Chapter 1

522 34 2
                                    

Lunedì, 12 Gennaio, 2009
Non ho mai avuto una vita molto entusiasmante, almeno, non fino a quando non ho iniziato ad andare al college.
   Sono sempre stata una di quelle ragazze anonime a cui piace restare a casa il venerdì sera e guardarsi un film in tranquillità, anziché uscire e bere. Una birra ogni tanto me la faccio, questo è legittimo, magari con Abbie, l'unica amica che ho dai tempi dell'asilo, ma non sono amante della compagnia e delle sbronzate. Ogni volta che un ragazzo al pub si avvicina a me, lo respingo. Non lo faccio apposta. Le parole escono automatiche dalla mia bocca: "sparisci". Sarà che li vedo tutti allo stesso modo, ovvero delle teste di cazzo, ma dopo la mia prima pesante batosta amorosa con Derek, non mi sono più ripresa. Derek era il mio grande amore, la mia cotta platonica delle scuole superiori, in poche parole, colui
ha preso il mio cuore e l'ha fatto in tanti mille pezzettini, come stelle filanti. Non è colpa sua, ma mia. Lui in quanto membro del genere maschile, come già detto, era una testa di cazzo, e io, da completa stupida, ho abbassato la guardia e gli ho permesso di fare di me il suo burattino personale, fino a quando non mi sono resa conto della realtà dei fatti. A parte lui, non ho mai avuto grandi storie d'amore e, personalmente, non ne ho mai cercate, a differenza di Abbie, che è una gran romanticona.
   La mia storia, quella che proverò a raccontarvi, nonostante non sia molto brava con le parole, comincia in una nuvolosa giornata di Gennaio del 2009, a Manhattan Beach. Stavo tornando a casa dall'università quando mi resi conto di aver dimenticato le chiavi sul tavolo della cucina. Anche se sapevo che era ancora al lavoro, decisi di chiamare papà. Mi preparai psicologicamente per la ramanzina che ero prossima a ricevere. Stava sicuramento correndo da una parte all'altra del set, come al solito del resto, perché continuava a darmi la segreteria telefonica. Papà era un runner presso i Raleigh Studios. Per coloro che non sono familiari con il linguaggio cinematografico, il runner è una figura generalmente poco considerata, ma di grandissima importanza per quanto riguarda l'aspetto tecnico, scenografico e, in un certo senso, anche emotivo dell'intero set. È colui che risolve, o almeno cerca di risolvere ogni problema. Papà non vuole che lo dica troppo in giro, forse per il segreto professionale a cui sono vincolati un po' tutti i membri del set.
Se credete che abbia dei privilegi speciali in quanto sua figlia, be', allora vi sbagliate. Non posso avere nessuna anticipazione, per cui anch'io soffro la frustrazione pre-uscita di un film come tutti i comuni mortali; non mi è inoltre permesso di andare come voglio e quando lo desidero per i vari padiglioni degli studios. Ora, non mi sto lamentando, perché ovviamente ci sono dei vantaggi, come poter ottenere gli autografi dei miei attori preferiti, non tutti, ma una buona parte. Però non posso permettermi di chiedere il loro numero, anche se ne potrei venirne a conoscenza dal blackberry di mio padre. Non ci ho mai provato. Del resto cosa dovrei fare poi? Scrivere a Benjamin Mckenzie che lo trovo un gran pezzo di uomo anche se lui non sa minimamente della mia esistenza? Quello glielo potrebbe riferire benissimo anche mio padre e, forse, risulterebbe anche meno inquietante. Ho avuto la possibilità di conoscere molte celebrità, e per questo mi sento già molto fortunata, visto che sono una nerd patentata e guardo film e serie Tv come se non ci fosse un domani, ma non mi sono mai permessa di chiedere nulla di più che una semplice foto.
Dopo una quindicina di chiamate senza risposta, decisi di andare direttamente da lui. La guardia che stava all'entrata mi conosceva bene ormai, per cui non ebbi problemi ad entrare. Anche se papà non era un regista o direttore di produzione, era molto rispettato al lavoro. Sarà perché è uno dei senior, dato che lavora ai Raleigh Studios da una vita, sarà perché è un tipo piuttosto simpatico e alla mano, in ogni caso, tutti lo adorano.
   《Ciao Carl, sai dove posso trovare mio padre?》chiesi, dal finestrino della macchina.
《Hai dimenticato un'altra volta le chiavi? È al padiglione 9, però al momento non c'è perché è andato a prendere due cose al supermercato qui vicino》disse, in un sorriso.
《Va bene, grazie. Lo aspetterò nel suo ufficio-camerino, potresti riferirglielo appena torna?》risposi avviandomi verso il parcheggio.
《Okay!》
Gli Studios erano immensi, una piccola città in miniatura. L'ufficio di papà non era altrettanto grande però. Una stanza di ventiquattro metri quadrati, con più vestiti sparpagliati per terra che nella mia stanza. Le pareti erano coperte di foto mie, e di papà con i suoi colleghi e quelli dei vari cast. All'angolo a destra c'era un divanetto marrone in pelle, e un tavolino con cianfrusaglie varie. Vagai per la stanza finché  trovai del cibo. Era impossibile che nella stanza di papà non ci fosse nulla da mangiare. E siccome io stavo morendo di fame, presi un panino e mi gettai sul divano.
Non passarono cinque minuti che la porta si aprì improvvisamente.
《Steve, mi potresti aiutare a mettere quest'affare...? È davvero impossibile da indossare》.
Alzai lo sguardo e rimasi a bocca mezz'aperta, con un quarto di panino dentro.
Era Chris Hemsworth a torso nudo che stava cercando di capire da dove iniziasse e finisse il suo costume.
《Oh, non c'è Steve》disse, alzando lo sguardo e fissandomi un po' imbarazzato.
Dopo aver cercato di ingoiare tutto, misi subito da parte il cibo e dissi balbettando:《Sì, hm, ecco, è andato a comprare delle cose》Il petto nudo di Chris era uno spettacolo a dir poco paradisiaco e, dopo un primo momento stavo quasi cominciando ad abituarmi alla cosa.
《E tu saresti?》chiese, in un sorriso.
Mi schiarii la gola e mi alzai: 《Ehm, sono sua figlia》.
《Ma dai, non sapevo avesse una figlia》.
Ricambiai il sorriso, anche se il mio sembrava più quello di un'idiota.《Piacere, sono Rosie》dissi, porgendogli una mano. Al che lui la prese e le diede un bacio, chinandosi leggermente.
Non sapevo esattamente che aspetto avessi al momento, ma sono sicura quasi al 99% che avevo la faccia completamente rossa.
《Io sono Chris》disse, guardandomi per un millesimo di secondo negli occhi.
《Sì, lo so》risposi in automatico 《Cioè, non lo sapevo. Ecco, intendevo che mio padre mi ha parlato di te a casa, e...》
Soffocò una risata 《Veramente? E cosa dice?》
《Be', in realtà mi ha solo detto che sei, hm...》non riuscivo a trovare le parole, da quanto ero nervosa. Nemmeno quando a dodici anni avevo incontrato Leonardo di Caprio sul set di Titanic. A parte il fatto che mi sentivo piccolissima di fronte a lui, come una bambina, non riuscivo a distogliere lo sguardo da quell'ammasso di muscoli.
Fortunatamente, il silenzio imbarazzante venne interrotto dall'arrivo di mio padre.
《È mai possibile che ti dimentichi sempre delle chiavi di casa? Dovrei appiccicartelo in fronte o qualcosa del genere》disse, entrando 《Oh, Chris! Che ci fai anche tu qua?》
《Avevo bisogno con l'armatura, è troppo stretto e non riesco a infilarmelo》
《Certo, adesso ci penso io》rispose molto pratico 《Ecco le chiavi, piccola peste》disse, rivolgendosi a me.
《Grazie, ciao》dissi, prendendo la borsa e sparendo come un lampo.
Non avevo sicuramente fatto una buona impressione. Probabilmente mi avrà presa per una sociopatica o qualcosa del genere. Avrei voluto sprofondare nel più profondo degli abissi. Chris Hemsworth. Non avevo mai visto nessuno dei suoi film, per cui non lo conoscevo molto come attore, anche se papà ne aveva davvero parlato qualche volta a cena. Sapevo solo che era stato scelto per il ruolo di Thor, il nuovo film della Marvel. Avevano senza dubbio fatto una buona scelta, più che azzeccata, se avessi dovuto dare un'opinione personale. Era alto, biondo, imponente, con le spalle larghe e bello come dev'esserlo il figlio di un dio. I capelli, gli occhi azzurri e la barba incolta gli conferivano l'aspetto di un vichingo, e il sorriso, ecco, che dire? Il sorriso non rimandava affatto a quello di un ragazzo arrogante e sfrontato, al contrario, era proprio quello di una persona gentile, galante e, allo stesso tempo, seducente.
Non riuscì a pensare ad altro che a lui per buona parte della giornata, finché non mi imposi di iniziare a studiare chimica organica. Ma, puntualmente, anche tra idrocarburi e isomeri il mio pensiero ritornava sempre a Chris.

Le parole non dette (#WATTYS2018) Where stories live. Discover now