55.

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ALEX POV:





Trema tra le mie braccia.
Vorrei non avesse assistito a tutto quello che è successo negli ultimi dieci minuti, tornare indietro e non ricorrere alla violenza per fermare questa gente immonda.
Cerco di tranquillizzarla, è scossa.
“.. ho avuto paura che potesse succederti qualcosa” continua a ripetere, ed io la stringo a me più forte.
Quasi a rubarle il respiro.
Sono fortunato, molto fortunato.
Il mio primo pensiero è stato lei, sono entrato nel panico totale.
Mi porto una mano sullo sterno e faccio una smorfia.
“.. sei ferito” sussurra con i suoi occhi grandi spalancati.
“No, ho preso soltanto qualche colpo” la rassicuro.
I vermi che abbiamo messo al tappeto in poco tempo si rimettono in piedi e scappano come scarafaggi lasciando il loro capo svenuto sulla sabbia.
Jake si accerta che sia per davvero privo di sensi, lo rigira su se stesso usando un piede e poi gli sputa addosso.
“E adesso cosa faremo? Questa gente è terrorizzata, non possiamo lasciare le cose in questo stato” esclama T.C.
Nina sembra preoccupata più del solito, e forse lo sono anche io.
Per la prima volta non so come gestire le cose.
Aiutare questa gente significa esporre ad eventuali pericoli le persone a cui voglio bene, dovrò riflettere a fondo prima di prendere una decisione.
Dei rumori strani attirano la nostra attenzione, mi volto di scatto ed intravedo due o tre figure adombrate che vengono fuori dal boschetto ormai buio.
Jackson e Bree sostengono Abel, apparentemente ferito.
“Oh mio dio, che cosa è successo?” chiede Nina, e immediatamente presta soccorso.
“L’abbiamo trovato nel bosco in queste condizioni” spiega Jackson, adagiandolo piano sulla sabbia.
Brianna sembra sconvolta, sua madre si avventa subito verso di loro, parole confuse in spagnolo fanno da sottofondo a questa scena drammatica.
“Ti prego, fa qualcosa Nina. Ti prego..” la implora.
Ma la mia Nina non ha quell’espressione in volto che aveva quando è morto Dave, al contrario.
“Sta bene, non è in pericolo di vita. Ha perso i sensi, il battito è regolare.. ma è stato pestato..” esamina le varie ferite.
Mi porto le mani in faccia e sospiro.
“Cazzo” biascico sotto voce, poi calcio la sabbia.
Shane appare subito dopo, la faccia accartocciata e la solita espressione arrogante.
“Gente, che succede? È messo male il vecchio” esclama, osservandolo dal basso verso l’alto.
“Dove cazzo eri finito?” biascico.
“Ti sono mancato?” ammicca un sorrisetto.
“.. smettila di dire stronzate, ho l’aria di uno che vuole scherzare?” indico lo spacco sul labbro inferiore.
“C’è stata una rissa?” chiede divertito.
“.. cazzo, perché mi perdo sempre le cose più interessanti?” si ammonisce da solo.
“Che sta succedendo Alex? Prima il padre di Brianna, poi vi ritroviamo ridotti in questo stato..” mormora Jackson.
“Siamo stati attaccati.”
“Attaccati?” ripete Shane.
“.. si” sospiro, le mani sui fianchi.
“Vuoi dire che quei figli di puttana hanno scoperto il nostro covo segreto?”
“Non si tratta dei Falcones. Almeno non questa volta.”
“E di chi cazzo si tratta?” biascica.
“.. non ne ho la più pallida idea” deglutisco a malapena.
“Los Trinitarios” esclama improvvisamente Bree.
Prende coraggio e si fa avanti, lasciando suo padre nelle braccia di sua madre.
“Cosa?” sussurra Jackson.
“.. è una piccola ma potente e violenta organizzazione criminale del posto.”
“Ma che cazzo di nome..” sputa Jake.
“.. il nome Trinità sta per sottolineare i cardini su cui si basa la banda; Dio, la patria e la libertà. Nel 90 si è diffusa a macchia d’olio a New York e nel New Jersey, trattano cocaina, prostituzione e gioco d’azzardo. Quelle sono persone che non scherzano..” spiega Brianna.
“Come fai a sapere tutte queste cose dolcezza?” chiede Shane.
“.. sono cittadina America, e poi la mia coinquilina era una poliziotta” aggiunge.
“In ogni caso Alex ha fatto in modo che loro se ne andassero, non credo torneranno” mormora T.C.
“Se parli di quel delinquente” dice indicando il figlio di puttana incosciente.
“.. non vale nulla, è soltanto una pedina. I pezzi grossi stanno in alto, non sappiamo chi siano ma sappiamo che vogliono impossessarsi della nostra terra, del nostro villaggio. Mio padre era sotto minaccia, se non avesse sgomberato questo posto avrebbero usate le maniere forti, ha cercato di prendere tempo, di cercare una soluzione ma a quanto pare non c’è stato tempo.”
“Cazzo, davvero una spina nel culo” borbotta Shane.
“E noi cosa possiamo fare?” chiede T.C.
