101- Miss Forbici

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Non ho mai capito perché mi avessero dato quel fastidioso soprannome.

Mi chiamano "Miss Forbici" lanciandomi sguardi pieni di odio.

Non capisco cosa possa aver fatto loro di male per meritarmi tutti gli insulti che mi rivolgono ogni giorno.

Forse è stato per quella volta a scuola, in cui durante l'ora di arte la tempera rossa mi è finita sulla lama delle forbici subito dopo il mancamento della mia compagna di banco, sporcata anche lei di rosso, che soffriva di frequenti cali di pressione.

Non ho mai fatto del male a nessuno, lo giuro!

Non so perché dopo quel giorno, anche dopo aver spiegato la situazione, nessuno tornò a considerarmi una sua compagna.

Li odio, tutti.

Anche la mia compagna di banco, dal letto d'ospedale ha scritto a tutti che l'ho ferita io ai polsi, ha mentito per farmi odiare.

Non ho mai fatto del male a nessuno!

Qualcuno ha cominciato a picchiarmi, fuori scuola.

Nessuno mi rivolge più la parola, nemmeno per insultarmi, se non per incoraggiare il gruppo che mi aspetta fuori scuola e scoraggiare me.

Non li sopporto più, non sopporto più nessuno.

Mi stanno sempre lontani durante l'ora di arte, quando possiamo usare le forbici liberamente.

Hanno paura che possa fare loro del male, come ho fatto con la mia compagna di banco.

Non ho mai fatto del male a nessuno...

Sono loro che continuano a fare del male a me! Io non ho mai fatto nulla di male!

Sembrano tutti convinti del contrario, credono io sia un'assassina.

Io sono Miss Forbici.

A scuola non parlo più molto, sto in silenzio con le mie forbici che rigiro tra le dita per tutta la lezione.

Oggi fuori scuola hanno provato ad avvicinarsi, come sempre, per farmi ciò che mi facevano ogni giorno.

Avevo le mie forbici con me, avevo dimenticato di riporle nello zaino.

È stata una reazione istintiva, non è stata colpa mia!

Ho visto qualcuno urlare, altri vomitare, altri piangere, altri andar via sconvolti e con lo sguardo spento.

Ho corso finché le gambe mi hanno retto, per allontanarmi dai corpi dilaniati, sanguinanti e distrutti dei miei aggressori.

In fin dei conti non mi dispiace averlo fatto, finalmente non potranno più farmi del male.

Però loro non erano gli unici, ne manca uno, credo di dover finire il mio lavoro.

Pulisco le mie amate forbici con l'unico pezzo di maglietta ancora incontaminato dal sangue secco e aspetto che faccia notte.

Il coglione che mi tira i capelli per prendermi in giro, che mi deride e mi picchia davanti a tutti ogni giorno abita proprio lì, davanti a me.

Apro delicatamente la finestra, senza far rumore.

Entro in camera sua, sta già dormendo.

È una strana sensazione entrare in casa di qualcuno di notte per ucciderlo, ma ho bisogno di farlo.

Mi avvicino al suo letto, lo osservo in silenzio per qualche secondo, poi mi decido a piantare la punta delle mie forbici nel suo stomaco.

Sta per urlare, ma gli tappo la bocca con una mano mentre con l'altra spingo a fondo la mia piccola arma.

Scendo verso il basso, aprendogli il ventre e mettendo bene in vista ogni organo ancora in funzione.

Ha rinunciato ad urlare, credo che il dolore per lui sia così acuto da permettergli a malapena di respirare.

«Fa male, vero stronzetto?»
Ridacchio, mentre estraggo le forbici dalla loro posizione e le pulisco sulle lenzuola ancora candide.
«Sai chi sono io?»
Lo vedo scuotere leggermente la testa mentre cerca di prendere aria in tutti i modi possibili.

«No? Bhe, tanto piacere...»
Dico, mentre avvicino le lame alla sua gola

«Puoi chiamarmi Miss Forbici»

Poi affondo l'arma nella sua arteria e lo lascio morire in pace, mentre esco dalla finestra per riposare nella calma di casa mia.

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⏰ Last updated: Jul 26, 2017 ⏰

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