A carte scoperte... o quasi

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Ero da solo in camera a riordinare la mia borsa e sistemare il letto. Non riuscivo ancora a crederci, un brutto scherzo fatto da chissà quale ente cosmico. Trovavo un posto che potevo chiamare "casa", un posto sicuro da tutto quello schifo strisciante e raccapricciante e prima di subito vengo strappato da esso verso l'ennesima destinazione. Mi sentivo come una marionetta, sbattuta da una valigia all'altra per il suo prossimo debutto in chissà quale macabro teatro, forse l'ultimo. La cosa che mi rendeva ancora più nervoso era il fatto di aver perso tempo prezioso per i miei veri obiettivi. Dovevo assolutamente capire cosa ci facevo qui, chi ero, e chi diavolo era quella ragazza nella cartolina. Dopo quell'esecuzione in piazza, le mie riflessioni affollavano la testa e rendevano tutto ancora più confuso e difficile. Ormai straziato da tutti questi pensieri e infastidito dal fatto di non saper rispondere alle mie domande, presi le lenzuola di forza e feci un'enorme palla di tessuto, scagliandola a terra e imprecando. Tornato in me dopo quella sfuriata mi guardai attorno, alla ricerca del mio zaino. Ripescato dall'armadio assieme ad un paio di calzini, ripresi in mano l'immagine della ragazza coi capelli neri. Aveva qualcosa di familiare ma non capivo da dove provenisse questa specie di sesto senso. Forse era una pubblicità quella cartolina? Non credo, c'era stampato persino il mio volto. Forse l'ho già vista nel dormitorio? Probabile ma non impossibile. Guardai l'orologio, erano le due e avevo ancora tempo per scoprire se veramente esisteva la ragazza dai capelli neri. Se avessi impiegato troppo tempo sarebbe arrivata l'ora di lasciare questo rifugio, senza sapere se sarei tornato un giorno. Il tempo era a sfavore come la quantità di gente all'interno del rifugio. Dovevo trovare informazioni sicure e il prima possibile, ma dove trovarle? Ma certo! L'archivio, la stanza con i muri pieni di documenti. Dovevo entrare e trovare qualcosa su di lei, sperando di trovarla ancora in vita. Preso lo zaino, corsi a rotta di collo verso la stanza, aprendo la porta blindata e fiondandomi verso uno dei muri. La gente dentro la camera mi guardava con aria turbata e si teneva lontana. Una persona quasi allucinata che annaspa in mezzo ai fogli non è da tutti i giorni. Non trovai nulla sulla ragazza, nemmeno una foto, girai la cartolina e lessi il logo "Foto&Ricordi", doveva essere il negozio dove sviluppò la foto. Continuai a cercare in mezzo a tutti quei documenti con la stessa frenesia, tornando al punto di partenza. Imprecai rumorosamente, facendo entrare una delle guardie addette alla porta blindata. Mi si parò davanti alta e robusta dicendo:"Senti amico, prima di combinare casini, vai fuori di qui. Ti ho avvisato ma non capiterà una seconda volta". Infuriato gli passai accanto e uscii dalla porta blindata. Ero completamente andato, i capelli e il viso della ragazza ridondavano nella mia testa come un carillon di immagini. Dovevo riposarmi prima di ferire qualcuno pur di avere un briciolo di informazioni. Seduto sulla panchina dei giardini mi rigiravo la foto tra le dita mentre mi scervellavo su cosa fare. La stanza blindata era fuori discussione dopo quello che avevo fatto. Chiedere in mezzo alle persone? Nah, troppo tempo, quindi fuori discussione. Ero a valle e la vetta era ancora lontana... forse non così lontana come credevo. Forse la vetta non era sapere chi era lei, ma trovare CHI sapesse qualcosa di lei. Mike non lo vedevo dall'esecuzione e forse sapevo dove trovarlo. Le impalcature che crollarono la notte prima erano alte, il che avrebbe dato molto lavoro ai suoi manovali quel giorno. Corsi verso l'angolo nord-est del dormitorio e grazie al mio intuito e un po' di fortuna trovai i suoi operai, intenti a sistemare quello che la tempesta aveva buttato giù. In mezzo al mucchio di uomini sudati e sporchi vidi i suoi capelli pettinati e il suo giubbotto stracolmo di scritte e disegni. Mi feci