Capitolo 4.8: L'inferno di Alex

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"Il binocolo si è rotto?" sentì chiedere dal piano di sotto.

Quella domanda le fu sufficiente per capire chi avesse suonato alla porta, le indagini della signora Samson avevano mietuto vittime illustri.

"Ho già chiamato la polizia." "Dov'è la bambina?"

Alex si sporse dal parapetto delle scale. "Sono qui."

"Stai bene, tesoro?"

"Ho i brividi come se.." Un colpo di tosse le impedì di continuare. Proveniva dal ripostiglio di fianco al bagno e sebbene la sua durata non avesse superato il secondo, era stato un rumore distinto e inequivocabile.

"Possiamo andarcene?"

La voce di Chris invece le giunse alle orecchie deformata e molto più lontana di quanto non fosse, la vista le si annebbiò e le gambe divennero due tronchi di gelatina.

Un istante prima di franare a terra qualcosa le fornì un sostegno rimettendola in piedi.

"Appoggiati a me", le disse Chris circondandole i fianchi con il braccio.

Alex chiuse gli occhi. "E' passato."

"Vuoi sdraiarti un minuto?"

"Non serve." "Mi riporti da papà?"

La signora Samson intercettò i due ragazzi in fondo alle scale, dove uncinò il polso di Chris con l'impugnatura curva del suo bastone da passeggio.

"Stai lontano dalla bambina!" gli intimò.

"Non è una bambina", ribattè lui strappandole l'arma dalle mani. "Quello che succedeva all'interno di questa casa era una questione privata, se avessimo voluto che lei ci spiasse ci saremmo messi a farlo nel suo giardino."

"Maledetto, pagherai per le tue colpe!"

"Si tolga di mezzo."

Le grida di aiuto della signora Samson seguirono la coppia dentro l'abitacolo dell'auto.

"Stai meglio?"

"Ho solo sentito la testa leggera", lo rassicurò Alex. "Dev'essere stato quell'odore a darmi fastidio."

"Sei troppo magra, è questo il problema." Chris prese un borsone colorato dal sedile sul retro. Scavando tra i giocattoli e i vestitini di ricambio dei fratelli, trovò anche dei succhi di frutta e dei dolcetti confezionati.

"Sei organizzatissimo."

"I bambini piccoli sono esigenti", le spiegò posizionando sul palmo della mano una caramella scartata che Alex raccolse con le labbra. "Quando hanno fame o sete si lamentano come se li stessi tenendo a digiuno da anni, bisogna essere preparati ad ogni richiesta."

Chris mise in moto l'auto e partì in direzione opposta rispetto alla casa dei suoi zii.

"Grace?"

"Tornerò a prenderla dopo." Il ragazzo regolò il riscaldamento alla massima temperatura e al primo semaforo rosso si protese verso Alex per posarle le labbra sulla fronte. "Non hai la febbre. Che i brividi fossero dovuti al freddo? Si gelava in casa."

"C'era qualcuno nel ripostiglio, ho sentito tossire."

"La porta era chiusa a chiave." "Per quanto tempo sei stata ricoverata in ospedale dopo l'incidente?"

"Un paio di notti."

"Quando è successo?"

"L'ultimo giorno di settembre."

Chris rimase interdetto. "Non è possibile. Noi ci siamo visti quella mattina, sei venuta da me dopo la scuola." "Martedì non stavi fingendo un'amnesia."

"Il mio medico non è preoccupato." "Io avevo smesso di venire a casa tua."

"Immagina la mia sorpresa nel vederti lì."

"Avevo litigato con papà a colazione, sarò passata per raccontartelo."

"Non hai accennato nulla." "Stavo per  chiederti se fossi pronta per darmi qualche risposta ma Lydia ha piantato uno dei suoi soliti capricci e sei scappata."

"Abbiamo lasciato un discorso a metà?"

"Il discorso è lo stesso che rimandi da agosto. Dobbiamo ancora parlare di quello che è successo il giorno del tuo compleanno a casa dei tuoi nonni."

"Per me è una questione chiusa, io non ci penso più ormai."

"Io invece non ho dimenticato." "Stavo per fare l'amore con la mia fidanzata che mi ha rifilato un calcio e se ne è andata piangendo. Sento il bisogno di parlarne? Sì."

"Non adesso."

"No, Alex. Non adesso. Ti reggi in piedi per grazia divina, non avrei dovuto neanche farti uscire dal letto." "Perchè martedì non mi hai raccontato di essere stata investita?"

"Non volevo che tornassi con me per pietà."

"Questa mattina sono venuto a trovarti e non ne sapevo niente. Appena hai capito che non mi sarei riavvicinato per compassione avresti dovuto dirmelo."

"Avevo chiesto a Oliver di avvisarti."

"Oliver? Il tuo amico l'ha saputo prima di me?"

"Sua madre lavora in ospedale."

Piovigginava quando arrivarono a Burton Place. Il posto auto di fronte a casa era libero ma Chris parcheggiò dalla parte opposta della strada.

"Scendi", ordinò ad Alex sganciandole la cintura di sicurezza. "Che cos'è?" le domandò brusco quando le fu accanto, indicando la strada davanti a sé.

"Il palazzo di papà."

"Questa è una strada sulla quale corrono le auto, dei bolidi di ferro e vetro per i quali sei l'equivalente di una formica per un carro armato. Non puoi buttarti in mezzo al traffico come se non ci fosse un domani, è una delle prime cose che ti insegnano da bambino."

"Sei il primo che mi rimprovera." "Ti prometto che starò attenta, non ti innervosire."

La disattenzione di Alex non era l'unica ragione che rendeva Chris irrequieto.

"Voglio che racconti di noi ai tuoi genitori." "Comprendo le tue motivazioni ma sono stanco di aspettare. Lo dirai a tutti e due, e se non lo farai tu ci penserò io."

"Anche se non mi baci?"

"Anche se non ti bacio." Chris le strinse la mano. "Ti aiuto ad attraversare."

(segue)

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