“.. innanzitutto chiudere il becco, siamo già nella merda se l’hai scordato Cooper! Non abbiamo bisogno di altre rogne e grattacapi. È una cosa che non ci riguarda, e metterci contro un altro clan non farà altro che spianare il nostro cammino verso la morte..” sputa Shane.
“Non possiamo stare a guardare come queste persone vengono prese di mira da pezzenti banchieri e latifondisti ricchi sfondati” risponde sprezzante.
“Non sono cazzi tuoi” sussurra.
“.. ha ragione” mormoro.
“Alex” Nina mi guarda con circospezione, quasi con timore.
I suoi occhi gridano aiuto, supplicano clemenza.
Cosa posso fare?
Perché mi sento tremendamente responsabile di queste persone che nemmeno conosco?
Cala il silenzio tra noi, tutti mi guardano.
“La decisione spetta a te, amico” Jackson fa spallucce.
Mi prendo qualche secondo per analizzare la situazione.
Certo, ho affrontato di peggio.
Siamo sopravvissuti a C4 esploso, attacchi notturni dai talebani, fuoco aperto e incessante per 24 ore di fila ma non potevo prevedere tutto questo.
Adesso che Nina fa parte della mia vita mi sento in diritto di proteggerla, di proteggere ciò che stiamo costruendo.
Mettere la mia vita in pericolo non mi entusiasma più come prima, non mi carica più di adrenalina.
Perché sono perennemente terrorizzato dall’idea di chiudere gli occhi e di non rivederla più.
No, Nina non c’entra in tutto questo.
‘Sii responsabile e autoritario Alex, hanno bisogno di una figura solida e decisa.’
Mi guardo attorno, il senso di colpa si fa strada dentro di me.
Abel disteso al suolo privo di sensi, sua moglie terrorizzata, i volti dei bambini che mi osservano con occhi sgranati, Nina che conta su di me.
“Ho bisogno che tu mi faccia un favore” mi rivolgo a T.C.
“Qualunque cosa.”
“Porta Nina alla baita, chiudetevi dentro a chiave e fa in modo che da quella porta non entra e non esca nessuno. Intesi?” ordino serio.
“Alex, no! Io non ti lascio..” urla Nina, si rimette in piedi e avanza verso di me con la faccia arrabbiata.
“Non voglio sentire alcuna obiezione da parte tua.”
“Non voglio lasciarti da solo, non posso..” sussurra lei.
“.. Nina troppo spesso dimentichi chi sono e cosa sono stato..” farfuglio seccato.
“Non importa, non sei invincibile..” sputa.
“Nessuna obiezione” ripeto più duro.
“Alex” si lamenta, mi avvicino e le appoggio una mano sul fianco. “.. ho bisogno di saperti al sicuro, soltanto così la mia mente potrà elaborare un piano..” la rassicuro.
“Andiamo?” chiede T.C.
“.. mi fido di te” gli do una pacca sulla spalla, poi mi avvicino al suo orecchio e gli raccomando un’ultima cosa.
“.. la mia Glock è sotto al materasso” sussurro.
Annuisce lentamente, poi spinge Nina per la schiena.
“Vacci piano o dovrò farti male” mi prendo gioco di lui.
“.. torna da me” mima lei, gli occhi tristi.
A poco a poco si allontana, la sua figura diventa man mano piccola.
“Sempre” sussurro, poi le mando un bacio.
Quando mi volto verso il mio gruppo cambio rapidamente espressione, divento serio, muto.
“.. adesso basta con i sentimentalismi” borbotta Shane.
“Tu non sai nemmeno cosa siano i sentimenti” lo attacca Jackson. “.. si, perché non sono una verginella incallita come te.”
“Ha ragione” ribatto io.
“.. basta con le puttanate” sputo arrabbiato.
Avanzo verso il grosso sacco di merda disteso sulla sabbia.
“Jackson accompagna Brianna e sua madre con i gemelli alla loro baita..” ordino.
“M-ma io” ribatte Bree, poi si blocca.
“Jake vi darà una mano a portare il corpo di tuo padre, andrà tutto bene. Fidati di noi” aggiungo, ammorbidendo il tono di voce. Guardo in direzione di Jake, tiene una mano premuta contro la fronte e un rivolo di sangue gli cola dal sopracciglio rotto.
Fa un lieve accenno con il capo, poi si appresta a caricarsi in spalla il padre di Bree.
“Oh, merda.. quanto pesa” biascica sotto sforzo.
“.. mi verrà un’ernia” aggiunge.
“Un’ultima cosa” intrattengo Brianna.
“.. cosa?” sembra sconvolta, turbata.
“C’è un posto sicuro e isolato nei dintorni? Una baita vuota dove poter ospitare il nostro amico..” mormoro sprezzante, rivolgendogli un cenno con il capo.
Non è stupida, comprende al volo le mie intenzioni.
“.. c’è una piccola baita disabitata proprio dopo la nostra. Di solito la usiamo per seccare il pesce. Ti faccio strada se vuoi” il suo sguardo diventa cupo, riflessivo.
“Ti seguo” ribatto, poi prendo il bastardo per un piede e lo trascino sulla sabbia.
“E io che faccio?” urla Shane dietro di noi.
“.. non temere, per stanotte ti divertirai.”
“Che intendi dire?” aggrotta la fronte.
“.. faremo un salto nel passato capitano Burnell” sussurro.








The herd. (IL BRANCO) Where stories live. Discover now