Capitolo 18

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Schiusi lentamente gli occhi, la testa girava per via del post-sbronza e il letto era vuoto.
Avevo un'occasione d'oro per scappare senza farmi vedere e magari riuscire a porre fine a quella storia.
"Dove credi di andare?" sentii la sua voce roca riempire la stanza ed io sussultai finendo di infilarmi le scarpe.
"Devo andare, davvero..." cercai di dire ma mi fu impossibile, Mattia mi prese e mi buttò di peso sul letto levandomi le scarpe e la giacca.
"Me che diavolo fai?!" urlai isterica, mentre lui mi teneva ferma, odiavo sentirmi in trappola, era un po'come la mia fobia degli ascensori: sentirmi bloccata da qualcuno mi faceva impazzire.
"Mattia!" urlai ancora divincolandomi e dopo avermi lasciato solo con il vestitino addosso mi liberò i polsi.
"Cazzo se odio quando la gente mi blocca!" dissi in uno schizzo nervoso, strattonandomi i capelli.
"Scusa, ma ti avevo detto che non saresti andata." mi guardò con faccia da cucciolo e non potei più resistergli: mi alzai dal letto e tolsi anche il vestito, mettendo una sua maglia, tolsi anche il reggiseno e mi buttai sotto le coperte, tra le sue braccia.
Fabio era a Milano per lavoro, non mi avrebbe mai beccato nessuno.
"Non è stato difficile come credevo!" ammise in un risolino, accarezzandomi il viso con un dito; sapeva essere così delicato che spesso mi addormentavo per via di quelle carezze.
"Mi sei mancata cosí tanto." continuò poi in un sospiro, facendomi sentire ancora peggio.
"Ehi, guardami." mi richiamò prendendomi il viso.
"Non sparire, ti prego, staremo più attenti e troveremo una soluzione, ma non sparire." mi guardò intensamente, con quegli occhi verdi che mi avevano fatto innamorare.
"Quando la troveremo Mattia? Tutto questo non dovrebbe essere successo e io non dovrei essere qui!" mi portai una mano sul viso, non era giusto!
"La troveremo Emma ma smettila di penarci, adesso!" ordinò, stampandomi un bacio tra i capelli.
"La sai una cosa?"- dissi tirandomi su-"Cosa?" mi guardò con un sorriso bellissimo.
"Io ci ho provato a starti lontano, te lo giuro, ma non ci riesco. Ti amo troppo." dissi e lui mi baciò sorridendomi.
"No, aspetta. Dopo la sauna sono andata via con Fabio e abbiamo fatto sesso e..."-"Emma..." mi interruppe spostando lo sguardo altrove, mentre le carezze cessavano.
"Ascoltami. Abbiamo fatto sesso e ti ho immaginato al suo posto, mi ha fatto rabbia tutto questo, da quella sera non sono più riuscita a farci sesso." dissi guardandolo intensamente, lo smeraldo dei suoi occhi brillava e non sarei mai voluta uscire da quella stanza.
"Resta con me, oggi." supplicò dopo avermi baciato ancora.
"Si accorgeranno che sono sparita."-"Dì che eri a casa di Francesca, ti prego." senza dire nulla, presi il cellulare chiamando la mia amica: sapevo che mi avrebbe coperto.
"Stai attenta, ti voglio bene. Salutalo." mi disse alla fine della chiamata, intuendo la presenza di Mattia, nonostante non avessi aperto bocca.
"La amo." disse poi Mattia e gli tirai un pugno sul petto.
"Scusami?" lo guardai storto e lui sorrise avvicinadosi per stamparmi un bacio.
"Ma quale bacio e bacio!" mi finsi arrabbiata, mentre la sua mano scorreva sulla mia schiena.
Quel giorno dovevamo esistere solo noi due, proprio come a New York.
"Lo sai che io amo solo te." disse baciandomi.
Avevo una voglia terribile di rimanere tra le sue braccia tutto il giorno, mi era mancato da morire il suo odore, ma il senso di colpa era comunque tanto, a Fabio volevo bene.
"Che succede?" domandò guardandomi negli occhi e non potei mentirgli con essi, a parole non ebbi bisogno di dire nulla, mi avrebbe capita lo stesso.
"Non sentirti in colpa, non rovinare qesto momento Emma, perfavore." mi supplicò, ma non ci riuscivo, sentivo il petto pesante, mi sentivo in colpa e avevo anche paura che il padre mi vedesse.
"Emma, siamo solo io e te. Io e te." continuò portandomi sotto di se, baciandomi dolcemente le labbra.
Odiavo sentirmi in quel modo, perché io volevo godermelo quel giorno.
"Io e te." risposi tirando un sorriso, prima o poi il senso di colpa sarebbe svanito.

"La vogliamo fare colazione Mimma?" quasi urlò Mattia dalla cucina.
"Sì!" risposi, con la voce ovattata dal dentifricio.
Aveva tenuto il mio spazolino a casa sua, non lo aveva buttato e non l' aveva minimamente toccato.
"Che gradisce, mia regina?" apparve nel bagno avvicinandosi e cingendomi la vita.
"Non so', mi stupisca." dissi sciacquandomi la bocca.
"Mh, ci sono molti modi in cui potrei stupirti." sussurrò ad un mio orecchio cingendomi dolcemente la vita.
"Allora scegline uno." risposi ridacchiando e dirigendomi verso il divano.
"Ah, no. Oggi niente cellulare!" continuò strappandomi il cellulare di mano, infondo mi stava bene. Più che bene.
"Ti amo quando sei così premuroso."dissi sorridendogli, mentre lui era intento a preparare la colazione.
"Ma se non ti dispiace cucino io, non vorrei morire oggi." lo schernii ridendo, in cucina era un disastro.
"Guarda che sono migliorato!" si difese lui con fare da bambino, mentre si era scordato della frittella sul fuoco.
"Ehm, ehm. La padella."gli feci notare divertita, menomale che era migliorato.
"Non è valido, sei tu ad avermi distratto!" si lamentò guardando deluso la sua frittella.
"Certo, certo. Dicono tutti così." dissi altezzosa, guadagnandomi uno sguardo truce.
"Vediamo allora se riesci a cucinare con me che ti distraggo." mi sfidò lui mettendo giù la padella e spegnendo il fuoco.
"Mi stai sfidando?" lo guardai con aria di supremazia.
"Beh, non so. Dimmi tu." ricambiò lo sguardo, era dannatamente sicuro di se e questo mi divertiva da morire. Credeva di essere il migliore e fu anche per questo che quando lo incontrai per la prima volta mi stupì.

CHE SIA TUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora