Don

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Ariel's POV
Ore 8:15, la mia sveglia suonò e non ci pensai due volte ad alzarmi.
Il risveglio non era mai stato un gran problema, almeno per me.
Quando ero ancora a Londra, alcune mattine mi svegliavo con la speranza che più tardi sarebbe stato Luke a farmi alzare e non nego il fatto che anche a New York la situazione era più o meno quella.
Ma erano passati quasi quattro anni ed ero riuscita a superare la nostra storia, certo non del tutto, comunque le ferite si stavano rimarginando, a piano a piano.
Subito dopo aver parlato del viaggio ai miei, io e Noah andammo a parlare con i suoi genitori.
Lui parlò veramente di tutto. I suoi furono più che comprensivi e fecero intendere a Noah che lo accettavano così come è.
Mi sentii davvero angosciata in un certo senso. Lui per tutto questo tempo aveva avuto paura della reazione dei suoi quando poi alla fine loro già lo sapevano mentre io avevo ricevuto più schiaffi e un crollo nervoso.
A proposito di questo, i miei mi misero sotto cura con Patrick. Due interi anni in cura con uno psicologo. Non credevo mi sarebbe mai successo ma ero diventata più aggressiva e avevo attacchi di panico in continuazione. Lui mi aveva aiutato molto e finalmente ero riuscita a tenere a bada le crisi.
Prima di partire avevo tagliato i capelli, in maniera drastica cioè ora li avevo poco più sulle spalle , ed ero andata a salutarlo. Lui si era allarmato credendo stessi pensando al suicidio. Cose da matti. Non avrei mai avuto il coraggio di uccidermi ma lui mi aveva spiegato che chi è prossimo al suicidio apportava spesso dei cambiamenti al proprio aspetto fisico. Io però non ci avevo neanche pensato, avevo solamente bisogno di cambiare qualcosa.
Comunque, i genitori di Noah avevano trasferito dei lavori di famiglia qua a New York per Noah e dopo qualche annetto, giusto il tempo di laurearmi in legge, partimmo per iniziare una nuova vita. Proprio come Luke d'altronde...
In ogni caso.
Appena alzata mi diressi verso il bagno per farmi una doccia, poi salutai Noah e uscii per andare a lavoro.
Questa era la mia mattina tipo.
Tutti i giorni così.
Prima di arrivare in ufficio mi fermai davanti ad un giornalaio e comprai una rivista di sport, dopodiché entrai nello Starbucks e comprai un cappuccino. In seguito mi diressi verso lavoro.
Arrivai nella sala comune e mi sedetti al primo posto libero che trovai. Non amavo molto la compagnia. Non l'avevo mai amata a dire la verità.
Presi la rivista e la misi sul tavolo, dopodiché iniziai a bere il cappuccino ma proprio quando stavo per sfogliare la prima pagina fui interrotta da qualcuno che mi buttò un sacchetto di carta bianca sul tavolo.
"Buongiorno principessa" Disse entusiasta, mi diede un bacio sulla guancia e si sedette vicino a me.
"Che vuoi Don?" Domandai un tantino irritata, pulendomi involontariamente la guancia.
Don era un avvocato, come me ma lui c'era da più tempo. Si diceva in giro che non abbia mai perso un caso e forse era vero. Insomma, Don era insolente, fastidioso e capriccioso ma aveva il suo fascino e riusciva ad incantare i giudici e la giuria popolare. Beh sì, era bravo con le parole anche.
Incredibile.
Da quando avevo messo piede in questo edificio non aveva fatto altro che importunarmi. Più lo rifiutavo, più insisteva.
Ovvio, chi ha sempre vinto tutto non può accettare una sconfitta.
Io lo so bene.
"Ti ho solo portato un cornetto!" Esclamò facendo un enorme sorriso.
Presi il sacchetto e l'aprii, dopodiché alzai lo sguardo e inarcai una sopracciglia.
"Ce ne sono due" Dissi irritata dal suo chiaro autoinvito a fare colazione con me.
"Beh, uno è mio" Rispose senza abbandonare il suo smagliante sorriso.
Feci un lungo sospiro, incrociai le braccia e mi appoggia sul tavolo.
"Don... Sono lusingata ma ho altro da fare" Dissi e abbassai il capo iniziando a sfogliare le pagine.
"Tipo leggere quella rivista?" Domandò allungando il collo per poter leggere anche lui.
"Sì" Risposi secca.
Lui si avvicinò di più a me con la sedia e spostò il sacchetto che gli ostacolava la vista.
"Non ti facevo tipa da sport" Disse appoggiando il gomito al tavolo e il mento sulla mano.
Bevvi un sorso del mio cappuccino e lo folgorai con uno sguardo.
"Infatti non lo sono" Risposi dopo che ebbi deglutito.
"Allora perché leggi sempre queste riviste?" Domandò ancora insistente toccando le pagine della rivista.
Alzai il capo e gli feci un piccolo sorriso.
"Non sono affari tuoi" Risposi acida.
Lui alzò le sopracciglia e le mani come se gli avessi puntato una pistola alla fronte.
"Oh... Scusa"
"Accetto le tue scuse ora puoi andartene" Continuai sempre con lo stesso tono di voce.
Lui fece un lungo sospiro, poi si portò le mani dietro la nuca e tornò a parlare.
"Io so tutto sullo sport! Se vuoi sapere qualcosa chiedimi pure"
"No, non serve grazie"
Spaginai ancora fino a quando non trovai quello di cui ero tanto alla ricerca: Luke.
Lo avevo visto un anno fa sulla copertina di una rivista e da allora avevo deciso di comprare tutti i genere di riviste sportive così da aggiornarmi un po' su quello che faceva.
Dio era quasi come un'ossessione. Anzi togliete il quasi.
"Oh! Questo ragazzo è fantastico! L'ho visto combattere qualche volta, è davvero veloce e non ha perso quasi neanche un incontro... Siamo simili, non trovi?" Irruppe nei miei pensieri e sfoderando un meraviglioso sorriso.
Io mi misi a ridere perché lui non sapeva che io quel ragazzo lo conoscevo.
"No, non trovo" Risposi ridendo.
Lui perse il sorriso e rimase a fissarmi in silenzio per un po'.
"Senti Ariel, le sto provando tutte. Esci con me ti prego!" Disse infine con un tono abbastanza serio.
Smisi di ridere e abbassai la testa.
"Ho altro da fare" Risposi spostando lo sguardo dall'altra parte della stanza.
"Perché non vuoi uscire con me?" Domandò stanco.
Chiusi la rivista e presi la borsa.
"È meglio per te credimi, sono una ragazza abbastanza problematica" Dissi alzandomi e afferrando il cappuccino con la rivista.
"A me piace risolvere i problemi" Continuò  facendo lo stesso e si mise a pochi centimetri di distanza dal mio viso sfoderando un sorriso malizioso.
Lo fissai dritto negli occhi per un bel po', poi distolsi lo sguardo e deglutii.
"Mangia tu i cornetti" Risposi e feci per andarmene ma lui mi bloccò afferrandomi per il braccio.
"Okok, allora facciamo così!" Continuò frettoloso e mi si mise ancora una volta davanti.
Io sbuffai e alzai gli occhi al cielo.
"Come?" Chiesi abbassando le spalle.
Lui abbozzò un sorriso.
"Questa sera, io sarò qui per festeggiare il compleanno di Lana, casualmente ci sarai anche tu e casualmente ti inviterò a prendere un drink con me" Spiegò dondolando la testa.
A me venne da ridere per il suo goffo tentativo di organizzare un incontro casuale. Non sarei andata al compleanno di Lana, una nostra collega prossima a diventare il capo, avevo altri impegni.
Comunque non sarei uscita con lui in ogni caso... Il fatto è che non uscivo da tanto con un ragazzo. Non mi sentivo ancora pronta. Aspettavo Luke in realtà. Forse un giorno sarebbe tornato da me.
Gli poggiai una mano sulla spalla e gli diedi un bacio sulla guancia.
"Alla prossima Don"









Salve!
Come va?
Non mi dilungo molto, anche perché non ho molto da dire 🤔
Spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto!
Alla prossima
~Pia

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