Capitolo 3.3: Iceberg

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La stanza si trovava in fondo al corridoio del piano terra accanto ad un salotto studio di rappresentanza. Era grande quanto un terzo del loro appartamento, con un letto matrimoniale al centro, un armadio e una cassettiera color crema in tinta con la trapunta e le tende.

"Che cosa c'era qui ieri?" domandò Thomas.

"Un archivio, ma quando ci viveva Victor era una stanza dormitorio."

"Mia figlia non respirerà la polvere dei vostri contratti."

"Nostra figlia respirerà aria pulita, la camera è stata tirata a lucido da una squadra di professionisti sotto la mia direzione." "Ho supervisionato anche l'allestimento, non ci sono oggetti pericolosi."

Thomas raddrizzò l'abat-jour sul comodino e svitò la lampadina che restituì a George. "Stavi dicendo?"

"Questa mi era sfuggita."

"Che non succeda più." "Il vetro delle finestre?"

"Isolante, antisfondamento, antiproiettile." "Il palazzo è recintato e il perimetro videosorvegliato ventiquattro ore al giorno, in più la strada sul retro è nostra. Abitiamo qui da trent'anni e non abbiamo mai avuto seccature."

"E' poco."

"Farò installare delle sbarre esterne."

"Se scoppiasse un incendio fuori dalla porta sarebbe in trappola."

"Abbiamo in agenda dei lavori di ristrutturazione e l'architetto mi ha già indicato una soluzione per ovviare al problema." "Thomas, vorrei discutere con te di un'altra questione."

"E' ora di pranzo."

"Il pranzo può aspettare." La gravità del tema spinse George a separarsi dal proprio cellulare che posò sul comodino azzerando il volume della suoneria. "Alex non crede che mi interessi se sta male perché passo poco tempo con lei. Non solo non le vorrei bene tanto quanto te, gliene vorrei addirittura meno del marito di mia sorella."

"Che cosa vuoi da me?"

"Voglio che le spieghi che non si valuta l'affetto con il cronometro."

"Ogni persona ha dei parametri diversi di giudizio." "Per Alex la presenza fisica è importante perché c'è stato un periodo in cui si è sentita molto sola." "Prima che arrivassimo noi si sentiva sola."

"Non credo tu abbia capito, questo discorso vale solo per me." "E poi il suo ragionamento è pericoloso, se valutasse davvero l'affetto in base alla presenza la sua vita si annullerebbe ogni notte." "Così non avrà amici, non stabilirà mai alcun tipo di relazione affettiva o lavorativa, il suo futuro sarebbe rovinato."

"Alla luce di ciò che ci è successo non credo che Alex abbia torto, dobbiamo smetterla di fare progetti e iniziare ad accontentarci di quello che offre il presente."

"Tu le dai ragione? Proprio tu che hai tutta la tua famiglia in Italia?"

"Voglio che le persone che dicono di amarmi mi stiano vicine. Mia sorella è lontana ma mi chiama ogni giorno, mi scrive mail."

"Ritieni di avere in mano una teoria valida? Io come dovrei fare con il mio bambino? Lui non può telefonare né scrivere mail." "Voglio che ci pensiate, tutti e due."

George raccolse il cellulare e lasciò la stanza.

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