Capitolo 37 <Valek>

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Mormorai quell'unica parola col volto in fiamme ed il cuore in gola.
Kira mi fissava in silenzio, in attesa di una spiegazione, il pugnale, privo di fodero, riposava sul suo palmo aperto.
《Avrei dovuto ridartelo prima, però...》iniziai a parlare con voce fioca ed incerta, non avevo ancora deciso cosa dirle esattamente.《Quando ti ho riportata al tuo villaggio, sapevo che sarebbe stata l'unica cosa che avrei potuto avere di te, quindi... Non ce l'ho fatta... Non ci saremmo più rivisti ed io volevo conservare un ricordo tangibile...》
Non riuscii più a sostenere il suo sguardo inquisitore e girai il volto, fissando un punto imprecisato del cielo, eternamente scuro che sovrastava il Clan.
Kira non disse nulla, ma la sentii armeggiare sui fili, segandoli con molta facilità. Il suo pugnale, senza alcun dubbio il dono di una persona importante, possedeva una lama lucente ed affilata, perfetta per rompere la ragnatela che mi teneva prigioniero.
Finito il lavoro, Kira s'infilò l'arma nella cintola, visto che era sprovvista di fodero, e poi si avvicinò a me, che stavo finendo di togliere gli ultimi stralci della trappola di Sunil.
《Valek...》mi chiamò con voce dolce.《Non ti servirà un pugnale per ricordarti di me. Io e te siamo... amici. Non sparirò dalla tua vita così facilmente...》Alleggerì le sue parole con un lieve sorriso che, però, non riuscii a ricambiare.
Amici...
Mi piaceva come definizione, eppure...
Mi sembrava troppo poco per descrivere ciò che provavo ogni volta che la vedevo, ogni volta che il suo profumo selvaggio mi avvolgeva, ogni volta che ripensavo al suo dolce sapore...
《Kira... Io...》sussurrai nel silenzio, fissandola negli occhi color smeraldo.
Volevo dirle che la parola "amici" era troppo riduttiva per me, che desideravo di più, ma un pensiero fece breccia nella nebbia delle mie emozioni.
Mina!
Ormai ero libero quindi anche la mia sorellina doveva esserlo: mi voltai di colpo, lasciando perplessa Kira, ed il mio sguardo volò su quella figurina piccola ed immobile, stesa sul letto.
《Mina...》Il suo nome mi uscì come un sospiro di dolore mentre, finalmente, il mio corpo si muoveva: scostai la giovane Lupa da me ed accorsi accanto a mia sorella.
Era un fagotto informe, avvolta in una coperta nera, e non trovai il coraggio di toccarla: pareva non respirare.
La mani mi tremavano quando iniziai a svolgere la coltre scura che la ricopriva, ma, più andavo avanti, più capivo che qualcosa non andava. Alla fine, le mie dita sfiorarono una superficie fredda e metallica che mi fece gelare il sangue nelle vene.
《Ma cosa...》borbottai, sempre più confuso ed impaurito. Non sentii neppure Kira avvicinarsi a me, però notai le sue mani calde che scostarono le mie gelide e paralizzate.
《Lascia. Faccio io.》La sua voce era morbida e dolce, in netto contrasto con i pensieri oscuri che affollavano la mia mente.《Valek. Non credo che sia Mina.》aggiunse, in tono perplesso e leggermente disgustato.
Ma che diavolo sta succedendo?
Imbrigliai il mio terrore e l'annegai nella freddezza che mi aveva accompagnato per anni, mi riavvicinai a Kira ed abbassai lo sguardo. Avvolto dalla coperta, c'era sì un corpo, ma non era quello di Mina. Si trattava, infatti, di una bambina che le somigliava in maniera inquietante, però, aveva il petto ed il volto ricoperto da cicatrici e le braccia...
Erano protesi di metallo, agganciate alla sua tenera carne tramite una rozza e frastagliata sutura, eseguita sicuramente quando la bimba era ancora in vita.
《Nikolas.》Pronunciai il suo nome come una bestemmia: solo lui poteva essere l'artefice di quell'orrore.
《Povera bambina...》mormorò Kira, scostandole i capelli scuri dalla fronte, con un gesto tenero.《Tu... La conosci?》mi domandò titubante, dopo qualche istante di silenzio.
《No... Io... Credo che sia la figlia di qualche prigioniero... Di solito Nikolas li tiene per i suoi... esperimenti...》le risposi, nauseato, ripensando a tutti gli orrori di cui ero stato testimone silenzioso.
Sono un vigliacco.
È solo colpa mia se questa bambina è stata torturata...
Avrei dovuto ribellarmi, combattere...
《Valek.》Kira richiamò la mia attenzione, strappandomi ad un vortice di pensieri autolesionisti.《Guarda qui.》
Aveva girato il cadavere, esponendo la livida carne della schiena, su cui era inciso un messaggio.
Ti aspettiamo all'Altare.》lessi con un filo di voce mentre riflettevo sulle implicazioni di quella parole.
Sicuramente il mittente era Nikolas, dopotutto Sunil aveva detto che lui aveva previsto il mio arrivo, ed il plurale usato poteva significare che Mina si trovava assieme a lui. Però...
《L'Altare?》mi sollecitò Kira, coprendo il corpo violato della piccola sconosciuta, e facendomi alzare dal letto.
La seguii come un autonoma mentre il mio cervello si focalizzò su tutti gli scenari possibili, uno più sanguinoso dell'altro. Non riuscivo a vedere una via d'uscita.
《Valek.》Kira mi prese per le spalle, scuotendomi leggermente.《Mina è viva. Altrimenti non avrebbe avuto senso lasciarti quel messaggio. Ma ora... Devi concentrarti. Ho bisogno di te. Mina ha bisogno di te.》
Lentamente le sue parole fecero breccia nella mia coscienza, riportandomi alla realtà. Lei aveva ragione: Nikolas non traeva alcun vantaggio dalla morte di mia sorella. Era una debole speranza, ma pur sempre una speranza.
《S-sì... Io... Hai ragione.》concordai con Kira, cercando di non pensare a quello che avremmo trovato una volta arrivati all'Altare.《Scusami... Io... Appena ho visto quella bambina, i ricordi mi hanno sommerso e non sono riuscito a...》Scossi la testa, liberandomi dagli ultimi stralci del passato.《L'Altare di cui parla il... messaggio... si trova dall'altra parte del villaggio. Ed è il luogo dove Nikolas pratica i suoi... rituali di sangue... Non oso immaginare cosa stia facendo a Mina...》Mi presi la testa fra le mani, angosciato per le sorti della mia dolce sorellina.
Era innocente.
Lei non c'entrava con tutto quello.
Era tutta colpa mia.
《È tutta colpa mia. Sarei dovuto scappare con Mina. Mi sarei dovuto ribellare e non accettare passivamente le volontà di Nikolas. Perché non sono morto con i miei compagni? Perché mi sono salvato solo io?》Parlai con voce rotta dal rimorso e dal disgusto verso la mia codardia.
《Smettila!》urlò Kira con voce potente, tanto che la fissai allibito.
Lei...
Stava piangendo...
Per me...

Il Figlio delle OmbreOù les histoires vivent. Découvrez maintenant