Cap. 22

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- Punto di vista di Bash -

Maria ha deciso il futuro di tutto noi, il nostro destino ma così facendo ha condannato altri all'esilio... Caterina alla morte. Sinceramente non è che m'importa tanto di Caterina, è solo una stronza quindi può benissimo essere lasciata al suo destino ma è pur sempre la madre di mio fratello e nonostante tutto quello che può sembrare, non c'è persona a cui io tengo di più (intendo mio fratello e non Caterina). Voglio salvare mio fratello dalla morte ma non voglio nemmeno il suo esilio. Lui non lo merita. Questo destino, la Francia, appartiene a lui e io non voglio ciò che è suo... nemmeno Maria, anche se ogni volta che lei è al mio fianco il mio cuore batte come se non ci fosse un domani, è come se io tornassi bambino di nuovo. Beh, chi è quel malato di mente che non prova niente vicino a una donna, una regina come lei! Quei suoi occhi a cerbiatto, le sue labbra rosate e carnose... il suo corpo così perfetto. Lei è perfetta. Sono innamorato? Non dovrei, appartiene a mio fratello e non posso, NON VOGLIO fargli questo. E allora perché continuo a pensare alla sua donna?
Devo fare qualcosa, devo impedire questo piano di Maria e mio padre il re. Francesco sarebbe indubbiamente un re migliore di me, persino di mio padre. Lui sarebbe un re giusto e misericordioso. Il suo cuore è nobile e puro, la sua mente è furba anche se un po' offuscata dall'amore di Maria. Devo impedire questo inferno. La porta che bussa mi interrompe dai miei pensieri. Quando apro rimango sorpreso, Lady Lola era dietro la mia porta.
<< Lady Lola, come posso esserle d'aiuto? >> chiedo io, appunto, sorpreso.
Mentre lei mi parlava, non la stavo neanche ascoltando. La mia mente era da utt'altra parte. Per quello che ho capito voleva che io la accompagnassi da suo fratello non so manco dove. Suo fratello si è trasferito in un paesino a Parigi ma è ricoperto di debiti e Lola vuole pagargli i debiti. Dispiaciuto rifiutai la sua offerta ma per assicurarmi che non corresse rischi, le affidai una guardia. Ma non è Lady Lola la mia priorità, ma mio fratello andato via anche lui non so dove. Raggruppai alcune guardie, le migliori, e ordinai loro di cercare mio fratello. Quando loro rifiutarono:
<< Sentitemi bene: io sono Sebastien De Potiers e il re Enrico mi farà suo figlio legittimo, questo significa che sarò io il vostro re un giorno. Dimostratemi un po' di gratitudine perché poi un giorno sarò io a decidere dei vostri destini. Potete anche non accettarmi come futuro re ma le cose stanno così. >> spero di averli convinti perché io da solo non sarei in grado di trovarlo.

Mentre io mi preoccupavo di tutte queste cose, non mi ero accorto che Caterina è stata rinchiusa nei piani sotterranei, i miei fratelli mandati lontano dal castello e a mia sorella è stato vietatao l'ingresso. Per non dimenticare mia madre, lei è stata chiamata a Corte e adesso condivide le camere con il re. Peggio di così non può andare. Il giorno dopo, il re aveva organizzato una gara armata con i cavalli. La gara consiste nell'essere completamente coperti cavalcando il cavallo; gli avversari hanno in braccio un lungo bastone con la punta affilata e vince chi sopravvive (in alcuni casi particolari si può anche morire) o chi non cade a terra. L'assurdità del gioco? Il Re vuole "giocare", si, lui lo definisce un gioco. Nessuno sa chi c'è sotto l'elmo e le armature sono tutte uguali tranne quelle del re. Il re sa di vincere e quindi sopra l'armatura si mette anche un mantello con sopra ricamato lo stemma della casata dei Valois. Per scegliere il vincitore, l'uomo deve battere dieci avversari per ricevere il riconoscimento. Se questo perde alla nona sfida, colui che lo ha battuto deve abbattere altri dici uomini e così via. Gli uomini a battersi sono nostre guardie. Io rifiutai di assistere alla gara ma verso la fine andai di nascosto a vedere questa assurda trovata di mio padre. Mio padre sta vincendo tutte le sfide. Contro di me non avrebbe chance... aspetta...
Io non voglio diventare re e quindi devo impedire a mio padre di andare dal Vaticano. Questo è il momento perfetto, posso ferirlo a una gamba, lui non sarebbe in grado di cavalcare fino in Italia, le carrozze le odia perché sono solo per le donne secondo lui. In questo modo ritarderei il suo volere per la mia ascesa al trono e nel frattempo posso pensare a qualcosa per impedire la mia incoronazione.

Una delle guardie andò dentro le sue tende a prepararsi, questa sarebbe stata l'ultima sfida per mio padre. Io seguii l'uomo, lo colpii forte alla testa, lo lasciai lí sdraito e poi presi la sua armatura. Montai sul suo cavallo ed ero pronto. Le altre guardie suonarno la tromba: segno che anche questo round era cominciato. Presi bene le misure ed ero pronto a colpire... ma anche mio padre. Il cavallo su cui galoppavo non era il mio e proprio quando spinsi con la forza del mio braccio, il cavallo si alzò sui suoi due piedi posteriori. Tutti urlarono. Io caddi a terra sbattendo forte la testa. Davanti a me vidi anche mio padre a terra con la mia arma addosso. L'arma trafisse il cranio del mio avversario. Non appena realizzai ciò che era successo, non sentivo più il mio cuore battere. Vidi Maria alzarsi in piedi che si teneva la bocca con le mani, mia madre sconvolta così come il resto dei spettatori. Io non sentivo più niente, non sentivo me stesso. In quel momento ero solo sconvolto perché volevo semplicemente ferirlo a una gamba per ritardare l'incontro con il Vaticano... non volevo di certo uccidere mio padre, il re. Oddio, e adesso?

Francis & Mary - A Better End? -Onde histórias criam vida. Descubra agora