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11 Luglio 2014



Harry era sveglio dalle sei. Evento unico in casa Styles. Non era riuscito più a chiudere occhio ed era rimasto sdraiato sul suo letto, girato su un fianco. Sospirava ad intervalli regolari e non aveva risposto nemmeno ai due messaggi che gli aveva inviato Luke -nulla di importante. Continuava a fissare il letto vuoto accanto al suo e ripeteva nella sua testa che Louis sarebbe tornato.

Odiava essere smielato, ma il giorno prima aveva sentito fortemente la sua mancanza. La casa era silenziosa, lui non aveva nessuno con cui scherzare, nessuno da poter ammirare di nascosto e desiderare così tanto da sembrare uno scemo. Quando c'era Louis sembrava riprendere vita e cercava in tutti modi di fargli scherzi, di attirare la sua attenzione e avere i suoi occhi azzurri puntati addosso. Perché quegli occhi gli piacevano da morire: erano così limpidi, chiari, dolci, proprio come Louis. Adesso invece sembrava aver perso la vivacità e la spavalderia che lo caratterizzavano e la voglia di fare scherzi era come sparita chissà dove. Era un Harry che non aveva mai conosciuto e questo gli faceva tanta paura. Come tutte le cose nuove.

Era passato da poco mezzogiorno quando He likes boys risuonò nella sua stanza all'improvviso interrompendo il suo flusso confuso di pensieri. Accennò un sorriso ascoltando quella suoneria ricordando esattamente il momento in cui aveva impostato -o meglio era stata impostata- per le chiamate di una ed una sola persona che Harry amava più di se stesso.

Si alzò dal letto e allungò il braccio per prendere il suo cellulare, messo a caricare sulla scrivania.

"Gemma!" rispose non appena accettò la chiamata ed una ragazza dai capelli biondissimi e il viso uguale a quello di Harry apparve sullo schermo.

"Fratellino!" rispose la ragazza con un sorriso smagliante. "Come stai?"

Harry si mise seduto comodamente e "Sto bene, e tu? Ashton si comporta bene con te?"
Nonostante fosse più piccolo di Gemma era pur sempre protettivo nei suoi confronti.

"Io e Ashton stiamo bene, sì" rise, portando un ciuffetto di capelli dietro l'orecchio. "Adesso è fuori insieme a Michael e Calum, io ho deciso di rimanere a casa per leggere un buon libro"

Harry annuì "La solita!"

Gemma inarcò un sopracciglio vedendo il sorriso tirato di suo fratello. Insomma, lo conosceva come il palmo della sua mano: grazie alle sue espressioni sapeva quando nascondeva qualcosa, quando mentiva -come quella volta in cui un piccolo Harry le aveva rotto le cuffiette e la voleva convincere a tutti i costi del contrario, "Non sono stato io, Gem, saranno cadute, ti ci sarai seduta sopra, sarà stato Gatto" (perché sì, loro ai tempi avevano un gatto che si chiamava Gatto).

Loro due litigavano spesso da piccoli, ma crescendo avevano instaurato un rapporto indissolubile, forte e solido -complice anche la distanza che li separava da qualche anno. Se stava male uno l'altra c'era sempre, e viceversa.

"Fratellino, che succede?" chiese infatti Gemma, corrugando la fronte.

"Mh- niente, cosa succede?" distolse lo sguardo per far ricadere gli occhi su qualsiasi cosa che non fosse sua sorella dall'altra parte del mondo.

"Har, lo so quando menti. Lo sai che con me puoi parlare!"

Harry ci pensò su un attimo e poi sospirò, abbassando la testa. "C'è un ragazzo-"

"AAAAHHH! Finalmente!" urlò sua sorella battendo le mani, interrompendo sul nascere la sua spiegazione.

"Gem, fammi finire, non è come pensi. È il ragazzo dello scambio culturale" la ragazza annuì mormorando un "ah!" e lasciandolo continuare. "Diciamo che in questa settimana l'ho portato all'esasperazione con i miei scherzi" si morse il labbro. "Ieri ha cambiato famiglia e non soggiorna più da noi"

Cultural Exchange • Larry StylinsonWhere stories live. Discover now