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ALEX POV:






Mi domando in continuazione cosa ci faccio in questo posto.
Avrei dovuto starmene per conto mio nella baita, a riflettere su quanto è successo e a trovare una spiegazione plausibile per il mio comportamento.
Mi sento maledettamente in colpa, uno strano miscuglio di sensazioni negative mai provate prima.
Non ho voglia di festeggiare, ne tanto meno di sorridere o di fare qualsiasi cosa che includa l’entrare in contatto con qualsiasi persona presente a questa stupida festa.
Che coglione ad acconsentire, avrei dovuto dar ascolto al mio buon senso, ma se l’ho fatto è solo ed esclusivamente per lei.
Per tenerla sott’occhio, e per proteggerla.
Mi guardo attorno per scorgere la sua figura ma non riesco a trovarla.
Dove si sarà cacciata?
Se ripenso alla notte scorsa avrei voglia di urlare.
Nella frazione di venti secondi il mio corpo si è paralizzato di fronte alla sfacciata sensualità di Maria.
Mi sono sentito impotente, incapace di gestire me stesso.
Chiudo gli occhi passandomi una mano sulla fronte, ripenso alla sua reazione alla vista del bacio.
È andata su tutte le furie, ragionevole.
Ma non mi aspettavo le saltasse addosso e la prendesse a schiaffi. Ho cercato in tutti i modi di spiegarle che quel bacio non ha significato assolutamente nulla per me, che non ho provato la minima sensazione.
Ma ho utilizzato le parole sbagliate, forse sono io ad essere sbagliato.
“Perché non ti fai una birra?” una voce alle mie spalle interrompe i miei pensieri confusi ed offuscati.
Mi volto e sospiro pesantemente.
“Se mi fosse d’aiuto lo farei..” sussurro, distogliendo lo sguardo dal suo volto.
“Bevici su” me ne porge una.
Prendo la bottiglia di vetro tra le mie mani in modo riluttante, non ho molta voglia di bere ma sembra sia l’unica chance per non pensare a ciò ho fatto.
Ne bevo qualche sorso, e mi accorgo quanto in realtà faccia schifo.
“Questa merda non è birra” sputo, leggendo l’etichetta.
“Beh, sempre meglio dell’acqua di cocco” osserva.
“.. vuoi fare due passi?” aggiunge con circospezione.
“Vuoi insultarmi anche tu?” alzo un sopracciglio.
“No, affatto” fa un sorriso beffardo, poi si infila una mano nei bermuda color beige.
“Voglio soltanto provare a capire come stanno le cose.”
“T.C. non ho bisogno che tu e Nina mi psicanalizziate di continuo. Sono un adulto” mormoro irritato.
“Eravamo amici un tempo..” sussurra distratto.
“Già, ne sembra passato molto..” sospiro, rigirandomi la bottiglia in mano.
“Volevo soltanto comunicarti che, una volta ritornati a Miami e sistemato tutta questa faccenda, partirò per Sacramento e andrò dalla mia famiglia” mormora.
Faccio un rapido cenno di assenso, poi sorrido.
“Sono felice per te..” sussurro.
“.. spero che anche tu troverai la strada per essere felice.”
“L’ho già trovata.. e mi sta dando un sacco di problemi” ribatto sorridendo.
“Quelli non mancheranno mai, ma tutti i momenti di felicità e di gioia compenseranno il tutto, credimi.”
“Già” sospiro, guardandomi attorno.
È davvero difficile essere questa nuova versione di me.
Completamente diverso, ragionevole e calmo.
Sono quasi in imbarazzo.
“.. sono fiero di te Alex” mi da una pacca sulla spalla.
“Sono fiero della persona che sei adesso.”
“Dovresti ringraziare lei” sussurro, non appena la penso il mio cuore inizia a battere come impazzito.
“Certo, dovremmo farlo tutti. Quella ragazza è stata una manna dal cielo, ci ha salvati. Guarda Jackson, sembra un’altra persona! Sta persino pensando di mettere su famiglia con Brianna, e guarda me..” si indica.
“.. Nina mi ha fatto riflettere molto sulla possibilità di avere una vita normale, tranquilla. Rivoglio la mia donna, voglio crescere mio figlio. Nessuno mi impedirà di avere ciò che è mio, nessun legale, nessuno.. cazzo” borbotta esaltato.
“Non credevo fosse possibile, un visetto come il suo ha sconvolto gli animi di tutto il gruppo..” sibilo.
“Dovrei congratularmi” aggiungo.
“E dovresti fare anche altro..” sorride.
“Già” mi mordo le labbra.
“.. ci sto pensando da quando abbiamo messo piede in questo posto, ma non è ancora il momento adatto.”
“Il momento adatto dovrai crearlo tu, Nina non aspetta altro” ribatte.
“Voglio soltanto che sia tutto perfetto.”
“Lei vuole te, se ne frega del resto..” mormora.
A quanto pare ne sa molto più di me, a volte è irritante.
“Ce l’ho già, prima di partire mi sono occupato personalmente della questione” rivelo.
“Mi rende davvero felice sapere che hai trovato la persona giusta con cui condividere la tua vita” replica.
“Per caso l’hai vista? Non riesco a trovarla..” distolgo lo sguardo.
Ormai la birra che ho in mano è diventata calda e imbevibile, il caldo è afoso e sfiancante.
Appoggio la bottiglia su uno dei tavoli e attendo risposta.
“.. di sfuggita” dice in modo distratto.
“Aiutava la madre di Brianna ad arrostire la carne e poi non l’ho più vista” mi informa.
“Se dovessi vederla informami, okay? Ho bisogno di stare da solo con lei..” farfuglio.
“Okay, okay.. amico, ma tieniti certi dettagli per te” ride.
“Fa finta di non aver ascoltato, sono cose da uomini, veri uomini” gli strizzo l’occhio e poi gli do una pacca sul braccio.
Mi inoltro tra le varie persone radunate sotto al grande gazebo bianco, e mi ritrovo un paio di marmocchi tra i piedi, sorrido non appena mi fanno la linguaccia.
Ho voglia di vederla, una giornata intera senza di lei è come togliermi il respiro per ventiquattro ore.
Non so ancora che tipo di reazione possa avere, mi auguro che non sia arrabbiata come stanotte o non saremmo mai in grado di buttarci questo spiacevole ed equivoco evento alle spalle.
Qualcuno mi viene addosso gettando sulla mia camicia una sostanza liquida di colore rossastro.
Alzo gli occhi al cielo e impreco tra i denti, non solo per l’irritante incidente ma anche per la sua ostinata onnipresenza.
Non posso credere che sia tornata di nuovo alla carica, nonostante tutto quello che è successo.
“Oh mio Dio, mi dispiace così tanto” si porta una mano sulla bocca e sorride stupidamente.
Vorrebbe darmi a bere che è stata tutta una casualità?
Raccolgo al volo dei fazzoletti presenti sul tavolo di fianco e mi asciugo il petto, lei sembra imitare i miei movimenti.
“Mi dispiace, sono così dispiaciuta. Sono davvero sbadata, non so mai dove metto i piedi” si scusa ancora, le sue mani iniziano ad essere più insistenti e io faccio di tutto per tirarle via dal mio torace.
“Non voglio risultare ostile ma faccio da solo, grazie” ribatto in modo acido.
“Voglio soltanto aiutarti” biascica, insistendo ancora.
Abbasso la testa, i miei capelli si scompigliano e non mi lasciando intravedere nulla, quando rialzo il capo incrocio i suoi occhi.
Sotto l’occhio destro ha una piccola macchia violacea che circonda per intero la palpebra.
“Il trucco fa miracoli” mormora, infilando una ciocca di capelli corvini dietro l’orecchio.
“Non te lo ripeterò di nuovo” sospiro.
“.. sta lontana da me, hai già causato abbastanza danni.”
“La tua ragazza è una pazza psicopatica. Sei davvero attratto da quel tipo di donna?” alza un sopracciglio.
“.. non sei nemmeno degna di pronunciare il suo nome” borbotto tra i denti.
Lei sbatte le palpebre incredula, poi si lecca le labbra.
“Non cambia le cose” ribatte.
“Quali cose?” la mia voce diventa isterica, getto i fazzoletti sporchi sul tavolo e mi faccio serio.
“Puoi provare a dare la colpa a me ma soltanto perché sei arrabbiato con te stesso, ammetti di desiderare un’altra donna..” si fa più vicina.
“La tua tenacia è davvero impressionante, adesso capisco molte cose” faccio un sorrisetto amaro.
“.. non sai contro chi ti stai mettendo, se fossi in te mi occuperei delle faccende domestiche, di tuo marito e dei tuoi figli” replico.
“Alex” Brianna appare dietro di me.
“.. va tutto bene?” chiede guardando sua sorella.
“Si” sospiro.
“Ogni scusa è buona per importunare qualcuno? Vero Maria?” biascica.
“Davvero simpatica” finge un sorriso, poi Maria si volta e ci lascia da soli.
“.. perdonala, è davvero complicata e ingestibile. Mi vergogno per lei a volte..” sussurra.
“Hai visto Nina?” chiede infine.
“No, in realtà la cercavo” rivelo.
“Mi dispiace” osserva, mentre indica la macchia sulla mia camicia.
“.. è soltanto una camicia” borbotto.
Brianna mi intrattiene per un paio di minuti, rivolgendomi alcune domande confuse a cui non so dare nemmeno una risposta.
La verità è che penso ad altro, la mia mente è altrove e credo se ne sia accorta anche lei.
Non voglio essere scortese e liquidarla su due piedi, ma ho un bisogno urgente di ritrovare Nina prima di andare fuori di testa e di fare qualche cazzata.
Ma prima che possa farlo avviene qualcosa che non mi permette di respirare per qualche secondo, paralizzandomi dalla testa ai piedi.
Avverto la sua presenza, la sua freschezza e la sua vivacità anche a distanza, e il suo sorriso disinvolto mi fa male come un pugno dritto allo stomaco.
E la cosa più dolorosa è sapere di non essere io la causa.
Mi sento come se la terra sotto i piedi si fosse aperta in due e mi stesse risucchiando all’interno.
Nina cammina in compagnia del fratello di Brianna, quel tizio che a stento digerisco.
Ha una cassa di birra caricata in spalla e si pavoneggia ai suoi occhi mentre fa battutine stupide per farla sorride.
Il mio umore ha un crollo verticale, potrei ammazzare chiunque provasse ad avvicinarsi a me in questo momento.







NINA POV:






“Mi dispiace che tu abbia dovuto assistere a quella brutta scena” mormora, posando la cassa di birra al suolo.
“Non voglio parlarne” sussurro, cercando di sorride.
“.. sei molto più bella quando sorridi” si rialza e mi fronteggia, non posso fare a meno di guardarlo.
Sebbene siamo lontani i suoi occhi criptici catturano i miei, e per qualche secondo sostengo il suo sguardo persistente.
Non riesco a togliermi quella scena dalla testa, sento ancora la rabbia ribollire nelle vene.
Sarei voluta uscire allo scoperto e picchiarla di nuovo, ma stavolta affronterò la questione diversamente.
“Dovresti farlo più spesso” aggiunge, la sua mano si avvicina al mio viso e tenta di scostarmi una ciocca di capelli.
A questo gesto mi ritraggo e mi irrigidisco all’istante.
Per quale diavolo di motivo hai deciso di parlare con lei?
Milioni di domande mi girano per la testa e la mia mente naviga, dirigendosi in posti remoti e bui.
Perché non fai qualcosa?
Qualsiasi cosa?
Perché non vieni da me e mi porti via?
Tra le tue braccia mi scioglierei senza alcuna resistenza.
“Nina” schiocca le dita davanti ai miei occhi.
“Cosa?”
“Non riesci a staccargli gli occhi di dosso” sussurra seccato, facendo un segno con il capo.
“Si nota così tanto?” mi mordo il labbro.
“.. è più che evidente, ne sei innamorata” sospira.
“Già” ribatto.
“Il tuo uomo è un vero idiota, sta sprecando del tempo prezioso. Non sa di essere fortunato ad avere una donna come te al suo fianco” biascica.
Sorrido flebilmente in risposta, mi mancano persino le parole.
Vorrei rifugiarmi in un angolo di spiaggia e confortarmi da sola, allontanarmi da tutto questo rumore e da questa musica che non mi fa pensare.
“Tieni” dice, porgendomi una birra.
“.. ci siamo meritati una ricompensa. A mali estremi.. bevi e rimedi” sorride, poi apre entrambe le bottiglie e fa segno di brindare.
Non so se dovrei bere, la volta scorsa sono stata male.
Ma in questo istante credo sia l’unica cosa che possa alleggerire il mio malumore e la mia intolleranza verso quella sottospecie di vipera a sonaglio.
Ben presto, tra la confusione, la musica e discorsi irrelativi e di pochissima importanza, Rico riesce a farmi bere ancora, e ancora.
Inizio a parlare di argomenti insoliti, alla rinfusa, senza fermarmi mai.
Sono logorroica da ubriaca, lo so.
Ma non riesco a smettere, sento il bisogno di parlare e di parlare ancora, e lui sembra ascoltarmi divertito.
Alex è scomparso, non intravedo più la sua faccia corrucciata da cane bastonato.
Sono preoccupata, ma poi penso ad altro e la mia voce diventa appena udibile, quasi come un sottofondo.
Non sono sicura di essere ubriaca, forse si.. forse no.
So soltanto che vorrei andare da Alex e strangolarlo con le mie mani, e poi vorrei dar fuoco ai capelli di Maria.
“Nina” una voce mi sobbalzare.
“.. che succede qui?” chiede T.C.
“È tutto okay, chiacchieravamo del più e del meno..” ammicco.
“E tu?” gli do una spinta un po’ troppo rude.
“.. ma sei ubriaca?” alza un sopracciglio.
“Forse un po’” faccio segno con le dita, Rico scoppia a ridere.
“.. non correrai a fare la spia al mio fidanzato iperprotettivo e megalomane?” borbotto, corrucciando la fronte.
“Sei stato tu a darle da bere?” si rivolge a Rico.
“Ha fatto tutto da sola” alza le mani in alto.
“.. io le sto soltanto facendo compagnia, cosa che dovrebbe fare il suo ragazzo. E non andare in giro dietro alle gonne delle donne del villaggio” dice in modo riluttante.
“Ben detto” ribatto io.
“.. Alex non è affatto quel tipo di uomo. Rispetta la sua donna, e tu non sei nessuno per giudicare il suo comportamento. Invece di aiutarla stai soltanto peggiorando le cose e alimentando la tensione che si è creata tra di loro” risponde T.C.
“Vieni Nina, andiamo..” mi porge la mano.
“.. sei stato assunto per farmi da guardia del corpo?”
“Probabilmente si, e verrai con me che ti piaccia o no..” mormora. “Io non verrò da nessuna parte, mi sto divertendo” farfuglio stonata.
