere di tavolo e uno sgabello, era dietro di loro e abbastanza vicino da poterli ascoltare. Nel bel mezzo della chiacchierata tra discorsi allegri e i racconti di Thomas sui percorsi montani o dove avesse recitato, Alex lo interruppe.

"Per il discorso di ieri, ti fidi a dire una cosa del genere a Mike? Potrebbe reagire male". Lui sorrise, le prese le mani e rispose:"Io mi fido di te"- Alex arrossì - "e la mia fiducia l'hanno ottenuta in pochi, sappilo". Lei era sul punto di non ritorno e non potevo fare altro che osservare la scena. Arrivare troppo tardi fa sempre più male di aver fallito e basta. Non avevo neanche il coraggio di alzarmi, avvicinarmi a lei e dirle tutto. Da scrivano a codardo in meno di un minuto. Si alzarono e camminarono in direzione delle scale per il piano terra. Alex aveva lasciato il suo walkie talkie sul tavolo. Mi alzai, presi la ricetrasmittente e li seguii, potevo anche rimanere molto vicino, tutta quella gente era uno scudo contro i loro occhi. "Il mio walkie talkie!"- esclamò Alex -"L'ho lasciato sul tavolo". Detto ciò si girò di scatto e tornò indietro. Non ebbi tempo di schivarla e mi venne addosso. "Scusami non ti ho..." disse sovrappensiero, ma dopo qualche istante sgranò gli occhi e mi tolse il cappuccio. "Ah... 13, non ti avevo riconosciuto... ehm, è bello rivederti. Stavo per raggiungere Mike e chiedere di te". Mentiva, lo sapevo, non riusciva a guardarmi negli occhi per più di un secondo. Io rimanevo immobile, non fiatavo e non mi muovevo, la fissavo con lo stesso sguardo da folle che avevo davanti al cancello del dormitorio. 

"Alex"- dissi con voce roca -"Io devo dirtelo, anche se non valgo più niente per te. Non riesco più a dormire la notte, pensare a voi due insieme o a quante volte ho provato a contattarti senza avere una risposta mi rende la vita uno schifo. Non so se tu l'avessi capito o sono io che mi pongo mille questioni per niente ma ci tengo a te, forse più di quanto tu creda. Sentirti sempre meno e più distaccata mi ha lentamente straziato il cuore, giorno dopo giorno. Ho combattuto e stretto i pugni solo per poter tornare al dormitorio, per poterti rivedere ma ora che ti incontro di nuovo e sei al fianco di qualcun altro, capisco che ti ho fatto aspettare troppo. Anche troppo per dirti che mi sono innamorato di te. Ora hai Thomas, fuori il vecchio e dentro il nuovo, no? Forse tutto quello che avevo da darti non era abbastanza, io non sono abbastanza. Essere divorati da un branco di bluvaganti avrebbe fatto sicuramente meno male di quello che ti ho appena confessato. Mi hai reso un vagante, carne senza più vita al suo interno."

B come BluvagantiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora