5. Il treno per Londra

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Al mio risveglio mi diressi nella camera che ospitava Michael, ma lui non c'era.
"Michael?" dissi a voce alta.
"Michael?" alzai sempre di più la mia voce. Dove poteva essere andato? Lo cercai per le mura della mia piccola casa, sperando stesse giocando come si è soliti fare alla sua età. Mi arresi presto, la notte mi ingannò e con essa anche quel bambino, che speravo di aiutare. Presi la mia divisa e, come ogni mattina, mi recai alla grande stazione parigina. Accettai la volontà di Dio anche oggi. Quel Dio che mi portò via la gioia, sotto terra, lì dove riposa il sorridente volto di mia moglie. Accettai la volontà di Michael, di lasciarmi così come fece Claudette, silenziosamente. Fra le strade di Parigi i miei occhi cercavano anche lui, il suo cappello verde e quella cartelletta, nella quale vi era davvero un grande tesoro. Se i suoi genitori non lo avessero abbandonato, se non fossero morti, che vita avrebbe avuto Michael? Qualcosa mi faceva credere che lo avrei comunque incontrato, qualcos'altro invece mi costringeva a dimenticare quel bambino.
La stazione era già colma di viaggiatori, i vagoni stridevano giungendo a destinazione, mentre una donna si stringeva al petto forte di un marinaio. Lui, in divisa bianca, posò una mano sulla sua rossa guancia, rigata da lacrime calde, la guardò sorridendo e fra le sue labbra le promise di tornare in tempo. Con l'altra mano, invece, le accarezzava la pancia e, ancora per poco, il corpo di quella splendida donna avrebbe ospitato un bambino. Pensai a Michael, chissà se suo padre aveva mai potuto compiere un gesto così profondo, chissà se aveva mai baciato la fronte di suo figlio. I miei piedi mi condussero alla solita cabina di legno, salutai gentilmente Miss Gabrielle, che stava annaffiando i suoi colorati fiori. L'odore del pane caldo del mio amico Jean attirava un gran numero di visitatori, qualcuno gustava una baguette, altri un croissant o un caldo the.
"Mi hai mentito!" disse una voce alle mie spalle.
"Hai detto che avresti trovato un treno, mi hai mentito" mi voltai di scatto, conoscevo il proprietario di quella voce e soprattutto sapevo di quale treno stava parlando. Michael, con il suo cappello verde, le ginocchia sbucciate e la cartelletta erano proprio dietro di me.
"Michael, dove sei stato?" sorpresi lui e me quando posai la mia mano sulla sua testa. Lui fece un passo indietro, spaventato dal mio gesto.
"Aiutami" disse con fermezza.
"Devo lavorare" risposi con veemenza, cercando di scansare le sue parole.
"Ho bisogno di aiuto, per favore. Se non puoi aiutarmi troverò qualcun altro disposto a farlo" disse ed incrociò le braccia.
"Vieni con me" sussurrai. Lui si avvicinò con cautela, ma scattò immediatamente.
"No! Non vengo da nessuna parte!" urlò. Perché stava urlando?
"Cosa? Perché?" lo guardai. Si allontanò mostrandomi una faccia scorbutica, poi si riprese.
"Mi trattieni qui, quando io devo andarmene. Perché non fai ciò che ti chiedo e basta?"
"Troveremo un treno insieme, ma devi seguirmi" cercai di convincerlo, ma appariva arrabbiato. Non riuscii ad evitare una risata, quando Michael mi guardò con sfida.
"Perché ridi, William?" disse concentrandosi sul mio sguardo divertito.
"Eh?" domandò con insistenza.
"Somigli a mia moglie" dissi d'un fiato.
"E perché?" si incuriosì.
"Anche lei mi guardava così, senza fiducia sui miei piani" sorrisi al pensiero di Claudette.
"E adesso lei dov'è? Perché non era in casa ieri?"
"È morta, Michael" risposi duramente. Non apprezzò il mio tono di voce e abbassò lo sguardo, forse offeso.
"Andiamo" dissi. Si trattenne un po' prima di muovere i piccoli piedi e seguirmi. Ci spostammo all'interno degli uffici della stazione. Chiesi aiuto a qualche dipendente finché Leon mi mostrò l'elenco delle partenze. Fra gli orari e i treni, Michael sorrise alla vista di un treno che lo avrebbe portato a Londra domenica mattina.
"Devi rimanere qui per altri due giorni" dissi, spezzando il suo entusiasmo. Michael mi guardò perplesso, scostò la mano dal foglio di carta ricoperto da orari e nomi di grandi città e si avvicinò alla porta.
"Grazie" mi disse. Le sue parole mi sorpresero, forse per il suo tono di voce o forse per la tenerezza che possedeva. Mi ritrovai a corto di parole, senza fiato, come se tutta la tristezza che sopprimeva il mio petto d'un tratto si fosse alleggerita un po'.
"Prego, Michael" gli sorrisi in risposta. Ciò che più mi appariva strano era come la mia anima si fosse avvicinata a quella di Michael. Lo incontrai in un freddo giorno di novembre, lontano dai miei pensieri, quel bambino mi offuscò la mente, ingombrandola del tutto. Non sapevo niente di Michael, era stato adottato da Allison e Harold Tomson, ma aveva dei fratelli? Gli mancano i suoi genitori?
"Tornerai da Harold ed Allison?" gli chiesi. Lui, come era solito fare, incrociò i piedi, strinse le spalle e, quasi balbettando, mi rispose.
"Non lo so" disse "Non mi piace vivere con loro" sussurrò. Io sussultai un attimo alle sue parole. Com'era possibile? Dovevano amare Michael, lo presero in affidamento, fu il loro dono più grande. Il bambino si accorse dei miei pensieri, si infuriò in fretta ponendo fine alle mie domande.
"Ho un fratello, è loro figlio. Lui, Theodor, non mi ha mai voluto. Ricordo quando mi spingeva per giocare a nascondino, che poi doveva nascondersi sempre lui. Ricordo anche quando nonna Elsa comprò la cioccolata, per lui, non per me" si intristì. Ero incredulo; Michael è u bambino scaltro, intelligente, ma ciò non lo rende inferiore a qualsiasi altro bambino.
"E Theodor, tuo fratello, quanti anni ha?" chiesi, con cautela. Intanto ci spostammo verso la mia postazione, dove il mio compito di strappare biglietti e augurare buon viaggio ai passeggeri doveva essere svolto.
"Dieci, ma fa i capricci come i bambini piccoli così" e fece un gesto con le braccia, come per mostrare la grandezza di un neonato. Gli sorrisi quando accompagnò, al suo buffo movimento, una smorfia per deridere Theodor. Iniziai il mio lavoro, mentre Michael si posò nel suo angolo, in silenzio, osservando ogni passeggero con curiosità.

L'eredità di ClaudetteWhere stories live. Discover now