SOPRAVVIVENZA

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Soliti bar. Solita gente.

I posti cambiano ma in fondo son tutti uguali e le persone che vi trovo dentro, anche.

Sorseggio svogliatamente il mio drink. È la terza notte di fila che vengo qui. La terza in cui conquisto le attenzioni di qualche uomo poco fedele. L'odore di rugiada mi solletica le narici quando si apre la porta e appare sulla soglia un alto uomo.

Valentine quella notte non è con me. Mi ha lasciato venire da sola. Voleva darmi i miei spazi e sinceramente, dopo la sera del banchetto di Veren, ne avevo bisogno.

L'uomo si mise a sedere a qualche sgabello di distanza, l'acqua gli colava lungo il soprabito. Non parlò con il barista ma quest'ultimo gli portò comunque un drink. Era un cliente abituale.

Aveva il classico profumo della notte, pungente e freddo. Oltre a questo, odorava di una nota stonata di metallico: sangue. Senza imbarazzo mi feci più vicina. Essere procace aiutava molto nelle conquiste di una notte e io avevo ogni cosa al punto giusto per attirare le dovute attenzioni. L'uomo sollevò lo sguardo dal drink e sorrise prima di scolarlo. Non si era accorto che ero diversa, che non ero come lui. Lui era umano.

Approfittai della vicinanza per annusarlo meglio, composta sul mio sgabello.

Sì, odorava di sangue non suo. Sangue e sperma.

La consapevolezza che al mio fianco fosse seduto uno stupratore e probabilmente anche assassino, mi fece trasalire come da tempo non mi accadeva. Una sensazione così forte, così umana che restai interdetta da quel lungo brivido che mi percorse.

All'uomo probabilmente sembrò dovuto alla nostra vicinanza, perché segno al barista con un gesto il mio bicchiere vuoto e il barista, da bravo soldatino, me lo riempì.

«Non ti ho mai visto qui» disse piano l'uomo, con esitazione.

L'odore penetrante del sangue di femmina mi annebbiava la mente. Per quanto io stessa fossi predatrice, l'idea che il genere umano fosse così corrotto e sporco, mi faceva ribrezzo.

Non ero più umana ma non potevo considerarmi nemmeno una vampira come quelle che avevo incontrato al banchetto. Lontana sia da una che dall'altra esistenza. Sentivo che dovevo trovare il mio posto in questo mondo. Ma come? E dove?

Gli avrei risposto che era impossibile vedermi qui, a meno che non fosse la sua ultima notte ma non c'era bisogno di una risposta del genere. Era una cosa che avrebbe scoperto a tempo debito.

Avevo scelto la mia preda quella notte.

Un mondo libero da un altro stupratore, non mi sarebbe stato altro che grato. Io cenavo.. e al contempo ripulivo il mondo dalla feccia. Un ottimo accoppiamento.

«Mai stata.. è la prima volta» mi limitai a rispondere. Il suo sguardo scese sugli audaci vestiti che coprivano a malapena il mio corpo. Mostravo quanto bastava per stuzzicare illeciti pensieri. Lo sentì muoversi agitato sulla seggiola, l'odore di sangue femminile si levò nell'aria. Il bastardo aveva un coltello in tasca, c'era stato un leggero rumore metallico quando inserendo la mano nel soprabito vi aveva sbattuto contro la fede; quasi per accertarsi che l'arma fosse ancora lì.

«Sono felice di aver incontrato una bella donna come lei.. di solito questa topaia è bazzicata solo da uomini» e aveva ragione. Ero quasi sempre l'unica donna. Ogni sera uscivo da quel posto con un uomo diverso. Un uomo che non vi avrebbe mai fatto più ritorno. I più scaltri mi stavano alla larga.

«Potete darmi del tu»

«Allora voi dovete far lo stesso» rimbeccò lui sdilinquendosi in un sorriso lascivo.

Il Segreto di Lynda JonesWhere stories live. Discover now