spazio tra la folla, chiamandolo più volte. Si voltò e diede le sue scartoffie ad un suo gregario,chiedendomi:"13, cosa ci fai qui? Vuoi dare una mano a sistemare tutto questo ferrovecchio?". "Mike, sono solo venuto per chiederti delle informazioni, è importantissimo" dissi ansioso."Se non ha a che fare con queste impalcature ti toccherà aspettare fino a domani" replicò annoiato. "Non posso aspettare fino a domani, ho pochissimo tempo!" risposi disperato e sull'orlo della rabbia. Disse:"Ah, ma che peccato. Ciò vuol dire che non lo scopriremo mai". Ero fuori di me, presi il coltello da cucina dentro lo zaino e afferrai Mike per il giubbotto, appoggiando la lama sul suo collo. Immediatamente i braccianti mollarono i loro attrezzi e rimasero immobili, mentre due guardie corsero in aiuto al povero ostaggio. "State indietro o vi giuro che gli taglio quella fottuta gola!" urlai tirando sempre più verso me il collo di Mike, usandolo come scudo umano. "Ragazzi, fate come dice. Questo qui non ci penserebbe due volte a farlo" e poi disse rivolgendosi a me:"13, lo sappiamo entrambi che se mi taglierai la gola le informazioni che cerchi saranno le ultime cose a uscire da lì. Quindi datti una calmata e parliamone, forse in un altro posto più appartato. "Trascinai Mike all'interno della porta più vicina, appena entrati chiusi a chiave e continuai a strattonarlo fino alla porta dei bagni lì vicino. Aperta una delle cabine lo misi a sedere, con la punta del coltello indirizzata verso di lui. "Dimmi su, cosa ti ha spinto a fare una cazzata del genere? Sono curioso..." disse con tono controllato Mike, che manteneva quel sorriso nonostante tutto. Estrassi dalla mia tasca dei pantaloni la cartolina e gliela mostrai:"La vedi? Io non so chi sia ma devo cercarla, è questione di tempo, se ne impiegherò troppo forse non la rivedrò più". Mike dopo aver esaminato la cartolina alzò le sopracciglia e rispose:"Allora tu, mi hai sequestrato, minacciato di morte, rischiando di fare la fine di quel ladro solo per trovare una ragazza? Non sono nessuno per giudicare 13, ma mi sembra alquanto, come dire... di secondaria utilità." Aggiunsi cercando di argomentare:"Senti Mike, la devo trovare perché voglio, anzi DEVO sapere chi sono, chi è lei e perché mi trovo in questo posto pieno di cose che chiamate vaganti." Ci fu un momento quasi eterno di silenzio in cui Mike seduto sulla tazza del water corrucciò la fronte e con lo sguardo rivolto alle mattonelle, cercando una risposta alle mie molteplici domande. "Capisco che sia dura per te, lo è per tutti quelli qui dentro. Cerchiamo di non fare la fine di quelli al di fuori dei cancelli, con pelle bianca, che lacrimano sostanze nere in giro per le strade. Supponiamo che tu riesca a trovare la ragazza in questione e che lei si ricordi di te. Cosa farai dopo? Credi che risolverà il problema del cibo all'interno dell'avamposto? Credi che tutte quelle bestie uscite da chissà quale girone infernale scompaiano per magia come polvere all'aria? Credi davvero che finirà tutto presto, come un brutto incubo? Io non sono un genio ma so cosa voglio. Voglio sopravvivere e andarmene da qui come tutti gli altri. Anche se posso sembrare stupido a dirlo, io e te siamo sulla stessa barca 13. Perlomeno cerchiamo di non farla affondare, non con tutte le persone qui dentro che sto aiutando a rifarsi una vita. Pensi che sia facile fare delle scelte giuste in questa città? La gente non vede altro che morte e disperazione ma io cerco di darle speranza, qualcosa per cui valga la pena vivere, anche se per qualche mese ancora. Siamo due gocce d'acqua nello stesso mare ma quello che ci differenzia è il saper prevedere le conseguenze. Il tuo è stato un gesto comprensibile, cerchi di tornare alla normalità del passato, trovando la ragazza della tua vita. Ma la conseguenza dell'avermi puntato una lama alla gola sicuramente ti porterà alla morte. Quindi ora pensa, dove ti ha portato la ricerca di un impossibile ritorno al passato?".

B come BluvagantiOnde histórias criam vida. Descubra agora