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14 Luglio 2014


Louis sbatté le palpebre ed immerse lo sguardo nel buio della stanza. Si sentiva stordito ed indolenzito, ma allo stesso tempo stava così bene lì nel letto che avrebbe voluto non alzarsi mai più e continuare a bearsi di quello strano calore -si chiese come facesse a non sentire caldo, ma lasciò perdere.

Cercò di voltarsi per mettersi più comodo e a pancia in su, ma qualcosa glielo impedì. Così, spaventato, si girò di scatto e i suoi occhi scorsero una familiare testa di ricci disordinati e una larga felpa grigia che scendeva sopra un paio di lunghissime gambe. Nude. Sobbalzò ed il suo cuore aumentò i battiti.

Harry.

Il braccio di Harry era avvolto attorno alla sua vita, con la sua grande mano calda posata sulla pancia. Lo teneva stretto al suo petto, come per proteggerlo da tutto e tutti. Sentiva il suo respiro calmo e regolare infrangersi sulla pelle della spalla scoperta -quella maglietta bianca era sicuramente di Harry, lui non portava di certo maglie larghe. E Louis divenne rosso al solo pensiero di avere Harry come suo fidanzato, indossare i suoi vestiti, impregnarsi del suo buon profumo ed essere una sola cosa con lui.

Harry in quel momento sembrava un bimbo, con le sue ciglia lunghe, quelle guanciotte appena colorate di rosso, le labbra gonfie e tirate appena in fuori. Era così calmo e tranquillo, niente a che vedere con la persona che aveva conosciuto i primi giorni lì ad Holmes Chapel.

Lentamente spostò lo sguardo e notò che il lenzuolo era stato spinto verso il bordo del letto e le loro gambe erano intrecciate. Louis si sentì così piccolo, sbagliato e allo stesso tempo giusto lì con Harry.

Che cosa avevano combinato? Cos'era successo? Come ci era finito lì con lui? Era agitato, spaventato, nervoso.

Guardò nuovamente Harry e vide, appena sotto la mandibola, un succhiotto, un enorme succhiotto. Ed improvvisamente tutto gli venne in mente. Come un flash.

Era al pub di Andy insieme a quel ragazzo, Stan, che gentilmente lo aveva invitato a bere qualcosa. Era carino, simpatico, ma davvero tanto logorroico: in mezz'ora gli aveva parlato della sua infanzia felice nelle campagne del Cheshire, della sua scuola, dei suoi voti eccellenti e del suo lavoro al pub. Dire che Louis aveva capito la metà delle cose di cui aveva parlato è tanto. Stan parlava davvero molto veloce e Louis si sentiva idiota. Non aveva lasciato poi molto spazio a Louis di raccontarsi.
Avevano bevuto un po', o forse un po' troppo, e poi Stan aveva proposto di andare a ballare nella pista improvvisata al centro del locale perché "Louis, questa canzone dobbiamo assolutamente ballarla". C'era molta confusione, di cui Stan aveva approfittato per stringere i fianchi del piccoletto con le sue mani e avvicinarlo al suo petto. Louis era imbarazzato, ma si era imposto di lasciarsi andare, alla fine non sarebbe accaduto nulla di male. L'alcol doveva anche aiutare. Perciò aveva portato una sua mano sulla spalla di Stan e avevano cominciato a muoversi a ritmo della musica movimentata che il dj aveva messo. Nello stesso momento, Harry e Luke erano seduti ad un tavolo poco distante -il primo intento a scorgere Louis tra la gente, il secondo invece a bere un drink, il quarto per la precisione. "Perché tu non bevi?" gli aveva chiesto dopo un po'.

"Non mi va!"

"Oh, andiamo. Allora perché siamo venuti qui?" aveva chiesto, portando le braccia in aria. Vedeva Harry distratto, non incrociava quasi mai il suo sguardo; così aveva seguito la direzione in cui stava guardando e aveva scoperto essere Louis l'oggetto che aveva rapito la sua attenzione. "Sei qui per lui, non è così?"

Non aveva assolutamente intenzione di rispondere e spiegare, così "Andiamo a ballare" Harry si era alzato, prendendo Luke per il polso e trascinandolo in pista... casualmente vicino a Louis e Stan. Harry non lo stava facendo apposta, no no.

Cultural Exchange • Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora