Capitolo 38

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"Non sarei mai stato in grado di nasconderti un figlio! Come cazzo ci sei riuscita? E se io non ti avessi trovata, cosa avresti fatto? Mi avresti tenuto all'oscuro della sua esistenza per quanto?" anche lui è incazzato ed è in bilico tra il cazziarmi e l'odiarsi, stiamo entrambi valutando chi ha fatto la cosa peggiore ma mi sembra impossibile determinarlo....

"Io non pretendo che tu mi perdoni, anche se lo vorrei con tutto me stesso, e non ti nego che cercherò di dimostrati che sono ancora io e non più un'ubriacone. Ma ti prego non escludermi dalla vostra vita, perché non ce la farei sul serio ad andare avanti..."-"Ho sempre aspettato il momento in cui mi saresti venuto a prendere, ho sempre visto il tuo viso ad ogni mia ecografia, mentre magari eri emozionato come me... Perché nonostante tutto non mi pentivo di questa creatura e ieri più che mai ti avrei voluto al mio fianco quando la dottoressa mi annunciava che aspettavo una femminuccia... Sono stati mesi terribili senza di te, mai mai per un attimo ho creduto davvero di escluderti dalla vita di mia figlia." dico, in lacrime, esausta e con nessuna voglia di capire chi ha sbagliato di più, perché la mia bambina ha bisogno di un padre, ed io ho bisogno di lui a mia volta, perché non ho desiderato altro per mesi ed ora non ho più la pazienza di aspettare.

"Matti? Ci sei?" Francesca fa capolino nella stanza calando un velo di imbarazzo tra queste quattro mura.

"Emma? Che ci fai qui?" mi guarda, sconcertata, passando poi lo sguardo su Mattia, assicurandosi che stia bene.

"Ehm... È una storia molto divertente..." comincio a dire, rendendomi conto di risultare ridicola.

"In pratica non lo so nemmeno io come sono arrivata qua: sono svenuta e mi sono svegliata in camera sua, quindi il racconto lo dovresti chiedere a lui." comincio a dire, in maniera veloce e sconnessa.

Sono forse un tantino ridicola.

"In pratica, l'ho trovata a lavoro, parlava con mio figlio, di cui ho scoperto l'esistenza circa due ore fa, dopo che è stata a casa tua, e me l'hai nascosto. Beh il suo cervello non ha retto allo stress per cui forse quella creatura avrebbe potuto avere me come padre; quindi io quando è svenuta l'ho portata qua. Sì è una storia fottutamente divertente!" sbotta Mattia, facendomi pentire delle mie parole un'attimo dopo averle pronunciate.

"Cercavo solo di sdrammatizzare..." cerco di giustificarmi, invano, scatenando la sua ira.

"Cosa cazzo vuol dire che cercavi di sdrammatizzare? Ti rendi conto più o meno di quello che è successo?! Sei incinta Emma, Cristo!" urla, Mattia sembra essere due persone, oggi è particolarmente lunatico... Un attimo prima si odia, si scusa... Quello dopo mi urla contro come se mi odiasse per davvero.

"Ma cosa credi?! Che sia stato facile per me? Mi sei mancato come l'aria! Sono stata una merda in questi mesi! Se non fosse stato per mia figlia..." sussurro, cominciando a pensare l'esistenza dei miei ultimi mesi senza la mia bambina.

Fa davvero schifo. La vita senza mia figlia non esiste più.

"Hai sbagliato! Non c'è niente che ti possa giustificare!" urla ancora, ed ecco Francesca dileguarsi e la situazione tornare alla rabbia.

"Ma chi sei tu per farmi la morale?! Ti sei scopata un'altra brutto stronzo! Io a casa piangevo con una dannata e tu ti sei scopato un'altra!" urlo, spingendolo, sento la rabbia di quella sera tornare in me.

"Hai messo le tue schifosissime mani su un'altra! Una che non sono io! Ti avrei perdonato tutto Mattia! Avrei preferito mi prendessi a pugni! Come cazzo hai potuto?!" continuo, mentre le lacrime mi rigano le guance, e le parole sfociano senza che io le possa controllare.

"Sai cosa significa per me il tradimento, sai che io non posso accettarlo! Ti avrei perdonato il trattamento di merda che mi avevi serbato. Ci avrei messo un po'ma ti avrei perdonati!" abbasso il tono stremata. Tutto questo fa male alla mia bambina...

"Io non mi ricordo Emma! Non me lo ricordo!" continua, tornando ad odiarsi, perché è così volubile?

"Te lo giuro Emma mi dispiace..." sussurra.

"Devo andare a casa..." comincio a dire, prima che lui possa tirare in ballo qualche altro argomento pericoloso.

"Aspetta..." e mi avvicina a se.

Gli sono così vicina che posso sentire il suo cuore battere; le mie mani sono imprigionate nelle sue, contro il suo petto; i miei occhi sono incastrati nei suoi...

"Non vivo più senza di te..." sussurra, accarezzandomi una guancia, guardandomi come solo lui è in grado di fare.

"Non fare così..."sospiro, poggiando le mie mani sulle sue, beandomi finalmente dopo mesi del contatto con la sua pelle...

<ha delle mani così grandi...>

"Mi dispiace." continua, il suo respiro è sulle mie labbra.

"Scusami tanto..." abbasso lo sguardo, vergognandomi di me stessa.

"Non fa niente." sussurra, muovendo il pollice sulla mia guancia, piano, dolcemente.

"Mi sei mancata da morire..." sospira,  la sua vicinanza mi fa rabbrividire.

"Anche tu..." il mio sembra quasi un gemito di dolore.

"Posso?" sussurra, staccandosi appena, guardando il mio pancione.

"S-si... Ovvio." balbetto, presa dall'emozione, sentendo gli occhi improvvisamente pieni di lacrime, lacrime di gioia.

Per quanti mesi ho sognato questo momento? Per quanto tempo ho sperato che le sue mani si posassero sul mio pancione? Un'infinità. Eppure, nemmeno un milione di volte, sarebbero bastate per compensare la meraviglia di questo momento.
Mai l'immaginazione potrebbe arrivare a questi livelli,  livelli dove i suoi occhi brillavando d'amore.

La mano trema e ancora a mezz'aria si avvicina timorosa alla mia pancia, e trattengono il fiato nel momento in cui i suoi polpastrelli aderiscono alla mia maglia, sul mio ventre, il mio ventre gonfio per via della presenza di sua figlia.

"Oh..." sussulta, allontanando appena la mano dal mio ventre, poggiandocela subito dopo.

"Ha scalciato." i suoi occhi si alzano, incrociando i miei, il suo sorriso è tutto per mia figlia, mentre i miei occhi si riempiono di lacrime e devo portate le mani alla bocca per trattenere i singhiozzi.

"La mia bambina..." singhiozzo, poggiando anche io una mano sul ventre, sentendo un'altra piccolo calcetto contro la mia pelle.

"È il suo primo calcetto..." sussurro, scoppiando in lacrime, ritrovandomi improvvisamente tra le braccia di Mattia, che mi stringe con tutte le sue forze.

È così che avrebbe sempre dovuto essere. Così.

"Ti amo così tanto..." sussurra al mio orecchio, portando poi la sua fronte contro la mia, che ancora cerco di metabolizzare la gioia del momento.

Non sono riuscita a dirgli niente, vedevo solo le sue bellissime labbra vicine alle mie, i suoi meravigliosi occhi ad un passo da me e non ho potuto più resistere perché tutto questo mi è mancato, da morire.

Sentire finalmente le sue labbra sulle mie, la sua lingua che torna a giocare con me, le sue mani grandi stringermi, scivolare sulla mia schiena...

<Sapessimo prima di quando partiamo, che il senso del viaggio è la meta, è il richiamo>

CHE SIA TUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora