Capitolo 12

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"Ti sembro idiota Emma?" disse su tutte le furie, con lo scontrino del negozio in mano.
"Matti, dai, non te la prendere..." cercai di dire ma lui mi interruppe.
"Non ho chiesto di essere mantenuto!"-"Ma non è quello che sto facendo!" mi giustificai, era infastidito.
"Posso benissimo pagarmi questa roba da solo, non sei migliore di me solo perché ti escono i soldi dal culo!" sputò acido e cominciai ad irritarmi anche io.
"Non ho mai detto di essere migliore di te, non c'entrano un cazzo i soldi ora! C' entra il tuo orgoglio di merda Mattia. Sai benissimo di non poterti pagare questa roba, quindi smettila di fare l' orgoglioso, sta sera giuro che mi faccio pagare la cena, ma il vestito lo pago io." conclusi facendo gli occhi dolci e lui si rassegnò.
"Fallo un' altra volta e mi incazzo seriamente." concluse però, prendendomi le borse dalle mani, e dirigendosi verso l' hotel.
Si erano fatte ormai le sette meno un quarto e dovevamo prepararci se volevamo cenare.
Mattia era ancora arrabbiato con me e se ne stava seduto sul divano con il cellulare in mano.
Decisi di andare a farmi una doccia veloce e magari continuare con le provocazioni.
"Matti... Non te la fai una doccia?" dissi avvicinandomi a lui che era ancora al cellulare.
"Appena prenoto al ristorante." rispose secco.
"Mi ci vuoi ancora portare?"- domandai stupita, non doveva essere poi tanto arrabbiato.
"Sai, non vorrei essermi incazzato a vuoto." continuò lui con fare freddo ed io gli levai il cellulare dalle mani.
"Smettila di fare l' arrabbiato!" sbuffai mettendomi sulle sue gambe, mentre solo un asciugamano mi copriva appena il busto e poco più.
"Smettila di provare a provocarmi, non ci riesci." rispose lui non facendo una piega. Sì, era arrabbiato.
"Va beh, vado prepararmi..." mi alzai, dirigendomi verso la camera, dove mi aspettava una preparazione lampo: avevo poco più di mezz' ora.
Mi truccai e mi piastrai i capelli, ad una velocità che non pensavo di possedere, infine indossai l' abito e le scarpe scelte da lui e tornai al bagno, per controllarmi meglio; trovai Mattia già pronto e vestito, mentre si sistemava i capelli con del gel. Vestito elegante aveva tutt' altro fascino.
"Andiamo?" domandò mantenendo un muro tra di noi.
"Sì, ma piantala di fare l' arrabbiato. Sei insopportabile." sbuffai avvicinandomi a lui, e posando le mani su una sua spalla, accompagnate dal capo.
"Muoviti o faremo tardi." si limitò a rispondere scansandomi.
"Oh, che palle. Ora ti fermi e stai qui fino a che non ti dai una calmata! Che cazzo di cena pretendi di fare, se mi tieni il muso?" dissi irritata, tirandolo con forza verso di me, gli ulavo ad un centimetro dalle labbra: con i tacchi la sua bocca era molto più vicina alla mia.
"Hai rotto davvero il cazzo!" sbottai, trovandomi poi qualche istante dopo, seduta sul lavandino, con Mattia a bloccarmi su esso.
Il mio corpo era premuto contro l' enorme specchio della stanza e le sue labbra divoravano letteralmente le mie; la sua eccitazione premeva tra le mie gambe ed io sentivo un caldo familiare al basso ventre, avevo voglia di lui.
"Andiamo, ti prego." dissi con un sorriso enorme sulle labbra, gonfie, il petto si muoveva veloce a causa del respiro irregolare, le mani chiedevano di tornare a stringere i suoi capelli, ed il mio corpo reclamava il suo, non ne potevo più.
Mi pulsavano le labbra, le vene, il cuore, il basso ventre... stavo letteralmente impazzendo.
Eravamo rimasti in silenzio a respirare, lui aveva le labbra rosse, il mio rossetto era sbavato su tutto il viso ed un sorriso compiaciuto comparve sulle labbra, le mani erano sui miei fianchi e la sua eccitazione era ancora a contatto con me.
"Sì, puliamoci e andiamo." disse staccandosi con un risolino, ci sistemammo e ci avviammo al locale.

"Non mi hai ancora detto come ti sembro..." gli feci notare, spostando lo sguardo su li suoi occhi, mentre ci trovavamo di fronte ad un piatto prelibato.
"Te l' ho già detto al negozio, ma se ti senti più realizzata: non ho mai visto nessuna più bella di te." disse facendomi, quasi sicuramente, arrossire.
Mi portai il calice con il vino alla bocca e tentai di mascherare il mio imbarazzo, anche se non ci riuscii molto bene.
"Direi che ti sei messa dell' altro robo rosso sulle guance, se tu non fossi davanti a me."- continuò incrementando il mio imbarazzo-"Idiota si chiama blush, e comunque se sono rossa è semplicemente perché ho caldo, un po' come in ascensore..." abbassai appena il tono della voce, verso la fine, prendendo con la mano un cubetto di ghiaccio e mettendolo nel vino.
"Non vedo l' ora che questa cena finisca." si limitò a commentare, prendendo il mio bicchiere e bevendo da esso.
"Non ne hai uno tuo?" domandai riferendomi al bicchiere.
"Ce l' ho, non lo vedi?" mi mostrò il suo, con dentro il mio stesso vino.
"Ci vedo benissimo."- lo guardai con sufficienza - " Anche io, per fortuna." disse poi lui, guardando la scollatura del mio abito.
"Mi fai davvero schifo." scoppiai a ridere e lui scosse il capo, divertito.
"Ho i miei seri dubbi." ammiccò bevendo ancora.
Per tutta la serata mi divertii a provocarlo, un cameriere mi lasciò anche il numero.
"Quel numero glielo faccio ingoiare..." sentii Mattia bisbigliare, mentre notai le sue mani stringersi sotto forma di un pugno.
Era geloso.
"Che dici di andare a casa? Io ho sonno..." feci un finto sbadiglio, una volta usciti dal locale mi stiracchiai e sentii Mattia biasicare qualcosa.
"Cosa scusa?"- domandai-"Te lo faccio vedere io il sonno." mi disse aprendomi la portiera ed io scoppiai a ridere, sedendomi al mio posto.
"Ride bene chi ride per ultimo, ho il vino in circolo." mi disse ancora partendo ad una certa velocità verso il hotel: con poco aveva già imparato a memoria la strada e ci volle solo qualche minuto a raggiungere la mia stanza.

"Mi sei mancata tanto cazzo" mi disse sbattendomi al muro, dopo aver chiuso la porta della stanza.
Mi prese in braccio, non staccando le labbra da me.
"Mi sei mancato troppo..." dissi spingendo il suo viso contro la mia pelle, mentre tenevo le mani tra i suoi capelli.
"Non facciamolo mai più." mi supplicò adagiandomi sul letto e posizionandosi su di me, intento a levarmi la maglia.
"Non parliamone, non ora.... Ti voglio Mattia, voglio solo te." ansimai, quando la sua mano si posò tra le gambe entrando sotto la gonna e massaggiando attraverso il tessuto sottilissimo, di quegli slip semitrasparenti.
"Oh, piccola..." mugulò applicando più pressione nel mio punto più sensibile.
"Cazzo!" Gemetti sotto di lui.
"Emma, non fare così o giuro che muoio..." mi sussurrò ad un orecchio, provocante, mentre la gonna era completamente alzata.
Giocava con il bordo elastico dei miei slip, facendo scontrare con sempre più forza quello con la mia intimità.
Gemetti nuovamente mordendomi il labbro, rivoltando la testa indietro.
"Mattih... Bah- bahstah... Ti pregoh" gli supplicai, ma lui non mi ascoltò.
Mi tolse prima il vestito e poi gli slip, non avevo a dosso un reggiseno e lo vidi sgranare gli occhi.
"Ma i reggiseni, non li usi mai cazzo?" imprecò accanendosi contro le mie labbra, solo che questa volta c' era una dolcezza che accompagna la foga, quella volta ogni suo tocco ebbe un qualcosa di diverso.
Mi scostò d' improvviso le mutandine ed entrò in me con tre dita e movimenti, subito veloci.
Avrei potuto perdere la testa.
"Ti- ti voh-voglioh"gli supplicai vicina al limite.
"No piccola, verrai dopo, verrai ancora una volta, come tutte, urlando il mio nome, ma sta volta urlarai anche quanto mi ami." quelle sue parole sussurrate ad un orecchio, mi risuonarono nelle viscere, la sua fotttuta voce calda, roca, profonda...
Disse quelle parole accelerando ulteriormente il ritmo e qualche istante dopo venni.
"Mattih" sussurrai quando ormai aveva ripreso i movimenti al mio interno.
"Chiama il mio nome, solo io ti posso rendere così vulnerabile, così ... Leonessa" mi sussurrò nuovamente.
"Hai... Rottoh le- leh palle."
Dissi con la testa a puttane. Poco dopo, finalmente riecco Mattia ancora dentro di me.
Spingeva, ad ogni spinta mi guardava intensamente.
"Oh piccola..." gemette pure lui accelerando il ritmo.
"Mattih... Ahh." la stanza era piena di noi ed io ero piena, finalmente dopo tempo, di lui.
"Vieni, vieni urlando il mio nome." continuò a ripetermi mentre io ero sempre più vicina al limite.
"Dimmelo Mattia, voglio che mi dici quanto mi ami... Ah" dissi conficcando le unghie nella sua schiena.
"Dio Mattiah." urlai venendo poco dopo seguita lui.
"Ti amo piccola, come mai nessuna."





È abbastanza orribile, mi scuso per l' attesa ma ho grossi problemi con la connessione🌸

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