85- Murderous Jeorge

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Mite, calmo, solitario.
Lo descrivevano tutti così, mentre sorridevano tastandosi i palmi sensibilmente.
Un ragazzo tranquillo, ma amante del divertimento.

Passava molto tempo nelle sue settimane all'aria aperta, al parco, da solo, con le cuffiette nelle orecchie.
Amava la tranquillità, stare da solo a pensare.
Parlava però volentieri con tutti, nel caso in cui avesse dovuto.

Lo descrivevano tutti nello stesso modo, come se lo conoscessero tutti alla perfezione.
La maggior parte di loro aveva il fastidioso vizio di sorridere inappropriatamente e dare qualche sguardo ai propri palmi.

Qualche volta girava con un coltello in uno degli stivali, ben nascosto, su ordine di sua madre.
Lo riteneva troppo gentile e debole per difendersi a mani nude, quindi lo costringeva a girare armato.

Questo però, erano in pochi a saperlo.

Odiava quell'affare, ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma era costretto a riportarlo a casa ogni giorno.

Ogni volta passava per un vicolo stretto, pieno di gente losca, dove era ubicato un Ospizio, lì da generazioni.
Poteva capitare una piccola scappatella da parte di uno dei vecchietti, che doveva poi girare per il quartiere, faccia a faccia con ragazzacci poco raccomandabili.

Dopo pochissimi minuti ritornavano nell'edificio, non c'era motivo di aver paura di perderne uno.

Jeorge faceva quella stradina per arrivare al negozio di alimentari, trovandosi ogni giorno la busta della spesa bucata dall'incandescenza delle sigarette di quei ragazzi.

Un giorno però notò una donna, anziana, probabilmente fuggita dall'Ospizio.
Non riuscendo a tornare all'edificio, si era rassegnata a chiedere informazioni a un ragazzo, dai vari gruppi.

Jeorge stava passando di lì, quando vide la donna che veniva presa a calci dalla banda del quartiere.
Nonostante la sua tranquillità, questo sembrava aver risvegliato odio in lui.

Lasciò andare la busta, il contenuto si rovesciò ovunque per la strada.

Sfilò rapidamente il coltello dagli stivali, impugnandolo saldamente.

Si avvicinò urlando a uno di quei ragazzi di allontanarsi.

In risposta, venne scaraventato al ciglio della strada.

Aveva cominciato a sanguinare.

La sua tranquillità aveva lasciato il posto a una rabbia incontenibile.

Si alzò lentamente, senza farsi sentire.

Prese il coltello, poco lontano dalla sua mano.

Senza un minimo rumore, penetrò il fianco del capobanda con la lama affilata.

Iniziò a girare l'arma nella carne del ragazzo, fino a quando non decise di recidergli la gola.

Gli altri ragazzi non ebbero una punizione minore.

Ad uno vennero infilzati gli occhi.

A un altro, scorticata via la lingua.

Uno degli ultimi perse delle dita, poi la mano, con un colpo secco della lama.

In un lago rosso, la donna guardava terrorizzata la scena, macchiata del sangue dei suoi aggressori.

Prima che riuscisse ad aprire bocca, Jeorge le aveva già piantato l'arma nel palmo della mano.

Mi conosci? Sono Jeorge, un ragazzo tranquillo, pacifista, sempre sulle sue, che non farebbe del male a una mosca.























Diritti sul nome (discusso per tipo mezz'ora tra nomi comuni e aggettivi che a momenti vedevi il cervello fumare) alle brave persone BigBadBlack_Wolf e NebbiaPaffy (e alla fine ha vinto il secondo.)

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