Capitolo 15

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MARK

Chi mi conosce direbbe che sono un uomo risoluto, che sa esattamente cosa fare e come comportarsi in ogni circostanza, e lo sono, per carità, eppure ora sono combattuto. Sono nervoso. Sono in un vero e proprio caos mentale.

Non so cosa diavolo mi sia preso, forse ha ragione Alana, il mio è solo spirito di competizione e presto mi passerà, ma non riesco a togliermi dalla testa quello che è accaduto ieri notte.

Vedo noi due, e poi vedo lei e Jared e me ne vado di testa.

Continuo a non sentirmi sconfitto, a non sentirmi minacciato dalla presenza di quel Jakland, ma... Ecco, questa inspiegabile sensazione, mi fa stare continuamente con i muscoli tesi e adesso ci si è messo pure un fastidioso bruciore alla bocca dello stomaco che mi rende facilmente irritabile. Ho mandato Arnold in farmacia per procurarmi qualcosa che possa alleviare questo fastidio, ma non funziona, e ho finito per prendermela con lui.

Mi da alla testa. Le sue continue premure, domande, osservazioni, non fanno altro che irritarmi ancora di più. Ho trattato in malo modo perfino Lara, che era entrata nel mio ufficio per portarmi il caffè. Ma dannazione, è un anno che è al mio servizio, e ancora dimentica che lo prendo zuccherato. Molto zuccherato.

«Signore, scusatemi se mi permetto, ma non crede di aver esagerato con Lara? La poveretta temo non entrerà in questo ufficio e che avrà problemi anche a passarle le telefonate oggi.»

Alzo furioso lo sguardo su Arnold e stringo i pugni. «Allora vorrà dire che ti alzerai le maniche e me le passerai tu. Non m'importa un fico secco dei timori della segretaria, Arnold! Dannazione, è da quando ho aperto questo ufficio che lavora per me, ancora non ha capito come bevo il caffè.»

«Sapete benissimo che quando voi siete così teso e scontroso, Lara va in confusione e...»

«Stai dando la colpa a me per gli errori di quella segretaria?»

«No signore, dico solo che...»

Alzo una mano. «No. Non m'importa. Và da lei e assicurati che non combini altri casini.»

Resta a guardarmi serio e immobile.

«Cosa c'è? Non sono stato chiaro forse?»

«È stato chiarissimo, signore.»

«Molto bene, allora sparisci dalla mia vista.» Torno a prestare attenzione ai documenti davanti a me e sospiro.

«Sta sbagliando tutto, signore. Sta sbagliando tutto ancora una volta. Ci pensi: questo comportamento non la porterà da nessuna parte. Finirà solo per perderla. E questa volta Dio solo sa se non sia per sempre» si volta e si dirige alla porta.

Mi allontano di scatto dalla scrivania e mi alzo in piedi. «Fermo!» ruggisco con i pugni serrati.

Si blocca di scatto e resta in attesa.

«Io non ho perso proprio nessuno, perché non ho avuto nessuno. Alana non è mai stata mia, non l'ho mai voluta e...»

«Non sono d'accordo. Questo è solo quello che cerca di imporsi» si volta a guardarmi. I suoi occhi perlustrano tutta la mia figura. «Spero che lei, signore, lo accetti prima che sia davvero troppo tardi. La signorina Smoll, è una vera donna, qualcun altro potrebbe riconoscere prima di lei il suo vero valore. Con permesso» esce dal mio ufficio richiudendosi la porta alle spalle.

Resto per qualche istante immobile, con lo sguardo fisso sulla porta appena chiusa. Stringo così forte i pugni che sento le unghie conficcarmisi nei palmi delle mani. Faccio dei profondi respiri per calmarmi. Uno, due, tre. Ma non funziona. Mi avvicino all'attaccapanni, afferro brusco il cappotto e mi fiondo fuori dalla porta.

Sconvolgenti Scoperte (Spin off) Where stories live. Discover now