“.. e se Alex ha qualcosa da dirmi lo faccia di persona, è un immaturo, codardo e.. farabutto” sputo, barcollando.
“Sei fuori di te, andiamo. Ti porto al tuo alloggio.”
“No” schivo la sua presa, poi mi allontano.
“Non voglio” alzo il tono di voce, alcune persone si voltano verso di noi per capire cosa succede.
“Abbassa il tono, potrebbero fraintendere.”
“Lasciami in pace, lasciatemi tutti in pace..” bofonchio.
Dopo aver vagato per circa un paio di minuti alla ricerca di Alex crollo al suolo, sedendomi sulla sabbia.
“Nina” Bree urla il mio nome, poi si avvicina.
“Che succede?” faccio una smorfia.
“.. è tutta la sera che ti cerco, dove ti sei cacciata?”
“Con tuo fratello” rivelo.
“Non capisco..” aggrotta la fronte.
“Non è come pensi” biascico alzando gli occhi al cielo.
“.. abbiamo soltanto parlato e bevuto un pochino.”
“Ti ha fatta ubriacare?” chiede.
“.. avevo bisogno di scollegare per un attimo il cervello e di pensare ad altro. Ti capita mai di voler sparire dalla faccia della terra?” chiedo.
“Spesso” sussurra con le mani in mano.
“.. vedo che hai fatto conquiste” ridacchio.
“Di quali conquiste parli? Shane non è nemmeno venuto alla festa..” si tocca i capelli.
“Parlo del mio amico Jackson” rivelo.
“Oh” schiude le labbra.
“.. abbiamo chiacchierato, mi ha raccontato qualcosa di sé e del suo passato..” spiega.
“Ti piace?” muovo le sopracciglia e faccio un sorriso stupido.
“Credo di averlo giudicato male, i miei preconcetti a volte hanno la meglio su di me” mormora.
“Vorresti scopartelo?” chiedo.
“.. Nina” sussurra il mio nome sconvolta.
“Cosa? Cosa vorresti fare con un tipo come lui? Giocare a nascondino nel bosco o una partita di carte?”
“No, ma..” borbotta, il viso in fiamme.
“.. tranquilla, ho capito che ti piace. Sei arrossita come una verginella arrapata” bofonchio.
“Sei sicura di stare bene?”
“Mai stata meglio” ribatto.
“.. Jackson e mio padre hanno finalmente acceso il falò, vuoi unirti a noi?” chiede, indicando un punto dietro di sé.
“Dammi qualche minuto e vi raggiungerò..” concludo.
Brianna mi lascia nuovamente da sola, la mia vista diventa sfocata. Tento di rimettermi in piedi e mi ritrovo a ridere da sola come una stupida.
Una risata disperata che potrebbe tramutarsi in un pianto.
Ma resisto, cerco di calmare i miei nervi.
Improvvisamente mi sento afferrare il braccio e voltare con forza, alzo la mano per dare uno schiaffo a chiunque si sia permesso di toccarmi in questo modo così rude.
“Ma che..” schiva al volo il mio schiaffo, e mi scuote.
“Si può sapere che cazzo ti è saltato in mente?”
“Il solito animale, avrei dovuto riconoscere la tua stretta.”
“Se preferisci ti stringo più forte” mi sfida.
“Vuoi soffocarmi?” biascico stizzita.
“.. se questo è l’unico modo per tenerti attaccata a me, lo farò” ribatte.
“Sei una bestia” sputo, poi tento di divincolarmi.
“.. e tu sei ridicola con questo rossetto rosso” fa una smorfia.
“Credevo ti piacesse il rosso puttana” esclamo.
“Non dire cazzate” socchiude gli occhi.
“.. e lasciami” alzo la voce, lui accoglie la mia richiesta.
“Non puoi fare con me ciò che vuoi e quando vuoi. Ma cosa credi? Che io sia un oggetto? Una bambola di pezza? Quando ti stanchi di giocarci mi getti in un angolo e mi riprendi quando vuoi?” borbotto.
“Sei fuori strada, e stai dicendo un mucchio di puttanate.”
“Ho visto come ti toccava, prova a negarlo.. ” deglutisco a malapena.
“Hai visto ciò che ti faceva comodo vedere. Mi è venuta addosso e mi ha macchiato la camicia, le ho detto di starmi alla larga e poi sono andato a cambiarmi. Contenta?”
“.. tu invece te la spassi con quel individuo mentre siamo nel bel mezzo di una crisi! Noto quanto sei addolorata..” mi indica, soppesando le parole.
“Ti sei vestita come una poco di buono..” sputa.
“.. esatto, come una poco di buono” ripeto, provocandolo e cercando in tutti i modi di ferire il suo orgoglio maschile.
“Vuoi mettermi in ridicolo davanti a tutti?”
“Ti ci sei già messo da solo” biascico, inveendo contro di lui.
“.. non ti riconosco più” sussurra sconvolto.
“Beh, forse non mi conosci così tanto bene” ribatto.
Cerca i miei occhi, io evito ogni contatto.
“Ma che cazzo hai bevuto?” sospira, cercando di prendere il mio volto tra le mani.
“Ti ho detto di non toccarmi” mi divincolo, prendendo a schiaffi le sue mani.
Una parte di me vorrebbe che lo lasciassi fare, mentre c’è l’orgoglio che fa tutto il resto, prende tutte le decisioni.
“.. non voglio farti del male..” sussurra, sbarrando gli occhi.
“Credi davvero che ti permetterei di farlo?” farfuglio.
“Dio, sembri un’altra” borbotta.
“Forse ho soltanto aperto gli occhi, ero troppo stupida ed innamorata..” gli punto il dito contro.
“Ero? Perché usi il passato? Vorresti dirmi che non mi ami più?”
“.. probabile” faccio spallucce.
“Da quando siamo venuti su quest’isola non abbiamo fatto altro che litigare, sembra una specie di maledizione ed io non vedo l’ora di tornarmene a casa..” aggiungo, poi volto le spalle e lo lascio da solo a rimuginare.
Mio Dio, che cosa ho fatto?
La testa mi vortica ed io sembro impazzita.
Che diavolo mi sta succedendo?
Non volevo dirgli tutte quelle cose brutte, questa non sono io, la vera me.
Ho sempre paura che qualcuno possa portarmelo via e faccio di tutto per farmi detestare, quando invece dovrei dimostrargli quanto lo amo e tutto il timore che ho di perderlo.
Quando arrivo sulla spiaggia mi accorgo che sono tutti radunati attorno al falò, persino Maria.
Mi irrigidisco ma poco dopo Jackson e Brianna mi fanno segno di avvicinarmi a loro, proprio affianco a Rico.
L’atmosfera è allegra, c’è un tizio che strimpella un pezzo degli Oasis con una vecchia chitarra consumata, mentre gli altri canticchiano e cuociono mashmellow giganti sul fuoco.
“.. Dio, amo Liam Gallagher” sussurra Brianna.
Jackson in risposta inizia a canticchiare qualche parola di Life Forever, stupendo quasi tutti, persino Bree.
Lo guarda meravigliata, sbarrando gli occhi e muovendo le spalle a ritmo di musica.
“Non sapevo cantassi” sussurra.
“Sono tante le cose che non sai di me” ammicca lui.
Alzo gli occhi al cielo, credo che tra poco vomiterò ma sono felice del loro nuovo approccio, Jackson sta facendo progressi, devo ammetterlo.
Sia come essere umano che come uomo, e ne sono felice.
Rico mi lancia occhiate lascive di tanto in tanto e io mi concentro a fissare il rosso vivido del fuoco e il suo continuo scoppiettare.
