I. Class and teachers

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Scarabocchiare con la penna sul  Non quaderno si stava rivelando più noioso del solito, poggiare la biro sul foglio non riusciva a distrarmi dalla noiosa lezione della professoressa Mirak, la quale si affannava a scrivere uno schema (incomprensibile al miei occhi) sulla nomenclatura dei composti basici.
«La prossima volta affronteremo anche i composti ternari, per ora possono bastare i binari» dice sputacchiando qua e là, lasciando che la sua saliva abbandoni le labbra sottili e coperte da un rossetto scadente.

Esco il più velocemente possibile, guardando con la coda dell'occhio l'orario delle lezioni che avevo attaccato sul retro di un quaderno -il quale veniva usato praticamente per ogni materia; e il mio "essere usato" equivaleva a fare disegnini fino al suono della campanella (non che andassi male, mi distraevo facilmente, ma ci tenevo alla mia media)- nonostante fosse gennaio non avevo ancora imparato il susseguirsi delle lezioni.
Mi fermo all'armadietto per posare i libri di chimica e prendere quelli di storia, chiudendolo poi senza rimettere il lucchetto.
Metto una mano in tasca e a passo svelto mi avviai in classe.
Sinistra, diritto, desta, quarta aula del corridoio.
Entro  e prendo posto vicino alla finestra, sedendomi accanto a  Michael, uno dei miei migliori amici.

Il professor Fields entra in classe zoppicando come suo solito. Era anziano, aveva la barba incolta e bianca che gli incorniciava il viso. Il professor Fields era un veterano del Vietnam, zoppicava perché fu colpito a Da Nang da un viso giallo, il suo amico Bouncy (non ci ha mai rivelato il suo nome ma ci disse che nel plotone lo chiamavano così perché saltava cone una molla) è morto dissanguato accanto a lui; soffre di disturbo da stress post traumatico da  quando tornò qui ma riuscì a trovare una valvola di sfogo nello studio e così si mise ad insegnare storia. Ancora oggi gli trema la mano sinistra, tic che ha acquisito mentre era in Vietnam.
Fino a qui la sua situazione sembra triste ma prende una piega molto divertente sapendo che mr. Fields continua a vestirsi con colori mimetici, che se qualcuno starnutisce in classe lui crede che lo stiano attaccando, che se suona qualche telefono pensa che sia l'allarme del suo plotone e inizia ad urlare e che quando facciamo lezione spesso inizia a costruire dei fortini con i suoi libri borbottando  «dovevamo nasconderci meglio, dovevamo nasconderci meglio»

Una volta poggiati i libri inizia a parlare, aprendo il libro verde che aveva sulla cattedra.
«Ah, l'illuminismo!» si gratta la nuca cercando di farsi venire qualche idea su come poterci spiegare questo periodo in modo non estraneamente ostico. Nonostante sia un po' fuori di testa (cosa comprensibile) è un buon insegnate.
Michael starnutisce fortemente accanto a me, è allergico al gesso e non appena il professore finisce di scrivere con una calligrafia pessima- a causa del tremolio della sua mano- fraternité, liberté, egualité Michael starnutisce di nuovo. E di nuovo.
«I musi gialli ci attaccano! Hanno le M16, le M16! Plotone nascondersi tra la vegetazione, muoversi!» urla portandosi le mani alla testa per poi gettarsi sotto la cattedra.
Rettifico. È solo fuori di testa.
Cerchiamo di contenere le risate, e una volta uscito dal suo nascondiglio riprende a parlare.
«L'illuminismo è una corrente filosofica che nasce in Francia ma trova un terreno fertile in tutta Europa, in particolare in Inghilterra. Questi» da  un pugno fin troppo violento alla lavagna che oscilla pericolosamente «sono i principi fondamentali della corrente illuministica, caratterizzata dal rifiuto di ogni dogma e dalla fede nella ragione»
Continua a spiegare per il resto dell'ora che trascorre in modo tranquillo.
«Per la prossima volta voglio una relazione sull'illuminismo e i suoi principi» urla mentre usciamo dalla classe dirigendoci verso l'aula di scrittura creativa. Michael sbadiglia, evidentemente anche ieri notte non aveva dormito, sarà stato troppo impegnato a masturbarsi davanti al pc. O a giocare ai videogiochi. O a fare entrambe contemporaneamente.
Era iperattivo, faceva un sacco di cose e aveva un talento naturale per le materie artistiche mentre rifiutava in maniera altrettanto naturale quelle scientifiche.
I suoi capelli venivano tinti regolarmente; «dipende dal mio umore» e da un po' erano verdi il che significava che non aveva ancora smaltito la sbornia di due settimane fa, quando ci intrufolammo con Luke e Calum ad una festa di una confraternita. Iniziò a bere e a ballare, per poi venire sfidato da un ragazzo ad una gara a chi mangiava più patatine, e Michael accettò convinto di vincere. Peccato che non ci sia stato nessun vincitore perché arrivati al quinto pacchetto di patatine Michael rigettò tutto sul povero ragazzo, il quale rigettò a sua volta. Afferrammo Michael, e lo trascinammo a casa sua dopo averlo lavato con la pompa dell'acqua che aveva in giardino. Quando lo vide conciato così per poco sua madre non ci uccideva, ma  Karen era sempre stata comprensiva e dopo uno sguardo di fuoco e un leggero schiaffo sulla testa di tutti ci rise su non appena Michael inciampò mentre cercava di salire in camera sua.

You're so dark (5SOS) Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon