7.

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Durante la notte mi sveglio più volte, intensi brividi di freddo mi attraversano il corpo facendomi tremare.
Mi sveglio di soprassalto, la pelle va a fuoco.
Poi scrollo le coperte di dosso cercando sollievo, la testa mi vortica intensamente anche se è poggiata sul cuscino.
Non capisco se si tratta di un incubo o della pura realtà.
Mi lamento, mi agito convulsamente, piagnucolo.









ALEX POV.





Le prime luci dell’alba creano alcune ombre sulle pareti della mia stanza, con una mano dietro alla testa esamino tutti i bordi frastagliati del lampadario di cristallo.
Non riesco a pensare ad altro e questa cosa mi disturba, e molto.
Nina Mendez è ancora come un’incognita per me.
Tutta da scoprire.
Mi viene in mente e di certo non mi lascia indifferente.
La mia erezione se ne sta pesante sul ventre, entrambe le mani dietro la testa. Ieri sono stato ad un passo dall’infrangere le regole che mi sono imposto per prenderla con la forza.
Ha suscitato qualcosa in me, qualcosa di perverso.
Vorrei vedere quanto sarebbe bella la sua bocca con il mio uccello piantato nella gola. Tolgo la mano da sotto al cuscino, afferro la mia erezione mattutina e tiro forte sospirando.
Chiudo gli occhi e immagino un finale diverso per il giorno prima. Le labbra rosee e carnose di Nina aperte, il mio membro che scivola nella sua bocca, i testicoli che si tendono dallo sforzo mentre la sua timida lingua mi accoglie con gioia.
Sono sicuro che me lo leccherebbe proprio come ha fatto con le mie dita. Vogliosa, inesperta, una novizia che ha ancora molto da imparare. Mi spingerei in avanti, tenendole la testa, senza darle altra scelta che prenderlo quanto più possibile in tutta la mia lunghezza. Spingerei forte e a lungo, facendole prendere in considerazione l’idea di soffocare.
Porca troia.
La mia mano si muove rapida e stretta attorno al mio uccello, il letto cigola quando arcuo la schiena, perso nella fantasia di venire nella bocca di Nina.
Cazzo, si.
Prendilo tutto.
Si, così.
I miei muscoli s'irrigidiscono fino a venire copiosamente, schizzando tutto il mio seme sulle lenzuola di raso.
“Cazzo” mormoro con un filo di voce.
Non era necessario masturbarsi quando ci sono innumerevoli donne consenzienti pronte a farsi scopare come voglio soltanto se schioccassi le dita.
Ma fanculo, è stata una notte lunga.
Meritavo un po’ di distensione.
Ma d’altronde perché giustificarsi?
Sono sempre io, non c’è da meravigliarsi.
La mia mente è perversa come un bordello, malvagia come un manicomio criminale. Mi rimetto in piedi e sorrido soddisfatto, presto o tardi otterrò ciò che più desidero.
Non importa i rischi che dovrò correre, non importa tutto il resto.







NINA POV.





Sono sveglia a fissare la piccola finestra che da sul mare.
Lo ammiro nostalgica, come se mi mancasse qualcosa.
La sveglia sul comodino segna le 7.15, devo alzarmi, subito.
Mi metto seduta sbadigliando, ho il corpo a pezzi e le braccia che mi fanno male. Quando poggio i piedi sul pavimento freddo mi accorgo che l’equilibrio mi manca. La testa è pesante come un macigno e le tempie mi pulsano forte. Riluttante mi vesto velocemente indossando la mia divisa merdosa abbottonando la camicetta fin sotto al mento, poi tento in tutti i modi di abbassare quanto più possibile la gonna sulle cosce.
Cazzo, Nina.. fa un bel respiro e conta fino a dieci, venti.
Dopo essermi lavata i denti e sciacquata il viso decido che è il momento di scendere e di affrontare il mondo, ovvero la banda di criminali che mi tiene in ostaggio facendomi fare un lavoro di merda. Sgattaiolo fuori dalla mia camera, la chiudo a chiave e poi la ripongo nel taschino della divisa. Cammino ammirando tutto ciò che mi è davanti nel corridoio, poi mi ritrovo davanti alla sua porta che mi attira come una calamita.
Una parte di me si chiede cosa stia facendo dall'altra parte.
Se stia ancora dormendo, se stia facendo la doccia.
Dio, la doccia.
Nina, smettila!
Quest’odiosa sensazione altalenante alle viscere ogni qual volta lo penso semi nudo deve interrompersi immediatamente.
Tu non puoi pensare a certe cose, tu non devi pensare a certe cose.
Non è possibile, sto per diventare matta a furia di convivere con questo branco di svitati.
Scendo rapidamente la scalinata, sussulto dalla paura non appena intravedo la sagoma di T.C. intento a discutere al cellulare.
Non appena si accorge della mia presenza riattacca subito mettendo via il telefono nella tasca dei suoi pantaloni.
Noto e memorizzo ogni singolo gesto, ogni singolo dettaglio.
“Buongiorno” mi saluta con un sorriso.
“Giorno” lo rispondo riluttante.
“Beh, come va? Ti sei ambientata?” chiede.
“Sono stata costretta ad ambientarmi e soprattutto ad indossare questa stupida e ridicola divisa” sputo, indicandomi la gonna plissettata.
“.. come se avessi avuto altra scelta” borbotto infine.
“Nina” mi ammonisce dolcemente.
“Adesso se vuoi scusarmi devo preparare la colazione ai signori” sputo infiammata con il mento in sù.
“Che caratterino” ride alle mie spalle seguendomi.
Entro in cucina ringraziando Dio affinché non ci sia ancora nessuno, Stella sbuca dal retro con dei sacchetti di carta ricolmi di cose da mangiare, provviste.
Corro subito a darle una mano, T.C. fa lo stesso proprio dietro di me.
“Buongiorno Stella” la saluta sorridendo.
“Buongiorno signore.”
“Quante volte ti ho detto di chiamarmi T.C.? Non mi piace che tu mi dia del signore. Sono troppo giovane” scherza facendo una smorfia divertita.
“Come vuole, ma io continuerò a chiamarla signore” sbuffa divertita estraendo dai vari sacchetti tutta la spesa fatta.
Copio i suoi movimenti rendendomi utile anche se le gambe quasi non reggono il mio peso.
“Cosa c’è da mangiare?” chiede T.C.
“Cosa vuole che le prepari?” replica lei.
“Uova e bacon andranno bene. Si è svegliato qualcuno?” chiede T.C. prendendo del succo dal frigo.
“Dormono tutti, ma il padrone è uscito da poco” sussurra intenta a litigare con le padelle.
Un fitta alla testa mi avverte che qualcosa non va, mi aggrappo al bordo di marmo della cucina ad isola per reggermi in piedi.
T.C. si accorge del mio malore improvviso e mi soccorre subito, tenendomi per le braccia.
“Nina che hai? Ti senti bene?” chiede toccandomi il volto.
Posa una mano sulla fronte e sgrana gli occhi.
“.. tu scotti..” sussurra.
Nemmeno il tempo di finire la frase che le mie gambe cedono, svengo al suolo priva di sensi.

The herd. (IL BRANCO) Where stories live. Discover now