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Osservava il suo profilo allo specchio accennando un sorriso alla visione di quel semplice vestitino di cotone che le fasciava il corpo, Lucy vi si passava sopra i palmi nello specchiarsi, distendendo la stoffa rosa sul ventre e sulle cosce, annuendo poi soddisfatta e scioccamente felice.
Si era svegliata un ora prima, nuda e appagata tra le lenzuola sfatte in un letto vuoto, aveva incurvato le labbra nel constatare che Nathan non fosse lì con lei e l'inquietudine l'aveva assalita. In fondo era sempre stata conscia che con lui ci sarebbe stata solo un effimera passione dovuta poi a quell'avvilente storia della sfida, ma aver fatto l'amore con Nathan si era rilevato di più di una semplice avventura di una notte per lei che solo a pensare ai suoi baci sentiva il cuore martellare furioso.
Ma si era svegliata da sola e quasi aveva percepito delle lacrime pungerle gli occhi se non fosse stato per quei tonfi provenienti dalla porta, il servizio in camera annunciava una consegna per lei e scossa e perplessa era balzata goffamente giù dal letto per avanzare mezza nuda, se non coperta da un semplice lenzuolo, verso la porta, aprirne appena uno spicchio e accettare cortesemente quella sacchetto di carta.
-Il signor Davis le manda questo- l'aveva semplicemente informata il portiere lasciandola poi in un garbato cenno di saluto.
E Lucy si era chiusa la porta alle spalle addosandosi contro ancora sorpresa, rimanendo sbalordita nel tirare fuori dalla sacchetto un vestito e un biglietto.

-Mettitelo, non ti farei mai andare in giro coperta solo da un soprabito.
Non fare storie.
Nathan.-

