11.

84.1K 2K 296
                                    





Quando Vanessa esce dalla cucina mi lascia perplessa.
Pochi istanti dopo Alex fa la sua entrata a torso nudo, mi guarda col mento sollevato con aria di sfida mentre apre il frigo.
Beve con foga dal cartone del succo, i muscoli delle sue braccia mi distraggono e non riesco a non pensare alle sue parole di ieri notte. Faccio in modo di tenermi occupata, non voglio che pensi che lo sto fissando con la bava alla bocca.
Rimette il succo a posto nel frigo, lo richiude piano e poi a passi lenti ma decisi avanza verso di me appoggiandosi al ripiano di marmo. Con le mani che tremano tento di non farmi scivolare al suolo i piatti che sto asciugando ma il cuore inizia, inaspettatamente, ad andare più veloce del solito.
Com’è possibile una cosa del genere?
Come mai non appena mi è vicino anche a soli pochi metri di distanza inizio a sudare e mi tremano le gambe?
Tra noi c’è chimica, un desiderio inspiegabilmente perverso, questo l'ho capito, dannazione.
Qualcosa che toglie il fiato, qualcosa di tanto intenso da togliere le energie.
"Dormito bene stanotte?” sussurra serio, gli occhi luccicanti di malizia.
“Come un angelo” sorrido sfacciatamente.
Tutto il contrario, dopo la doccia fredda per congelare il desiderio impellente di farmi scopare da lui non ho chiuso occhio.
Bastardo, sei un vero bastardo.
Vorrei gridarglielo in faccia, sono sicura che riderebbe di me.
“.. un angelo” ripete, come se stesse pronunciando per la prima volta questa parola.
“Ho da fare” biascico riluttante, gli do le spalle terminando la nostra breve e seccante conversazione.
Sott’occhio noto che aggrotta la fronte, poi si alza e se ne va.
Prima che possa lasciare definitivamente la cucina mi volto di scatto, la visione della sua schiena nuda e tatuata mi fa fremere dal desiderio di baciare ogni centimetro della sua pelle.









ALEX POV.