È ipnotizzante.
Non sono lucida e riesco a riconoscerlo, ad un tratto alcuni di loro si alzano per ballare a coppia ed intravedo la figura di Alex avanzare verso il nostro gruppo.
Adesso cosa faccio?
Vado via o resto?
Che vada al diavolo.
Maria sembra contenta della sua presenza ma Alex cambia traiettoria e raggiunge T.C., entrambi hanno la faccia corrucciata e il muso lungo.
Sembra arrabbiato, con la mascella tesa e quel filo di barba incolta sul viso abbronzato. La tende ripetutamente, creando quelle fossette ai lati delle guance, e poi non mi stacca gli occhi di dosso per un solo attimo.
Jackson invita Brianna a ballare, e devo dire che sono molto carini insieme.
Tutta questa quiete e calma grazie al fatto che Shane si trovi chissà dove a fare danni, ma se ci fosse stato anche lui a questa piccola festa le cose sarebbero andate diversamente.
Mi piacciono molto e spero vivamente che tra loro possa nascere qualcosa di bello.
“Vorresti ballare?” mi chiede Rico al mio fianco.
“Non posso” farfuglio, sentendo lo sguardo di Alex penetrarmi attraverso la pelle.
Abbasso lo sguardo e Abel si avvicina e mi tende una mano grassoccia e raggrinzita, tento in tutti i modi di declinare l’invito ma non accetta un rifiuto. Mi ritrovo a ballare tra le braccia di quest’anziano uomo che potrebbe essere mio padre, e per un attimo mi rattristisco.
Perché io non ce l’ho un padre, non l’ho mai avuto.
E non avrò mai la possibilità in vita mia di fare un ballo padre-figlia come questo, non potrò invitarlo al mio matrimonio ne fargli conoscere i suoi nipotini.
Se fosse presente almeno mia madre.
Lei saprebbe come confortarmi, e quali parole usare per farmi sentire meglio.
Appoggio la mano sulla schiena di Abel, poi chiudo gli occhi.
Per un secondo fingo che sia mio padre, e ballo questo lento con tutta la tristezza e la malinconia che ho dentro.
Mi sarebbe piaciuto conoscerti, magari vederti per una sola volta.
Ma non è stato possibile, e adesso sono sola al mondo.
I miei viaggi mentali vengono interrotti dalla musica che cambia rapidamente, da lenta a movimentata.
Tutti si scatenano in una salsa cubana e Abel mi fa compiere qualche giravolta su me stessa, mostrando uno dei suoi sorrisi più affabili.
In pochissimo tempo la tristezza viene spazzata via dall’allegria di questa splendida persona con un cuore enorme, sono sicura sia un padre magnifico.
Quello che ogni figlia o figlio vorrebbe.
Basti pensare ciò che ha realizzato.
Non sono molto brava a ballare questo genere di danza ma riesco comunque a fare qualche passo senza apparire come una ritardata agli occhi di tutti, compreso il mio ragazzo.
Alcuni di loro iniziano ad applaudire come se stessero assistendo ad uno spettacolo divertente, persino Alejandra ha un sorriso divertito stampato in volto.
Ancora una volta giro su me stessa quando qualcuno precede le mosse di Abel e mi afferra il bacino.
“Ahh” fa un sorrisetto compiaciuto, suo padre alza le mani in segno di resa e raggiunge sua moglie.
Mi immobilizzo, soprattutto perché so che Alex sta assistendo a tutta la scena, ma poi Rico inizia a muoversi, a muovere i piedi a tempo e non ho il tempo di riflettere, di tirarmi indietro.
Mi tiene per le braccia, per la vita, poi mi fa girare su me stessa fino a farmi annebbiare la vista, e infine mi piega in un casqué facendo svolazzare i miei capelli un po’ dappertutto.
Sono vagamente consapevole di essere sana e salva quando ad un tratto intravedo Alex montare come un toro infuriato e avanzare di corsa verso Rico.
Lo butta sulla sabbia non troppo lontano dal falò acceso, poi gli salta addosso come una furia.
Mi porto le mani alla bocca e cerco di capire cosa sta succedendo, Jackson e T.C. intervengono prontamente, cercando di toglierglielo di dosso.
La lotta diventa un duello all’ultimo sangue, Rico sembra rispondere ai colpi facendo infuriare Alex ancora di più.
Mi faccio spazio tra le varie persone accalcate ad assistere, vorrei diventare invisibile davanti agli occhi dei genitori di Brianna.
“Alex” urlo il suo nome, ma Rico si mette a ridere come un idiota con del sangue che gli cola dal naso.
Alex sembra davvero irrefrenabile e impossessato, gli tira una serie di pugni sul viso finché Rico non la smette.
“.. Alex, fermati. Lascialo andare” urlo con tutte le forze che ho in corpo.
Mi da le spalle e tiene stretta la camicia di Rico in un pugno, improvvisamente si ferma e noto il sollevarsi e l’abbassarsi della sua schiena ampia.
Gira il suo volto verso di me di qualche centimetro, poi il coglione sotto di lui inizia a parlare di nuovo ed Alex riparte in quarta, picchiandolo a direttissima.
“.. sentila come urla” sputa del sangue, un sorriso beffardo.
“Separateli, fate qualcosa. Lo sta uccidendo” urlo contro Jackson. “.. figlio di puttana, ti spacco il culo” ringhia su di lui.
Per evitare una tragedia decido di fiondarmi addosso al suo corpo ma Alex sembra impazzito, e invece di fermarsi mi da un forte spintone, tanto da farmi cadere col culo a terra.
Dopo la leggera botta sono frastornata, i capelli arruffati davanti al volto non mi permettono di vedere cosa succede.
T.C. mi porge la mano e mi aiuta a rimettermi in piedi, dopodiché Alex smette di colpire Rico e si rialza.
Il suo affanno evidente, la rabbia che lampeggia negli occhi e quella faccia incattivita non mi fanno pensare a nulla di buono.
Digrigna i denti come se fosse un lupo incazzato, poi avanza verso di me e io cerco di nascondermi dietro T.C.
“Spostati” urla al suo amico, le persone presenti sono tutte ammutolite da questo cambio di programma.
T.C. resta immobile e tenta di proteggermi ma Alex è molto più forte, deciso e soprattutto testardo.
E tutti sappiamo cosa accade quando qualcuno lo fa incazzare.
Da una spinta al suo amico che lo costringe ad allontanarsi da me, me lo ritrovo di fronte, sudato e arrabbiato.
Non so che fare, se iniziare a correre o provare a farlo ragionare.
Poche volte l’ho visto in questo stato.
“.. hai superato il limite” borbotta, poi rapidamente si piega sulle ginocchia e si abbassa all’altezza del mio bacino per caricarmi in spalla.
Mi sento sollevare in aria da una montagna di muscoli, e sono completamente impotente. Ma posso scalciare e urlare finché la voce non mi verrà a mancare in gola.
Lo faccio finché le forze non mi abbandonando.
“Mettimi subito giù, lasciami andare” urlo, mentre lui si allontana rapidamente da tutti gli altri.
Riesco a guardare il modo vergognoso in cui le persone ci guardano, e i volti preoccupati di T.C., Jackson e Bree.
Vorrei sprofondare sotto tonnellate di sabbia.
Alex non proferisce parola, ma sento il suo respiro pesante.
“Mettimi giù, ti ordino di mettermi giù. Hai capito?” ordino di nuovo.
“.. non sono una bambina, cazzo” grido istericamente.
Alex fa inversione verso il bagnasciuga, fa appena in tempo a sfilarsi le scarpe sulla riva e poi getta entrambi in acqua, facendomi avvilire.
Mi tiene ancora stretta, non mi molla per un solo secondo e io mi sento soffocare, inizio a sputare acqua e a piagnucolare.
“.. lasciami, mi stai facendo male. Sei impazzito?” urlo, tossendo a più non posso.
L’acqua è gelida, e io inizio a tremare.
“Ti senti meglio adesso?” urlo con forza.
“.. e tu? Tu ti senti meglio?” ribatte arrabbiato.
“Era questo che ti ci voleva, una bella rinfrescata” borbotta, dapprima spruzza dell’acqua poi preme sulla mia testa, fino a farmi scendere verso il basso.
Lotto con tutte le mie forze, sott’acqua apro gli occhi per qualche istante e appare tutto buio.
Dopo qualche secondo lascia la presa e ritorno a galla, tossisco fino a sputare acqua e ad annaspare per trovare un briciolo di fiato.
Lui sembra calmo e tranquillo, ma io voglio ammazzarlo.
“Cos’era questo? Un ridicolo tentativo di omicidio? Volevi ammazzare anche me? Eh?” gli tiro dell’acqua in faccia.
“Noto con piacere che ti è passata la sbronza” ribatte.
“.. io ti ammazzo” ringhio, poi gli sono addosso e goffamente finisco di nuovo in acqua.
“Tutto bene?” si prende gioco di me, grido dalla disperazione.
“Sta lontano da me, allontanati o giuro sulla tomba di mia madre che potrei staccarti la testa e giocarci a pallone.”
Fa una smorfia sexy, poi inizia a nuotare verso la riva mentre io resto a galleggiare in acqua come una stupida.
“Dove vai?” urlo, prendendo a schiaffi il pelo dell’acqua.
“Non avevi detto che dovevo allontanarmi da te?” ride.
Alzo gli occhi al cielo, è incredibile quanto mi irriti.
Sono così arrabbiata con lui che non glie la farò passare liscia una seconda volta, non voglio rimandare le cose.
Tento di raggiungerlo, con difficoltà, sono zuppa d’acqua e i miei capelli sono grondanti e stopposi.
Ho l’aria di una pazza isterica, è questo che mi fa Alex.
Mi fa diventare pazza.
“Dove vai? Fermati” gli intimo, ma lui non mi ascolta.
“Vuoi davvero saperlo?” urla senza voltarsi.
“Si” biascico, raggiungendo la riva.
“A trovarmi una vera donna..” si volta, poi allarga le braccia e sorride sfacciatamente.
“.. ripeti quello che hai detto” mormoro, i miei occhi lampeggiano e le orecchie fumano di rabbia.
“Vado a trovarmi una vera donna” ripete.
“.. molto bene” ribatto offesa, poi incrocio le braccia.
“Io andrò a trovarmi un vero uomo” sputo infine.
“Chi? Quello che ho messo al tappeto in due secondi?” ride, indicando con il pollice un punto indefinito alle sue spalle.
“Probabilmente si” faccio spallucce.
“.. non che la cosa ti interessi, giusto?” aggiungo.
“Se cerchi un vero uomo ce l’hai di fronte, ma questo lo sai già. Giusto?” ammicca un sorrisetto.
“La tua ironia è irritante e fuori luogo..” sputo.
“E tu sei ridicola con tutto quel trucco sbavato” mi indica.
“Dovresti vederti.”
“Tutto per colpa tua” urlo, poi inizio a camminare e lui mi sta dietro con passo svelto.
“Non dare la colpa a me per quello che hai fatto!”
“Mi hai ridicolizzata di fronte a tutte quelle persone, adesso staranno ridendo di me” borbotto.
“E tu invece?” mormora, poi mi afferra il braccio e mi volta come è suo solito fare.
“Mi hai coperto di ridicolo per tutta la serata. Te la sei cercata, ve la siete cercata” esclama offeso.
“Sei geloso? Oh” mi porto le mani alla bocca.
“.. povero piccolo Alex, non è in grado di badare alla sua donna e di darle le giuste attenzioni” lo stuzzico.
“Non provocarmi” sospira, dilatando le narici.
“.. perché?” mi faccio avanti.
“Non ho paura di te. Ormai conosco perfettamente le tue mosse, so in quale modo giochi sporco” sussurro.
“Attenta a quello che dici” mi avverte.
“Sei un animale, colpire una persona in quel modo. Ma chi ti credi di essere? Eh?” lo spingo per il petto, lui è immobile.
“Non sono nessuno.. ma non potrò mai essere sostituto.”
“Questo lo credi tu” ribatto, sollevo il mento.
“.. fino a ieri morivi d’amore per me e poco fa ti consolavi tra le braccia di un altro” sputa.
“Tu hai lasciato che un’altra donna ti baciasse” urlo.
“L’ho fatto, okay?” grida più forte di me.
“.. contenta?” abbaia inferocito, io sussulto.
“L’ho fatto per capire cosa provassi realmente per te.”
“.. non riesco a crederti” scuoto la testa.
“Bene, perché hai mandato tutto a puttane” ribatte.
“.. con questo tuo atteggiamento da femminista. Sei ridicola” mi indica.
“.. a chi vuoi darla a bere?” biascica.
“Figlio di puttana, come ti permetti?” mi faccio seria, poi mi avvicino e gli tiro uno schiaffo.
“.. mi disgusti” sputo offesa.
Lui si massaggia la guancia, guardandomi di sott’occhio.
Non mi da nemmeno il tempo di riprendermi dalla sue parole crude che mi prende in braccio, stavolta afferrando le mie cosce unite e io lancio un gridolino.
Corre verso un punto indefinito della spiaggia, dietro ad una baita abbandonata e poco illuminata.
Non riesco a riflettere, non riesco a pensare a nulla.
Sento soltanto il martellare continuo del mio cuore.
Mi rimette giù, spingendomi con la schiena contro il legno ruvido, in un lampo si sfila la maglia zuppa dal capo e la getta sulla sabbia.
Poi si piega sulle ginocchia e accosta il viso al livello del mio ventre, resto senza fiato quando con veemenza tira il tessuto della gonna in alto, fino a scoprire i miei fianchi.
Mi guarda intensamente, io sospiro in attesa.
“Che stai facendo?” chiedo confusa e stordita.
“Voglio assaggiare la mia donna” ansima, poi senza perdere tempo si serve delle mani per spalancare di poco le mie cosce.
Inala la mia essenza, i vestiti bagnati rendono tutto molto più strano, poi scosta di lato il tessuto dei miei slip e va dritto al sodo, baciandomi in quel punto tanto dolce.
Reprimo un gemito sommesso, non voglio risultare disperata.
La sua lingua esperta tamburella e guizza proprio contro il mio clitoride, che a poco a poco inizia a palpitare.
Muovo i fianchi contro la sua bocca, la sfera di metallo del piercing sfiora ripetutamente quella zona tanto sensibile, mandandomi scariche elettriche per tutto il tempo.
Dio, quanto mi era mancato tutto questo.
Stringo i suoi capelli in una presa forte, gemo e mi abbandono completamente nel piacere, nel suo tocco famelico e voglioso. I suoni che emette la sua bocca sono così eccitanti che ogni volta i muscoli del mio sesso si serrano convulsamente.
“Oh mio Dio” sussurro, chiudo forte gli occhi e lascio penzolare la testa da un lato.
“Toccati” dice improvvisamente.
“… toccati i seni per me” mi ordina in un ringhio che mi fa rabbrividire.
Questo suo approccio fisico animalesco e irruento mi eccita in modo vergognoso, come se fosse proibito.
“Che cosa stiamo facendo?” inizio a straparlare.
“.. non possiamo farlo, non possiamo risolvere le cose ogni volta in questo modo” sussurro, ma lui mi mette a tacere penetrandomi prima con un dito e poi con un altro.
“Senti quanto sei bagnata” ansima, muovendo le dita in modo circolare nel mio centro.
“.. sei proprio sicura di volerti fermare sul più bello?” ammicca sfacciatamente.
“Ti odio” dico in un sussurro, ma lui avvicina la punta della lingua contro il clitoride tumido e io non riesco a trattenermi oltre.
Spalanco le gambe di qualche centimetro, e spingo i seni all’in fuori mentre le sue dita iniziano a scoparmi frenetiche.
“.. e io odio te” sussurra in modo lascivo, baciandomi e vezzeggiandomi con le labbra.
Di questo passo verrò in un attimo.
La sua mano si muove così velocemente che per un attimo ho paura di esplodere e di non sapermi contenere.
Il mio corpo trema e spalanco la bocca dalla sorpresa e dal puro piacere estatico che le sue dita mi stanno regalando.
“Alex, io..” sussurro appena, poi mi tocco il seno.
Si ferma, i suoi occhi bruciano di malizia.
“Dimmi che mi adori” mi bacia il ventre, ben presto si libera della mia gonna facendola scendere lungo le mie gambe.
Poi passa agli slip, resto nuda dalla vita in giù.
“Dio, quanto mi è mancato divorarti” sussurra, accarezzando con dita calde le labbra della mia apertura.
“Ti stai prendendo gioco di me” ansimo.
“No, non è mia intenzione..” mi bacia la coscia.
“… voglio soltanto fotterti fino a sfinirti” rivela in un ansimo.
“Ne ho voglia e non mi fermerò finché non ti avrò avuta.”
Si rimette in piedi, bello come un Dio Greco.
Cazzo, lo amo così tanto che potrei scoppiare e invece inizio a fissarlo mentre si tocca la patta dei pantaloni.
Bruscamente prende la mia mano e se la porta sul rigonfiamento del cavallo, è già duro.
Qualcosa nel mio basso ventre si muove in risposta, l’idea di possederlo accende ulteriormente il mio desiderio.
Entrambi con il respiro corto ci guardiamo.
“.. stai toccando un vero uomo” dice, applicando più pressione sulla mia mano.
“E ti piace.”
Sono sconvolta, non riesco ad obbiettare o a dire nulla.
“Inginocchiati” mi ordina piano, senza staccare gli occhi dai suoi mi piego sulla sabbia.
Lui è tremendamente sexy, ha un’aria impavida e spavalda disegnata sul volto e la lussuria che trapela dal suono della sua voce gutturale.
Con rapidi movimenti si sbottona i pantaloni e se li abbassa sulle natiche, facendo prendere vita alla sua erezione.
Ogni maledetta volta il mio corpo reagisce allo stesso dannato modo, come se fossero collegati.
Guardare la sua eccitazione, sapere di esserne io la causa e scorgere quel luccichio malizioso nei suoi occhi mi inebria.
“Mostrami quanto ti piace..” sussurra mordendosi il labbro, la sua mano destra che accarezza la parte alta del suo membro.
Stiamo facendo una pazzia, sto facendo una pazzia.
Lo riconosco perfettamente.
Dovrei rivestirmi e andarmene, o almeno farlo ragionare.
Affrontare un discorso serio come persone adulte e mature, non scoparci a vicenda.
Ma la mia resistenza viene spazzata via dall’immagine poco casta che ho di fronte agli occhi.
Fanculo a tutto.
Mi avvento su di lui e prima di prenderlo tra le mie labbra per intero, passo a leccargli la punta dura e tumida.
La mia lingua scontra più volte contro la sua pelle sensibile, facendolo fremere come un ragazzino alle prime armi.
“Non girarci intorno” dice con affanno, poi getta la testa all’indietro e geme sommessamente quando lo accolgo per intero nel calore della mia bocca.
È così caldo, e morbido.. e allo stesso tempo duro.
Faccio leva sulle sue cosce per restare in equilibrio ma la mia testa vortica, sono ubriaca di lui.
Spalanca la bocca e chiude gli occhi, ringhia dal piacere.
Dio, quanto mi piace guardarlo in questo stato.
“Si, così.. continua” mi intima, afferrando la mia nuca.
Le dita si infilano nei capelli bagnati e inizia a muovere le mani per dettare un ritmo più coordinato, svelto.
“.. merda! Oh, porca puttana” continua ad imprecare.
La mia testa ondeggia in avanti e poi indietro, e la mia bocca prende ciò che può lavorando con la lingua contemporaneamente.
Non sono diventata un’esperta, ma ho imparato cosa piace al mio uomo.
“Così, prendilo fino in fondo” divaga.
“.. dimmi che ti piace” mi afferra il volto tra le mani, è senza fiato quando la sua erezione scivola via dalla mia bocca.
“Mi è mancato il suo sapore” lo guardo a fondo.
“.. amo fottutamente la tua bocca, cazzo” ansima, mi accarezza il mento e poi mi infila il pollice tra le labbra.
Non riesco a contenermi e lo succhio, proprio come stavo facendo prima con il suo uccello.
Impreca parole rozze sotto voce, mordendosi più volte le labbra fino a farle diventare rosso scuro.
Voglio baciarlo.
Forse mi legge nel pensiero, perché mi aiuta a rimettermi in piedi e senza aggiungere altro si avventa sulle mie labbra.
Le nostre lingue prendono il sopravvento, si rincorrono e si sfiorano, poi duellano e nel mio stomaco scoppia un incendio.
Continua a dominare la mia bocca e contemporaneamente si disfa dei pantaloni e dei boxer, poi passa a slacciarmi il top e libera i mei seni. I nostri corpi sono ancora umidi di acqua salata, ma la temperatura ben presto sale e fa si che inizi a sentire caldo e a sudare.
Alex racchiude uno dei miei seni in una mano, scende a baciarmi il collo e poi a lambire il capezzolo teso di piccoli e umidi baci, fino a girarci intorno con la lingua.
“Oddio” la mia testa penzola all’indietro e la voce alle mie orecchie sembra un lamento.
“Shh” sussurra, sento la punta del suo pene premere contro il mio ventre.
“.. non urlare o ci sentiranno” bacia parte dello sterno.
“Non ci riesco” annaspo.
“.. non è la prima volta che scopiamo” sibila senza voce.
Si raddrizza, poi prende il controllo e mi fa voltare con la faccia rivolta contro il legno ruvido e scardato.
Appoggio le mani contro di esso per restare in equilibrio mentre lui dietro di me si prepara a penetrarmi, quando accosta la punta del suo membro contro il mio centro sussulto e milioni di brividi ricoprono la mia pelle.
È un mix perfetto, caldo e freddo allo stesso tempo.
Come il suo corpo premuto contro il mio, morbido e liscio al tatto ma possente e vigoroso in sostanza.
Il mio cervello va in tilt, completamente in stand-by e riesco soltanto a pensare alle sue mani sui fianchi, sulla pancia, sul seno, poi attorno al collo.
E il suo bacino che spinge piano contro le mie natiche serrate, tese.
Ad ogni singola spinta ruba un po’ del mio respiro, tiene le labbra premute sulla spalla e i capelli bagnati mi solleticano l’incavo del collo, sensibile e formicolante.
Cerco di trattenere i miei gemiti, di controllare la mia respirazione rumorosa ma dopo una spinta più rude del solito dalla mia bocca fuori esce un lamento, un singulto.
Il piacere è così intenso che serro forte gli occhi, mi mordo le labbra e infilo le unghie nella sua natica.
“Dimmi che ti piace” sussurra al mio orecchio.
Carica di emozioni cerco le sue mani, le trovo e lui intreccia le sue dita alle mie, stringendo forte, tanto da farmi male.
“Mi piace” reclino il collo per trovare le sue labbra pronte a baciarmi, ad accogliermi.
“Non mi basta” mormora, poi incalza un ritmo preciso ma brutale, tanto da farmi sobbalzare in avanti ogni volta che spinge. Ha uno schema ben preciso, sa come far dannare il mio corpo e come mandarlo in combustione, e sa come giocare con la mia mente.
Gioca con stoccate pesanti e veloci, come a dire: ‘ti posseggo.’
Poi si sfila lentamente e non mi da la possibilità di riprendere fiato che è di nuovo dentro di me, ripetutamente, di continuo.
Finché non mi ritrovo ad ansimare vergognosamente e a lottare per ottenere un orgasmo tanto agognato.
“Che cosa vuoi?” chiedo senza fiato.
“.. voglio sentirti dire che moriresti lontana da me” sibila.
“Te l’ho ripetuto un milione di volte!”
“.. voglio sentirtelo dire ancora, perché non mi basta mai.”
“Non mi basti mai” aggiunge con il fiatone.
Sono convinta che vuole ammazzarmi sul serio, ma voglio essere forte, decisa.
“.. non posso vivere senza di te, morirei” sussurro, in risposta ricevo una sonora sculacciata.
Sono così eccitata che scivola perfettamente così a fondo senza farmi male, o darmi alcun fastidio.
“.. cazzo, è così bello” rivelo tra i vari ansimi.
“Ti sento così a fondo” aggiungo.
Alex mi rivolge un'occhiata compiaciuta e poi mi bacia.
“.. è te che desidero” si lascia sfuggire.
“Sempre, ovunque” rallenta.
“E voglio che sia lo stesso per te, qualunque uomo ti starà attorno penserai sempre a questo, a quanto stai godendo in questo momento, a quanto stai bramando il piacere che soltanto io sono in grado di regalarti..”
“.. e non vorrai nessun altro, perché mi sentirai sempre addosso. Dappertutto, non ti libererai mai di me, come un dolce incubo o un ossessione..” sussurra senza fiato.
“Si, un ossessione” ripete fuori di sé.
Le sue parole mi rimbombano nel cervello e mi marchiano a fuoco sulla pelle, come un tatuaggio invisibile, una sorta di connessione muta e profonda.
Quasi mi spaventa per quanto è grande e intenso.
“.. prendimi” cerco le sue labbra.
“Voglio dimenticare tutto tranne che noi, fammi dimenticare ogni cosa successa negli ultimi giorni” sibilo.
Alex rallenta i movimenti del suo bacino, siamo senza fiato e ci guardiamo negli occhi come fossimo collegati l’uno all’altro.
La magia del sesso è proprio questa, sapersi ritrovare.
Dieci secondi dopo si sfila dal centro del mio corpo e mi fa segno di raggiungerlo, poi mi aiuta a distendermi a terra, sulla sabbia morbida e fredda.
E poco mi importa dei mei capelli o del fatto che me ne ritroverò completamente coperta, lo voglio.
Lo accolgo tra le mie braccia e mi allarga le cosce, si distende nel mezzo quando con una sola e unica spinta ritorna dentro di me, al sicuro.
Inizia a muoversi controllato ed è tutto magnifico, tutto dannatamente amplificato e fantastico.
Le mie mani corrono lungo il suo torace di marmo per poi risalire sulle braccia tatuate, lo intrappolo tra le mie gambe alzando i polpacci sulle sue natiche.
Ogni volta che si carica sento i suoi glutei contrarsi per poi spingersi in avanti e ritornare indietro, un ritmo perfetto che mi fa salire sempre più in alto.
E nel mentre noi ci guardiamo e ci amiamo attraverso gli occhi, perché due come noi così simili e così diversi allo stesso tempo, non hanno bisogno di parlare per capirsi.
Siamo anime fatte della stessa sostanza, menti contorte e impavide e cuori collegati dal un filo invisibile.
“Sei tutto per me, non lasciarmi mai” sussurro.
“.. non lo farei nemmeno se me lo ordinasse Dio in persona..” rivela.
Intreccia le nostre mani in alto, sulla sabbia fredda.
Poi mi bacia e sento un calore intenso e vivido montare nel mio bassoventre, gemo nella sua bocca.
Butto la testa all’indietro e mi mordo forte le labbra, sento che sta arrivando, come una tempesta, come un uragano.
Forte, potente e pauroso, tanto da farmi tremare le gambe e contorcere le budella.
“.. sei stupenda, e sei fottutamente mia” dice, mentre mi osserva contorcermi sotto di lui.
Il suo corpo, le sue braccia e la sua schiena sono velati di sudore, e le mie dita graffiano a fondo la pelle.
Capisce al volo che sto per venire, così ribalta le posizioni e mi ritrovo a cavalcioni, impalata fino a sentire la punta del suo cazzo toccare un punto della mia pancia.
Emetto un rantolo strozzato e mi godo la pienezza del suo possesso, adoro prenderlo in questo modo, sentirlo così a fondo, così in profondità.
“Vuoi farmi impazzire?” la mia voce diventa stridula e lui mi tappa la bocca con una mano, a questo gesto mi contraggo attorno al suo membro.
“.. posso farti impazzire quando voglio” sussurra, piegando le ginocchia e sistemando le mani sui miei fianchi.
“Voglio venire” mi lamento, ondeggiando di poco con le anche.
“.. allora sta zitta e cavalcami” fa una smorfia sexy e spinge i suoi fianchi morbidi verso l’alto.
Con il suo aiuto riesco a muovermi con precisione, sollevandomi e abbassandomi ritmicamente, prendendolo fino a non avere più aria nei polmoni.
Le sue mani corrono lungo tutto il mio corpo, finché non racchiude a coppa entrambi i miei seni, torturandoli con malizia. “.. cazzo, sei perfetta” la sua bocca forma una O.
Chiudo gli occhi e lo prendo, lo prendo ancora facendolo sempre più mio, fino a diventare un tutt’uno, una cosa sola. E non parlo solo del corpo, o del piacere che stiamo provando ma della connessione mentale.
È fantastico leggere nei suoi occhi tutto ciò che sento.
E lui vuole di più, forse stavolta si lascerà andare.
Si donerà completamente a me, anima e corpo.
È così diverso, lo sento.. e lo percepisco a pelle.
Si mette dritto agganciando il mio bacino con un braccio, i miei seni premono e sobbalzano contro il suo petto.
Occhi contro occhi, cuore contro cuore.
Questa è magia allo stato puro.
Sento crescere il bisogno di dirgli quanto lo amo, continua a guardarmi e a muoversi, a sorreggermi e a proteggermi.
Questo momento non lo dimenticherò mai.
Siamo come due bestie selvagge, indomite.
Lo sento montare veloce, come benzina gettata sul fuoco.
Sente lo stesso, lo vedo differente e lo comprendo dai suoi occhi magnetici.
Per un attimo non sembra nemmeno Alex, ma una persona diversa, vulnerabile e fragile.
Il mio corpo viene attraversato da milioni di scariche estatiche ed intense, un piacere che mi divora viva.
Vengo attorno a lui pronunciando il suo nome e lui mi segue pochissimo dopo, lasciandosi trasportare dal ritmo dei nostri corpi uniti.