Quel vestito Lucy se le era messo senza alcun tipo di storia e ora specchiandosi, non poteva che sorridere gioiosa sentendosi una stupida adolescente alle prese con la prima cotta.
Ma sobbalzò nell'udire lo scatto della porta in lontananza, il nervosismo l'assalì e anche l'inquietudine tornò a pungolarle il cuore, Nathan era ritornato e lei era ancora lì, nella sua stanza, forse non avrebbe voluto averla ancora tra i piedi.
Sì, le aveva fatto recapitare un abito ma magari il suo era stato solo un gesto da gentiluomo, pensò in preda al nervosismo mentre a passi veloci lasciava la cabina armadio per avanzare verso la porta e arrestare il passo con il fiato in gola nel trovarselo davanti.
Sudato e in tenuta sportiva formata da una maglietta e un paio di pantaloni della tuta, Nathan era sobbalzato appena, l'aveva squadrata un istante e, ignorato quel suo: -Stavo andando via- balbettante, si era voltato in cerca di una bottiglietta d'acqua nel mini bar.
Lucy l'osservò in silenzio, incapace di qualsiasi parola dato l'imbarazzo ad avvolgerla, ammaliata poi dal suo pomo d'adamo scendere a salire freneticamente, un rigolo d'acqua a sfuggire dalle labbra e colargli giù dal mento.
-Sei ancora qui- le fece notare retorico nel fronteggiarla accennando un ghigno divertito nel vederla gonfiare le guance offesa.
-Tolgo subito il distur- fece per latrare Lucy, ma Nathan le aveva afferrato il braccio e fatta indietreggiare dalla porta, avvicinandosi a lei fino a posare la fronte contro la sua.
-Ti sta bene sai, il vestito dico- le soffiò ridente facendola boccheggiare e annuire timidamente restando un momento vicini in quel modo senza dir nulla ma solo a sentir i propri respiri infrangersi sulla pelle.
-Devi ritornare entro stasera vero?- le domandò poi scostandosi appena il giusto per vederla annuire nuovamente e cogliere dai suoi occhi un certo dispiacere.
-Si, inizio già domani a lavorare- gli aveva confermato.
-Io ho preso la giornata libera- aveva replicato lui accarezzandole con due dita il viso, facendoglielo sollevare di scatto e sfoggiare un ghigno seduttore nel percepire da Nathan il desiderio di sfruttare insieme quelle ore che gli rimanevano.
Lucy sentiva che in qualche modo lui stava provando a dimenticare il passato e sorridendogli lei si avvicinò alla sua bocca, sfiorandogli le labbra.
-Sai mi sono venute in mente due o tre scommesse che potremmo fare sotto la doccia- le aveva sussurrato lui, ghignando, creandole un fremito di aspettativa ma al contempo un turbamento nel cuore che non poteva più ignorare. Non voleva che tra loro ci fosse sempre quello stupido pretesto di sfide e vendette.
Ancora vicina a lui, conficcò le unghia nel tessuto della sua t-shirt affondando anche il capo contro il suo torace lievemente percosso dal respiro affannato dovuto alla corsa
-Io ti chiedo scusa per quella storia, Nathan davvero voglio che tu mi perdona- mormorò con voce spezzata sentendolo tremare e irrigidirsi. Sentì le sue mani a coppa circondarle il viso e spronarlo a sollevarlo verso di lui -Ti prego dimentica quello scherzo, quello stupido nomignolo e quella Lucy superficiale che ti ignorava, quella Lucy non esiste più- continuò in preda all'emozioni, dando voce al suo cuore senza realmente sentire ciò che stava dicendo.
-La causa del mio odio è solo lo scherzo Lucy, non dei cinque anni passati a venirti dietro senza essere preso in considerazione o il soprannome, quello poi non è stata nemmeno colpa tua- snocciolò lui accarezzandole le guance con i polpastrelli, bloccandosi nel vederla deglutire e abbandonare il contatto visivo con lui.
-Lucy.. non è stata colpa tua il soprannome vero?- le domandò ancora con urgenza -E' stato Alex no?- insisté nell'afferrarle il mento tra le dita per farsi guardare.
-Nathan io... era solo uno stupido nomignolo non credevo che tutti arrivassero a chiamarti così- latrò Lucy osservando dispiaciuta Nathan allontanatosi da lei nel capire chi fosse il vero colpevole di quel soprannome.
-Nathan ti prego, non rovinare tutto io ti ho chiesto scusa- continuò Lucy tentando invano di afferrargli le mani o posare le sue sul suo petto -Quel "Piggy" era solo una sciocchezza! Perché prendersela tanto!-
-Perché prendersela tanto?!- esclamò Nathan afferrandole un polso, intimorendola con quegli occhi cupi -Quella sciocchezza come la chiami mi ha perseguitato per tutto il liceo! Mi chiamavano tutti in quel modo, in molti non sapevano nemmeno quale fosse il mio vero nome!- urlò di rabbia stringendole tra le dita il polso, sempre più forte.
-Secondo te per me era una sciocchezza, eh?- ringhiò truce guardandola con odio. Come aveva potuto pensare che fosse cambiata e farsi coinvolgere in quel modo? Lucy era rimasta la stessa ragazza superficiale di un tempo e lui ci stava ricascando.
-N-nathan mi fai male- gemette lei, un lieve timore l'aveva avvolta nel vederlo infuriato in quel modo e perplesso l'istante dopo, aveva sbarrato gli occhi Nathan rendendosi conto di quella stretta troppo forte. Lasciandola libera la sorpassò -Vattene via- aveva ringhiato scuotendo il capo, voltandosi e serrando la mascella nel sentirla nuovamente implorare delle scuse -Lucy ti ho detto di andartene, non c'è più nulla che mi interessi di te- sibilò cattivo facendola ammutolire e rimanere immobile in centro alla stanza mentre sbatteva la porta del bagno in un rumore sordo.

E a Lucy non restò che andarsene come aveva detto lui, chiudendosi la porta alle spalle e sistemandosi meglio il soprabito sotto braccio, rifugiandosi nella cabina dell'ascensore e dare sfogo al suo dolore solo una volta che le porte si fossero chiuse.
Si sentiva vuota e distrutta, la vergogna poi la faceva sentire stupida e abbassando lo sguardo andò a nasconderlo in un palmo mentre le lacrime cadevano a grandi gocce rigandole le guance.
Lasciò che il dolore prendesse il sopravvento e singhiozzando diede voce ai suoi flebili lamenti -Mi dispiace così tanto- gemeva disperata.
Ormai arresa all'idea che Nathan avesse potuto perdonarla un giorno, lasciò l'Hotel una volta per tutte confondendosi tra la gente, col cuore senza un pezzo e la mancanza di lui già a perseguitarla.

Continua...

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