“Alex che cosa ti costa? Andiamo..” sussurra, le braccia incrociate al petto.
“.. voglio che quella ragazza lavori per il Lux, voglio averla nel mio locale” aggiunge determinata.
“Non dimenticare che il Lux è tuo quanto mio” ribatto infilando un paio di pantaloni, poi allaccio la cintura.
“Certo, il Lux è tuo quanto mio. Su questo siamo d’accordo, ma Nina potrebbe cambiare le cose, potrebbe fruttarci molti soldi. È molto bella..” sorride compiaciuta.
“No..” mormoro serio, dalla cabina armadio sfilo una camicia inamidata dalla gruccia.
“Potrebbe attirare la clientela, quel suo visino d’angelo farebbe sbavare qualsiasi vecchio disposto a pagare centoni per una sola scopata” insiste innervosendomi.
“Ho detto di no” ripeto, stavolta più duro.
“.. gestisci il mio locale non sei il mio braccio destro..” sputo.
“Non capisco” sbuffa camminando per tutta la camera.
Mi guardo allo specchio, serio, cupo.
Infilo la camicia e piano la abbottono facendo scomparire la Dea tatuata sul mio addome.
“Davvero non capisco! Puoi trovartene un’altra disposta a stirare le tue camicie o a lavare i cessi della tua villa. È sprecata in questa casa, lo sai bene e non vuoi ammetterlo. Ha soltanto bisogno di una spinta” ammicca alle mie spalle, una sua mano mi accarezza da dietro gli addominali tesi.
Le blocco la mano stringendo la presa sul polso, la guardo attraverso lo specchio e le trasmetto tutta la mia disapprovazione. "No” ripeto un’ultima volta.
Torno ad abbottonarmi i polsini fissandomi allo specchio.
“Peccato” sussurra con quel suo modo seducente.
“Che c’è? Ti piace?” sussurro divertito, passandomi poi una mano tra i capelli.
"Da morire” ammicca, lo sguardo languido.
Inverto i ruoli, adesso è lei a starmi davanti e mi guarda attraverso lo specchio, le poso una mano sul ventre, la stoffa setosa è morbida sotto il palmo.
Con quell’altra la stuzzico, provocando la pelle del suo collo.
“Te la faresti?” chiedo in un sussurro nel suo orecchio, il suo petto si solleva e si abbassa rapidamente in risposta.
“Vorresti leccare la sua pelle, baciare quelle rotondità prosperose, vorresti assistere mentre..” sussurro, toccando con la punta del naso quella parte del collo che so che la fa impazzire.
“.. la riempio con il mio cazzo fino a scoppiare, non è così?” proseguo famelico, lei si muove tra le mie braccia.
Annuisce, incapace di parlare dato il respiro corto e l’eccitazione alle stelle.
Sorrido malefico.
“Puoi scordartelo” ribatto serio improvvisamente, mi allontano strappandola bruscamente dal suo sogno erotico ad occhi aperti.
“Non con lei..” aggiungo, la mascella tesa.
“Se tu volessi.. potremmo, a lei non dispiacerebbe, ne sono convinta” farfuglia, stordita dalle mie provocazioni.
“Non se ne parla” inizio ad irritarmi, infilo la giacca nera e aggiusto il bavero sul petto.
“Ma che problemi hai? È soltanto un'insignificante ragazzina” sputa, adesso infuriata.
“Cos’è? Vuoi tenerla tutta per te?” biascica inviperita.
La trafiggo con lo sguardo, incurante del fatto che stia ancora parlando con me afferro le chiavi della mia Bugatti.
“Perché non rispondi?” urla.
“Hai paura che possa preferire me a te?” ride amaramente.
“Hai paura che possa piacerle?” aggiunge, piena di sé.
Mi fermo, provocata la mia pazienza mi volto in sua direzione e con passo sicuro la raggiungo, la afferro per un braccio.
"Credi davvero che preferirebbe la tua fica usata al mio cazzo?” ribatto, freddo e controllato.
Non mi risponde, forse non lo farà mai perché in cuor suo sa che è così, che ho ragione.
La lascio andare, infuriata si massaggia il braccio e mi urla dietro. "Dove vai?”
“Devo incontrare il direttore di una banca” mormoro avviandomi verso la porta.
“E io che dovrei fare?” sbuffa sonoramente.
“Potresti iniziare con il non rompere le palle. Fa la brava Vanessa, trovati un hobby" borbotto lasciando la mia camera.
Quando sono fuori, nel corridoio, la mia attenzione viene rapita dalla porta della sua camera.
Mi avvicino deciso, estraggo dalla tasca posteriore il mazzo di chiavi e la apro, una volta dentro mi guardo attorno, è tutto pulito. Nell’aria posso percepire il leggero profumo dei suoi capelli, della sua pelle chiara.
Il letto perfettamente in ordine.
Sul comodino un libro di Jane Austen, lo rigiro tra le mani e poi lo rimetto al suo posto.
Faccio il giro del letto, guardo fuori dalla finestra.
Sono convinto che le piaccia questa vista.
Quando mi volto, resto fisso a guardare la camera che un po’ di tempo fa era come la mia stanza del peccato.
Ricordi offuscati mi vengono in mente.
Qualcosa attira la mia attenzione, mi avvicino al letto e mi piego sulle ginocchia, da sotto al letto raccolgo con l’indice un paio di slip bianchi. Li porto sotto al naso, inspiro la sua essenza innocente. Riesco ancora a sentire l’odore della sua fica bagnata, sorrido perversamente infilandomele nella tasca dei pantaloni.
Lascio la sua camera, l’ombra di un sorriso malizioso aleggia sul mio volto.









The herd. (IL BRANCO) Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt