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Un luce fioca filtrava dalle imposte semiaperte regalando una insolita penombra pomeridiana. Nonostante fosse aprile quel venerdì pomeriggio era caratterizzato da un pioggerellina fitta che rendeva umidiccio il clima e soffocante il cielo che coperto da quei nuvoloni grigi, lasciavano poco spazio al sole e sopratutto alla voglia di uscire di casa.
Lucy, da dietro la finestra, era rimasta per un tempo indefinito a fissarlo quel cielo cupo, un leggera trapunta avvolta sulle spalle e ben stretta tra le dita che l'avvolgeva in un effimera carezza e voltandosi poi verso il divano vi tornò a stazionarvi sopra a passi lenti.
Sbuffò una specie di lamento nell'accasciarsi sul divano posando i piedi sopra il tavolinetto di fronte, inclinando il capo e osservando quel barattolo di gelato senza coperchio, almeno quel che ne restava, ormai una massa informe al cioccolato galleggiava all'interno.
-Patetico- mormorò tra sé e sé nel constatare di come stesse passando quel venerdì libero dal lavoro, sarebbe dovuta uscire con Sarah e andare a quella inaugurazione di una nuova galleria d'arte a New York e non stare a crogiolarsi tra le mura del suo appartamento a riempirsi di schifezze e vedere roba trash in televisione.
Sarah aveva tanto insistito nell'andare insieme, pensò corrucciata nell'aver detto di no alla sua migliore amica ma era colpa del tempo no? Quella stupida pioggia impigriva ogni sua convinzione di uscire di casa e poi era meglio passare il fine settimana a riposarsi no? Per una volta che mister Wilson le aveva concesso un lungo week-end libero dagli stressanti impegni lavorativi, la cosa giusta era passarlo a dormire, no?
Sbuffò una risata sardonica, ridendo di se stessa scosse il capo, perché forse poteva continuare a pensare ad altre mille motivazioni causa di quella sua apatia nell'ultima settimana, curiosamente coincidente con il ritorno dal suo ultimo lavore e la totale astinenza di Nathan, ma Lucy sapeva bene che era proprio quell'ultima affermazione la vera causa del suo male a renderla triste da più di sette giorni.
Per una settimana Lucy aveva lottato contro se stessa pur di non ritornare a cercarlo, avrebbe voluto farlo con tutta l'anima, ritornare da lui perfino strisciando perdendo un pezzo di dignità pur di imploragli nuovamente il perdono. Nathan era riuscito a fare quello che nessuno prima di lui aveva fatto, spazzare via il suo orgoglio.
Malinconica a quei mesti pensieri si rannicchiò su stessa stringendo le ginocchia al petto e affondandovi il mento, se non era andata a cercarlo era stato solo per quella consapevolezza che l'affliggeva: la realtà dei fatti era che Nathan la odiava e non l'avrebbe mai perdonata.
Sospirò Lucy mentre il cuore si faceva pesante, voleva rivederlo e assaporare nuovamente il suo sapore buono, gli mancava così tanto, terribilmente.
In una sola notte di passione quel ragazzo dagli occhi verdi e il tormento nel cuore le aveva rubato completamente il suo e lei aveva pianto per giorni, ostinata più volte aveva avuto l'intenzione di ritornare ma poi non l'ho aveva fatto, Lucy si era semplicemente chiusa in se stessa oltre che in casa o in ufficio, senza nessuna voglia di svagarsi e dimenticarlo.
Era da masochisti ma non aveva nessuna intenzione di scordarsi di Nathan.
Il trillo del campanello sviò ogni suo pensiero triste e bofonchiando un qualche lamento si sollevò di malavoglia per dirigersi verso la porta. Probabilmente Sarah non si era arresa al quinto "no" e probabilmente aveva notato anche quel suo malessere che l'attanagliava da giorni, Lucy aveva tentato di celare il tutto con la solita scusa della "stanchezza lavorativa", non le aveva parlato nemmeno di Nathan ma Sarah era perspicace oltre ad essere la sua migliore amica e Lucy sapeva che sarebbe stato solo questione di un altro paio di giorni prima che la sua amica non le stappasse con le cattive ciò che l'addolorava tanto.
In quel breve tragitto dal divano all'ingresso tentò di scacciare via il malumore, quella sua tristezza non doveva certamente essere una giustificazione per trattare sgarbatamente Sarah, era conscia che quegli sproni per uscire di casa erano dovuti al grande bene che le legava e forse era giunto il momento di parlarle di cosa fosse successo in quei giorni di trasferta, anche se faceva male sapeva che in qualche modo le avrebbe fatto bene parlarne con Sarah.
Afferrando la maniglia con decisione e stampandosi un falso sorriso sul volto, la fece scattare verso il basso aprendo la porta per accogliere la ragazza ma sgranò gli occhi quando si accorse che non era Sarah quella ad aspettare impaziente sotto la pioggia dietro la soglia.
Il cuore le balzò in gola e in totale mutismo continuò ad osservarlo, era impossibile da credere eppure Nathan era difronte a lei. In jeans e giubbotto di pelle se ne stava a guardala serio in silenzio anche lui, la pioggia cadeva in piccole gocce lungo il suo viso, picchiettando contro le spalle e schizzando anche Lucy ancora incredula.
-Ecco piove... potresti farmi entrare?- mormorò lui, la voce che sembrava un poco incerta e gli occhi che si erano abbassati a guardare un punto indefinito verso lo zerbino.
Passò qualche istante prima che Lucy sobbalzasse in una affermazione positiva scostandosi di un lato per permettergli il passaggio, sentì il suo profumo virile accarezzarle la pelle nel durante dell'azione e deglutendo tentò di dare una calmata al suo cuore impazzito, chiudendo la porta e voltandosi verso di lui.
Nathan si era guardato un po' intorno studiando l'ambiente circostante osservando poi Lucy e quella sua espressione perplessa.
-Scusa sto gocciolando sul tuo pavimento- le fece notare un po' imbarazzato indicando con l'indice la pozza d'acqua che andava ad allargarsi sotto i suoi piedi.
-Non fa niente- scrollò le spalle lei congiungendo le mani tra loro, pasticciandosi le dita con fare nervoso nel domandarsi cosa diavolo Nathan Davis ci facesse a casa sua, a gocciolare sul suo pavimento. Non che la cosa non le facesse piacere, anzi ancora sentiva lo stomaco in tumulto nel trovarselo così vicino dopo quello che era successo.
Ma era convinta che Nathan mai e poi mai l'avrebbe ricercata.
Ripiombò uno strano silenzio fatto di sguardi, Nathan si passava le dita tra le ciocche bagnate a scrollarsi l' acqua in eccesso e Lucy respirò profondamente prima di fargli la fatidica domanda.
-Nathan... perché sei qui? E sopratutto come facevi a sapere dove abito?- domandò cauta restando ancora distante da lui, accigliandosi nel vederlo abbassarsi la zip del giubbotto e frugarvi all'interno.
-Ti ho riportato questo- fu la risposta asciutta di lui sporgendo il braccio verso di Lucy, tra le dita quel tessuto rosa a lei familiare.
Ne fu sorpresa nel rivedere quel vestito tra le sue mani, quell'abito che Nathan stesso le aveva regalato la settimana scorsa prima di quella terribile litigata. Lucy rimase a guardarlo perplessa almeno finché Nathan con insistenza scrollò un paio di volte il braccio intimandole di afferrarlo.
-E' tuo, se non ti piaceva potevi pure buttarlo non c'era bisogno di farmelo riavere- rispose un po' piccato a quella domanda muta di Lucy che nel riprendersi il vestito lo guardò stranita.
Quel vestito le piaceva eccome, ma una volta tornata a casa si era sentita in disagio nel tenerselo. L'abito era di alta sartoria, Lucy ne aveva riconosciuto il taglio e la stoffa pregiata nel passarlo tra i polpastrelli e Nathan probabilmente aveva speso una grossa somma nel comprarlo, il motivo di tale gesto ancora le sfuggiva e tra le tante ipotesi vi erano anche quelli più avvilenti.
Una ricompensa per il sesso? Una ennesima prova da parte di Nathan nel constatare che lei fosse realmente cambiata e non era al suo portafogli che mirava?
Lucy non voleva più domandarselo e dato che il rapporto con lui era stato definitivamente chiuso, aveva pensato bene di restituirglielo spedendo un pacchetto direttamente all'Hotel.
-Mi piace- mormorò sentendo il suo sguardo cupo alleggerirsi appena -Pensavo solo che magari lo rivolessi indietro dopo quello che hai scoperto... tutto qui-
-Non lo voglio, mi ricorda te, c'è il tuo profumo impregnato sopra- le rispose asciutto ritornando a sfoggiare quegli occhi torvi, facendo capire a Lucy che non era per una tregua il motivo della sua presenza in casa sua.
-Allora potevi buttarlo via tu e non disturbarti a venire fino a qui- sbottò Lucy indignata e anche un po' isterica posando bruscamente sul tavolo il vestito appallottolato.
Nathan la faceva impazzire su qualsiasi fronte.
-Passavo di qui, devo andare in un posto e già che c'ero... spiego con sufficienza.
-Bene! Grazie signor Davis le chiedo scusa se non l'ho lavato prima di ridarle il suo "compromesso"- blaterò Lucy avvicinandosi a lui sempre più indispettita.
Che cos'era quella visita? Un altra sua beffa forse? E lei che per un attimo aveva pensato... scosse la testa infuriata dandosi della sciocca.
-Compromesso?- ripeté lui con cipiglio.
-Il vestito no? è per questo che me l'hai regalato, non so che donne frequenti ma non ho bisogno di ringraziamenti materi...-
Si bloccò smettendo di parlare quando Nathan le afferrò il polso avvicinandosi un po' troppo alla sua bocca -Non dire cose stupide, era solo un regalo- le soffiò sulle labbra facendola tremare d'eccitazione solo nel soffiarle respiro caldo sulla pelle -Nessun ringraziamento... solo un regalo- continuò nel sfiorarle il naso con il suo prendendo una zaffata del suo profumo che tanto gli piaceva e che, pur se ancora non lo ammetteva, gli era mancato da impazzire.
Si ritrovarono a guardarsi negli occhi e a sospirare impercettibilmente -Perché sei qui?- gli domandò lei quasi in un lamento, scostandosi mesta quando Nathan le lasciò il polso per volgere lo sguardo da un'altra parte.
-Volevo andare in un posto, te l'ho detto- ripeté con voce calma -E casa tua era sulla strada- continuò, regalandole un sorriso furbo quando Lucy tentò di chiedergli come facesse a sapere il suo indirizzo.
-Non vale usare la tua potenza su di me- pigolò seccata celando il tonfo nel cuore che Nathan le aveva creato con quel sorriso appena accennato e sopratutto alla consapevolezza che si fosse spinto a chiedere nuovamente informazioni su di lei.
-Io... pensavo fossi ancora arrabbiato con me- mormorò in un sibilo tremante senza il coraggio di guardarlo e quel: -Lo sono ancora- sussurrato da Nathan servì solo a farla stringere nelle spalle e sospirare piano.
-Ma...- disse poi facendole sollevare il viso di scatto e battere forte il cuore, fissarlo con apprensione mentre Nathan sembrava in cerca di ossigeno o forse di parole giuste.
Ma il silenzio tornò ad abbattersi su di loro, un dettaglio insignificante per Lucy che impaziente di sentire cosa venisse dopo quel "ma" tentava disperatamente di decifrare quei meccanici gesti che Nathan faceva con le dita, sembra nervoso nel scostarsi un lembo della giacca guardandosi intorno spaesato.
-Cazzo è difficile- imprecò lui notevolmente confuso e Lucy percepì dai muscoli tesi del corpo e del viso tutta la tensione di Nathan.
Ingoiò un boccone amaro perché rilevare i propri sentimenti sarebbe dovuto essere spontaneo e per un attimo Nathan l'aveva illusa nuovamente ma non voleva torturarlo o cacciargli dalla bocca parole forzate, magari metterlo a suo agio sarebbe servito a qualcosa e sorpassandolo gli posò una mano sulla spalla come una pacca leggera -Ti prendo un asciugamano- lo informò soltanto prima di scomparire dietro la porta del bagno.
Ne uscì fuori qualche minuto più tardi portando con sé una spugna bianca, varcando la soglia del salotto Lucy arrestò il passo nel mettere a fuoco la figura di Nathan che di spalle non si era accorto della sua presenza dietro di lui, continuando perciò con vivido interesse a scrutare un portaritratto in particolare, l'aveva addirittura preso dal mensola dove era posto per osservarne meglio la foto contenuta. Imbarazzato voltò lo sguardo verso di Lucy quando ella lo affiancò in silenzio indirizzando l'attenzione verso la cornice, quella che conteneva la foto di mamma, papà e lei bambina in posa felice.
-Quando è successo?- le domandò Nathan schiudendo le dita in modo da permettere a Lucy di afferrare il portaritratto e rimetterlo a posto.
-La notte di capo d'anno- rispose asciutta -Un incidente in macchina al ritorno da una festa- continuò poi senza che Nathan glielo avesse chiesto, si era voltata piano dopo aver osservato per lunghi istanti quella foto dal sapore di ricordi felici e lo aveva guardato con una tristezza negli occhi capace di creargli un spasmo al ventre.
-Mi avevano telefonato qualche minuto prima della mezzanotte, volevano fare insieme quell'idiozia del conto alla rovescia- sbuffò poi in una risata miserabile, con le dita catturò i lembi estremi dell'asciugamano e senza indugio andò a coprire il capo di Nathan premendo bene i palmi sulla spugna, affondandoci le dita per scarmigliare tramite essa i capelli di lui che rapito da quegli occhi tristi c'era davvero poco da fare se non starsene in balia di lei.
Tutto l'orgoglio nell'autoimporsi era stato cancellato dalle mani di Lucy che bianche gli accarezzavano i capelli con la spugna e dal suo fiato caldo che infrangendosi contro la pelle infreddolita gli irradiava le guance in un dolce tepore.
-Ma io non potevo di certo fare una tale figura da poppante davanti ai miei amici no? C'erano tutti quelli del liceo a quella festa organizzata da Alex- sibilò Lucy con rabbia scostando mani e spugna dal capo di Nathan per stritolarne il tessuto tra le mani -Ignorai quella telefonata non sapendo che sarebbe stata l'ultima che avrei potuto fare con loro, solo per la stupida superficiale che ero-
Abbassò lo sguardo sentendo quello di Nathan avvolgerla, avrebbe preferito le sua braccia ma sapeva che era chiedergli troppo.
Parlare del suo passato le faceva male e difficilmente si apriva con qualcuno che non fosse Sarah ma con Nathan era già la seconda volta che capitava in modo spontaneo, in qualche modo il suo cuore agiva da solo quando nei paraggi c'era lui.
-E' successo ai tempi del liceo? Io non c'ero- mormorò sorpreso, quasi come fosse una colpa.
-Lo so... Io ero venuta a cercarti qualche tempo dopo, volevo chiederti scusa già allora- ammise Lucy senza nessun pretesto ma semplicemente sorridendogli tenue.
Nathan l'aveva osservata un po', combattuto nel non cedere a qualsiasi tipo di tentazione contrasse i muscoli del corpo irrigidendosi, stringendo i pugni. Era sciocco farlo dato la motivazione con cui era partito, ma il suo orgoglio urlava a gran voce frasi cattive su Lucy, almeno su quella liceale di dieci anni prima e sopratutto di non cadere nell'imbroglio che quegli occhi da cerbiatta celavano.
Ma non era pena ciò che provava in quel momento, ma solo un infinità tenerezza verso quella ragazza cresciuta di colpo. Lucy era troppo bella per essere infelice, pensò in un istante di follia e accantonando qualsiasi spiegazione celebrare sporse il braccio verso di lei, racchiudendo tra le dita un suo polso sottile.
-Non si può cambiare il passato, ma solo andare avanti- mormorò guardandola serio lasciando che ella, nonostante la sorpresa che l'aveva colta nel ricevere quelle parole così piene d'amore, intrecciasse le dita con le sue, palmo a palmo.
-Il rimorso di non aver dimostrato ai miei genitori tutto l'affetto che meritavano resterà per sempre nel mio cuore... ma sono andata avanti diventando la Lucy di cui sarebbero orgogliosi- gli rispose sorridendo, mostrandogli quanta luce e serenità trasparisse da ella.
Un battito di cuore di troppo e Nathan si ritrovò a fissarla, a stringerle le dita un po' più forte e sporgersi lentamente verso di lei in una intenzione da Lucy non notata, scosse il capo la biondina infatti che ancora ridente borbottò simpaticamente.
-Dovresti farlo anche tu, andare avanti e non restare bloccato nel passato- disse in un velato consiglio tutto rivolto a lui ridendo birichina, desiderava troppo che la perdonasse una volta per tutte e si rendesse conto di quale Lucy avesse davanti agli occhi.
Ma "Quell'andare avanti" servì invece a farlo desistere rimembrando in lui quella motivazione iniziale che l'ho aveva spinto a cercarla la prima volta ed ad architettare poi quel folle piano avvenuto nella sauna.
Senza sciogliere l'intreccio di mano voltò lo sguardo accigliato lontano dagli occhi di Lucy, nonostante ci fosse ancora il contatto tattile quella sua espressione torva bastò a turbare la ragazza e a mormorare il suo nome preoccupata, ma prima che potesse chiedere altro Nathan la strattonò in avanti trascinandola con se verso la porta.
-Ma dove diavolo?- imprecò lei non tentando però di divincolarsi da lui.
-Andiamo, te l'ho detto devo andare in un posto- spiegò semplicemente dandole solo il tempo necessario d'infilarsi le Converse e una giacca, senza darle scelta se non seguirlo...

-continua...

A sexy challengeWhere stories live. Discover now