Capitolo 8.

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Francis Roberts.

08.10.2016

Strano ma vero in questo momento avevo bisogno di David e mi accompagnò all'ospedale.

Sono preoccupato io non sono abituato a queste cose, so gestire mio padre alcolizzato.

Ma altre cose no, cazzo.

- Vedrai che andrà tutto bene. -

David cercava di consolarmi, ma avevo bisogno del mio rosso. Se mi avessero detto che stava bene almeno sarei stato tranquillo.

Per la prima volta nella mia vita ho paura di perdere qualcuno, a dir la verità non è la prima volta che ho paura di perdere Daniel, però erano altre circostanze.

Cazzo, cazzo, cazzo.

David Roland.


Era parecchio strano ritrovarmi qui, a consolare un Francis in lacrime.

Avevo paura anche io per Daniel, ma dovevo essere più forte per tenere su il biondo.

- David perché i suoi genitori non sono ancora arrivati? -

Cosa? Come? Non sapeva che i genitori di Daniel erano morti quando lui aveva solo sei anni? Come fa a non saperlo?

Poi mi ritornò in mente una cosa che ci aveva detto la maestra quando andavamo alle elementari.

'' Daniel vive come se i suoi genitori non fossero mai morti, ne parla, li descrive e pensa come se loro non se ne fossero mai andati. ''

Non sapevo esattamente come spiegarlo a Francis, era un discorso che doveva fargli Daniel, erano cose sue personali, non era mio diritto violarle.

- Non lo so Francis, qualcuno arriverà. -

Si, se a quel qualcuno interessasse.

Daniel quando i suoi morirono andò a vivere con lo zio, il fratello della madre. Allo zio non importava nulla di Daniel, era andato a vivere con lui solo per l'eredità.

Dei dottori vennero verso di noi, speravamo nelle buone notizie.





Daniel Backer.


Aprii gli occhi, la stanza era luminosissima e le pareti erano color crema.

Cercavo di capire cosa mi fosse successo, ma per quanto cercavo di sforzarmi non ricordavo nulla.

Mi sedetti sul letto d'ospedale e mi ricordai.

Ero a scuola con Francis, e uno dei miei tanti attacchi di panico mi ha preso alla sprovvista.

Negli anni avevo imparato a gestirli, ma probabilmente con la tensione che avevo accumulato nelle ultime settimane stavolta è stato più forte delle altre.

Notai che Francis non era qui, probabilmente non volevano farlo entrare.

Suonai il campanello per chiamare i dottori, entrarono correndo e si calmarono quando mi videro seduto e perfettamente stabile.

- Vorrei vedere Francis. -

- Non possiamo far entrare nessuno senza il consenso dei suoi genitori. Dato che lei è ancora minorenne. -

Dovevo dirlo ad alta voce, ma non ci riuscivo. Ma dovevo farlo.

- I miei genitori sono morti quando avevo sei anni, l'unico parente stretto è mio zio. Peter Jonson. Ma di me non gliene frega, se volete chiamarlo fate pure, ma fatemi vedere Francis vi prego. -

I dottori si guardarono un momento, poi annuirono e uscirono dalla stanza.

Pochi minuti dopo entrò Francis, che appena mi vide sveglio e stabile tirò un sospiro di sollievo, dava l'impressione di una persona che aveva trattenuto il respiro per ore.

- Biondino, come va? -

- Come va a me? Cazzo come va a te, cosa ti è successo? Stavo di merda cazzo. -

Si è preoccupato e si è spaventato, non volevo farlo stare in pensiero.

- Attacco di panico. Ne soffro da quando avevo due anni. Niente di realmente grave, ma probabilmente queste ultime settimane mi hanno messo a dura prova ed è esploso tutto insieme. -

Lo vidi annuire, e mi strinse la mano nella sua.

- Daniel, dove sono i tuoi genitori? -

Dovevo raccontargli la verità.

- Francis devo raccontarti un paio di cose della mia vita. -

Annuì, e iniziai il mio racconto.

'' Era il 15.01.2006, io e i miei genitori eravamo in vacanza nella casa a Londra, dato che li nevicava più spesso, l'inverno prima di iniziare la scuola l'avevamo passato li. Era stato bellissimo, la neve nel giardino di casa era molto alta e io e la mamma ci divertivamo a lanciarci palline di neve. Quello è stato l'ultimo inverno che ho passato coi miei genitori. Erano i primi di luglio e stavamo tornando a casa, durante i viaggi ci piaceva cantare le canzoni dei cartoni della Disney, avevo sempre la scorta di cd in macchina e a ogni viaggio ascoltavamo quelli. Era una specie di tradizione. Per entrare nell'East End si deve superare un ponte e mio padre perse il controllo della macchina e volò giù. Mi ricordo ogni singolo momento, l'impatto con l'acqua, mio padre che cercava di liberare la mamma dalla cintura per farla scappare dalla macchina. Lei da quanto ho capito è morta sul colpo. Quando papà cercava di slegarla lei sembrava svenuta invece era... Morta. Io non avevo le cinture allacciate, non le allacciavo mai quando stavo dietro, e avevo il finestrino aperto. Mio padre mi fece cenno di scappare, aveva paura che non potevo farcela. Cosi nuotai fino in superficie, i soccorritori stavano già andando a recuperare i miei. Quando i corpi tornarono su erano senza vita. Piansi tutte le lacrime del mondo, ma niente poteva riportarli in vita. Cosi mio zio iniziò a prendersi cura di me, e si fa per dire perché non mi ha mai sopportato, anzi. Mi aveva preso con sé solo per l'eredità dei miei genitori. La casa dei miei nonni è l'unica cosa che lui non potrà mai avere, perché sul testamento c'è solo un nome, ed è il mio. Cosi andai avanti fingendo che loro non fossero mai morti, mio zio mi portò anche da uno psicologo, che semplicemente gli disse di farmi fare come volevo, che era solo un modo per sopportare il dolore. Non era niente di sbagliato. Cosi ancora adesso, quando penso mentre ceno, o quando parlo con le persone, io penso ancora che loro ci siano e che siano a cena con me. Immagino i discorsi che potrebbero fare a tavola, magari parlano di lavoro poi mi chiedono com'è andata a scuola o chi è il ragazzo che mi ha fatto innamorare. Io vivo il mio dolore cosi, pensando che loro ci siano e che non se ne siano mai andati. ''

Dissi tutto d'un fiato, e Francis mi ascoltava attentamente.

Rimanemmo in silenzio qualche minuto, poi parlò.

- Amore, loro saranno sempre qui con te. -

Quella frase era ossigeno puro, non mi prese per pazzo, non scappò a gambe levate. Semplicemente mi capì.

- Ti amo Biondo. -

- Ti amo Lentiggine. -

Ci abbracciammo. Un abbraccio che sembrò durare una vita.

E niente poteva essere più perfetto.

;te*







*** Siamo giunti al finale di questa bellissima storia, spero vi sia piaciuta. Ci sarà un ultimo capitolo, ovvero, L'epilogo. Amiamo i Franiel, e li vogliamo sempre e solo felici. ***

Non lasciarmi andare via.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora