14- (quindici anni prima)

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14

15 anni prima, 8 ottobre...


Il lavoro la stava sfinendo completamente. Magari essere dottoressa di una clinica di psichiatria non era proprio una professione adatta a una ragazza di appena ventuno anni. Già, Silvia era una ragazza giovane, alle prime armi. Ogni notte sognava un paziente diverso e si rigirava nel letto pensando alle frasi macabre e insensate che ascoltava ogni giorno. Tutte le mattine, al suo risveglio, notava che i calzini si erano tolti durante la notte, che le coperte erano cadute a terra e che era completamente madida di sudore. Specchiandosi notava le evidenti rughe e le borse sotto agli occhi, conseguenza delle notti in bianco e di quelle passate in compagnia degli incubi. Fortunatanemente Mike, il suo collega nove anni piú anziano, la stava aiutando. Lui aveva pazienza ed era molto rassicurante come persona. I risultati cominciavano a farsi vedere, molto lentamente, ma Silvia li percepiva sempre di piú.

Quello era il suo giorno libero, mentre Mike lavorava.
Soltanto che la stessa mattina Silvia sentí suonare al campanello, e dietro la porta c'era proprio il suo amico.
Si era seduto.
Era schivo, sconvolto e anche impaurito.

«Mi licenzio» aveva detto.

«Come ti licenziaveva domandato Silvia sopresa e incredula.

«Ieri mi é successa una cosa, Silvia. Ho messo alle strette un paziente e... E lui mi ha insultato, ha insultato mio fratello» aveva detto coprendosi il volto e scuotendo la testa disperato, mentre Silvia lo osservava con gli occhi sgranati.

«Mi ha detto che... Che é colpa mia se é morto, che era uno stronzo, un bastardo

A quel punto Silvia gli aveva messo una mano sulla spalla e lo aveva guardato con compassione. Mike voleva licenziarsi dopo quell'accaduto, e ne aveva tutte le ragioni del mondo. Le parole del paziente lo avevano colpito profondamente, lo si leggeva nei suoi occhi tristi, pieni di lacrime, le quali non cessavano di solcare le sue guance arrossate.
In seguito Silvia aveva preparato una tisana per Mike e aveva continuato a sostenerlo, ad aiutarlo psicologicamente, immaginando di dover rassicurare un paziente particolarmente distrutto da un profondo dolore.

Avevano pranzato insieme, e poi Mike se ne era andato. Doveva stare da solo e doveva riposare assolutamente.

Passato un mese dall'accaduto Silvia iniziò a credere che il loro splendido rapporto, che conciliava lavoro e tempo libero, si fosse rotto irreparabilmente. Mike non si era piú fatto sentire, non l'aveva piú chiamata, e Silvia aveva rispettato il suo dolore, che non sembrava voler smettere di affligerlo...

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