Mi guarda profondamente e lo sento riversarsi per intero dentro di me, l'espressione sul suo viso è confusa ma sexy da morire.
“.. ti amo” muove appena le labbra, pronuncia queste due parole durante gli spasmi del suo corpo nel mio.
“Ti amo” riesco soltanto a dire, poi catturo le sue labbra contro le mie e mi abbandono completamente.
Dio solo sa quanto sono felice in questo momento.
Ho il cuore che scoppia dalla felicità e le sue parole che risuonano alla perfezione nella mia testa mentre la potenza dell’orgasmo a poco a poco vola via, lasciando i nostri corpi ansanti, sudati ed esausti.
Restiamo in questa posizione a lungo, ancora uniti e incastrati alla perfezione.
Lo sento ancora dentro di me, nel mio profondo.
Mi culla tra le sue braccia, con la faccia premuta sul petto madido di sudore e le sue mani che toccano i miei capelli.
Siamo una sola cosa, e l’aria attorno a noi è cambiata.
Aleggia qualcosa di diverso tra noi, forse è la strana consapevolezza delle sue parole.
Lui mi ama, continuo a ripeterlo nella mia testa.
L’ha detto, finalmente l’ha detto.
Adesso so per certo che si prenderà per sempre cura di me, che non potrà mai farmi del male, che piuttosto morirebbe al posto di ferirmi.
Ed io farei lo stesso per lui, perché in così poco tempo è diventato il centro del mio mondo, la ragione della mia esistenza, il mio futuro.
Dopo non so quanto tempo trascorso in silenzio, ad ascoltare soltanto il rumore dei nostri respiri, ci distendiamo a terra e lui mi fa appoggiare sul suo corpo.
Ci addormentiamo abbracciati sotto ad un manto di stelle e la luce splendente della luna piena.

Quando sollevo le palpebre mi accorgo di trovarmi nella stessa posizione in cui mi sono addormentata, ovvero stretta ad Alex come una pianta rampicante.
I nostri corpi nudi e ormai asciutti sono attaccati come due pezzi di un puzzle e le gambe sono tutt’un groviglio.
Sorrido beatamente e appoggio la testa sul suo petto, inspirando a fondo il suo profumo.
Il sole sta sorgendo e ha creato nel cielo diverse sfumature di giallo, arancione e rosa pallido.
Non ho mai visto niente di più bello, Alex addormentato e l’alba messi assieme.
L’acqua del mare è piatta come una tavola, il leggero scroscio delle onde mi dona pace e tranquillità.
Fisso la vastità del mare Caraibico proprio di fronte a noi e continuo ad accarezzare i capelli di Alex, improvvisamente emette un debole mormorio.
Muove le labbra e piano solleva le palpebre, lasciandomi intravedere quelle iridi chiare che mi fanno impazzire.
“.. ciao” sussurro dolcemente, gli accarezzo il volto e il mento insipido di barba.
“Ciao” ripete, la voce impastata dal sonno.
Gira il volto a destra e a sinistra per capire dove ci troviamo, poi rilassa nuovamente il collo.
“Sta tranquillo, siamo soli..” lo rassicuro, faccio leva sul gomito e appoggio la testa sul palmo della mano.
Dio quanto ti amo.
Ti amo davvero tanto, forse troppo.
E non so se questo sia un bene o un male.
“Non è questo che mi preoccupa..” mormora, il suono della sua voce è così caldo e sensuale.
“Cosa allora?”
“Avremmo dovuto aspettare di essere in casa prima di fare quello.. che abbiamo fatto” farfuglia imbarazzato.
“Sei arrossito?” mi mordo le labbra.
“.. non dirmi che il burbero Alexander si vergogna.”
“Divertente” borbotta, poi distoglie lo sguardo.
“.. Alex” sussurro il suo nome.
“Cosa?”
“Credo di amarti tanto da non respirare..” rivelo.
“.. e la notte scorsa è stata la più bella di tutte” aggiungo con un sorriso dolce e tenero.
Allunga una mano verso il mio volto e mi accarezza il mento con il pollice, i suoi occhi si addolciscono.
“Vale lo stesso per me” risponde cauto.
Che succede?
Ti sei pentito?
Forse si è lasciato trasportare dal momento e adesso si è pentito, non riesce nemmeno a guardarmi in faccia.
“Che succede?” mi faccio seria, un groppo mi si forma al centro della gola.
Torna a guardarmi e la sua espressione è indecifrabile.
“.. a proposito di ieri notte” si gratta il capo, poi si prende qualche secondo per misurare le giuste parole.
“Ti sei pentito di ciò che accaduto?” chiedo seria, la mia voce è appena udibile.
Non mi risponde, in questo caso chi tace acconsente.
Faccio per scrollarmi il suo peso di dosso, non voglio guardarlo e nemmeno continuare a fingere che vada tutto bene.
Perché deve essere sempre tutto così complicato?
Mi afferra per il bacino e mi blocca, poi mi guarda negli occhi.
“Credi davvero che ti lascerei andare così?” mi prende il volto tra le mani.
“.. t-tu..” balbetto, il labbro inferiore mi trema.
“Io sono pazzo di te” sussurra, occhi dentro occhi.
“.. sono completamente e follemente innamorato di te, ti amo più di ogni altra cosa al mondo. Più del potere, dei soldi e della vita che conduco. Senza di te tutto questo non avrebbe alcun senso Nina” confessa.
Per un attimo ci avevo creduto, il mio cuore inizia a battere regolarmente e le mie guance si tingono di rosa.
Non posso credere alle mie orecchie.
“Ti sei preso gioco di me..” borbotto facendo il labbruccio.
Lui scoppia a ridere e mi attira verso di sé per abbracciarmi fino a togliermi il fiato in corpo.
“.. sei una credulona” mi pizzica i fianchi.
“La mia credulona” aggiunge.
“.. ripetilo” sussurro a fior di labbra.
“Cosa?” aggrotta la fronte.
“.. dimmi che mi ami, nessuno l’ha mai fatto.”
“Io..” si avvicina al mio volto, poi mi accarezza il viso.
“.. ti amo” prosegue calmo, adesso i suoi occhi sono limpidi.
Gli getto le braccia al collo e lo stringo forte.
“Amore mio” sussurro.
“.. credevo che questo giorno non sarebbe mai arrivato. Eppure eccoci qui, sono così felice che potrei scoppiare dalla gioia.”
“Dovevo esserne sicuro” ribatte.
“.. sei tu la donna della mia vita” aggiunge serio, i miei occhi si inumidiscono.
“Non piangere, te ne prego” mi accarezza i capelli.
“È che sono felice.. e spaventata allo stesso tempo.”
“Per quale motivo?” corruga la fronte.
“.. faranno di tutto per separarci, per spezzare questo legame e distruggere il nostro amore. Dividerci..” sussurro.
“Ho paura di perderti Alex.”
“.. tutto questo non accadrà, io non lo permetterò. Farò di tutto per tenerti al sicuro e proteggerti, se servirà ammazzerò io stesso colui che tenterà di impedirci di essere felici..” mormora, poi mi stringe.








Raga perdonate l'attesa, impegnatissima a revisionarlo.
Comunque eccomi qui, come promesso.
Date sfogo alla fantasia e agli scleri.
Vi rompo lo so :/ ma vi chiedo di seguirmi sulla pagina ufficiale si instagram della storia: nathdeluca o potete seguire me: cidue.
Il mio Facebook è Carmen Mastellone, vi aspetto in tanti.
Buonanotte ❤



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