Chapter 9

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Sabato, 14 Febbraio, 2009
Di tutti e trecentosessantacinque giorni dell'anno, il quattordici febbraio, ossia il giorno di San Valentino, era quello che meno sopportavo.
Era davvero una sofferenza per gli occhi, dover andare in giro e ritrovarsi dovunque coppie sdolcinate, attaccate l'una all'altro come delle sanguisughe. Voglio dire, esistono spazi privati e spazi pubblici, perché non potevano fare i piccioncini a casa loro? Perché rovinare la giornata di persone che, come me, avevano già fatto l'enorme sforzo di alzarsi dal letto e rendersi presentabili per andare all'università? E poi, si chiedevano perché fossi diventata così improvvisamente acida. Le persone, pensavo, ecco chi mi rende così acida e pessimista, le persone.
《Non ce la posso fare,》affermai, prendendo posto accanto ad Abbie 《potrei seriamente offendere qualcuno pesantemente da un momento all'altro》. Sorrise, un po' preoccupata,《Dai, non esagerare》disse, cercando di calmarmi 《So che non è il tuo giorno preferito ma non è così male》.
La guardai torva e feci una smorfia.
《Piuttosto, che ne dici se stasera andiamo a guardarci un film al cinema e festeggiamo la libertà di cui solo i single possono godere?》
《Non sono molto in vena, veramente》bofonchiai, iniziando a tirare fuori astuccio e libri.
《Dai, non dirmi che te ne starai a casa ad autocommiserarti》insistette, come al solito.
《Be'...》
《Te lo proibisco》affermò decisa 《Alle sette sarò a casa tua e se non sarai pronta vengo in camera tua a trascinarti fuori di forza》.
《Non puoi farlo davvero》.
《Non mettermi alla prova》.
Alzai gli occhi al cielo. Perché dovevo avere un'amica proprio come lei, totalmente diversa da me?
Non ebbi nemmeno il tempo di rispondere che entrò la professoressa. In ogni caso, sì, avrei voluto rimanere a casa ad autocommiserarmi, come tutti gli anni, a mangiare noodles e guardare drama deprimenti. La giornata era iniziata in modo squallido e sarebbe dovuta finire con lo stesso squallore, no?
L'ora della Smith sembrava non passare più. Con la cadenza del suo tono poi, mi sembrava di aver preso un qualche potente sonnifero.
La stanchezza e la spossatezza scomparvero non appena qualcuno bussò alla porta.
《Avanti》disse la professoressa Smith, appoggiando il gesso sul tavolo.
《Mi scusi il disturbo, ma avrei una consegna per una ragazza che si chiama Rosie Williams, mi hanno detto che è in questo corso, giusto?》
Rimasi sorpresa quanto il resto della classe. Non mi facevo mai consegnare nulla all'università, men che meno se sapevo di essere a lezione.
《Sì, ma sono nel mezzo della spiegazione》obiettò la Smith, confusa e indignata 《Può lasciare il pacco o quello che è alla portineria》.
《Mi scuso per averla interrotta, ma mi è stato espressamente chiesto di consegnare al destinatario in persona, dovunque fosse.》 insistette 《Si tratta solo di un minuto, può venire un attimo fuori?》
Dunque lo sguardo arrabbiato della Smith si rivolse a me e mi fece cenno di uscire. 《Non più di un minuto》disse severamente.
Così, mi alzai e, con passo indeciso e confuso, mi diressi verso la porta.
《Mi faccia solo una firma qui, ecco... grazie.》dunque, mi porse un enorme mazzo di rose rosse e una scatola di cioccolatini.
《Ma è sicuro che tutta questa roba sia per me? Non è che ha sbagliato persona?》
Il postino sembrò essersi offeso e mi disse con indignazione che lui non aveva mai sbagliato nessuna consegna in tutta la sua vita. Prese la sua borsa e si avviò dall'altra parte.
Rientrai in classe imbarazzata e rossa fino alle punta dei capelli. 《Signorina Williams, la prossima volta dica ai suoi ammiratori di evitare di far fare consegne durante le mie lezioni》disse la Smith, visibilmente spazientita.
《Non ne sapevo nulla, professoressa》borbottai, andando a sedermi al mio posto.
Tutti continuavano a lanciarmi occhiate curiose, accompagnate da bisbigli e mormorii.
《Allora? Chi è sto qua?》mi interrogò subito Abbie, senza neanche lasciarmi il tempo di riprendermi un attimo 《Da quando in qua ti senti con qualcuno?》
《Ti ho già detto che sono e morirò forever alone》risposi, abbassando leggermente la testa per non farmi vedere dalla Smith.
《Allora chi è stato?》
《Non lo so! Non c'è nessun biglietto e il corriere non ne sapeva niente anche lui》spiegai, con sempre più interrogativi che si accalcavano nella mia mente. Che potesse essere stato Bradley? No, impossibile. Gliel'avevo già detto chiaramente che non ero interessata a lui. E se fosse stato uno scherzo? Non lo so, magari di... ah, non mi veniva nessuno in mente, tant'è che non conoscevo molti ragazzi o ragazze di quell'università. Poi, mi venne in mente... no, lui non poteva essere stato. Che ragione ne aveva? Ecco che partivano i viaggioni mentali. No, Rosie, pensai, cancellalo subito dalla lista dei sospettati, perché... perché? Perché Chris non provava nulla per me. E dovevo mettermelo in testa. Tuttavia, per quanto mi sforzassi, non riuscii a concentrarmi per tutta la lezione.
La mia mente continuava a ritornare a quell'ammiratore segreto, senza però arrivare a nessuna conclusione su chi potesse essere.
   《Rosie?》mi chiamò Abbie, dandomi una patta sulla spalla. Scossi la testa e mi voltai verso di lei, confusa.《Che c'è?》
《La lezione è finita e ti sto chiamando da mezz'ora》borbottò, spazientita.
《Ah, non me ne sono resa conto》mormorai, iniziando a mettere le cose in borsa.
《Sei ancora scioccata per i regali che ti hanno fatto?》chiese, con un sorriso malizioso.
Annuii distrattamente, cercando inutilmente di ficcare anche i cioccolatini in borsa.
《Quindi non hai la minima idea di chi possa essere stato?》
《No, proprio no》.
《Vedi il lato positivo: hai una ragione in meno per tenere il muso a San Valentino》.
《Non so come tu faccia a vedere il lato positivo di tutto ciò》bofonchiai cupa 《Sono stata ripresa dalla Smith, ho fatto una figuraccia con il postino e tutti continuavano a borbottare e lanciarmi occhiate in classe》.
《Andiamo Rosie! Qualcuno ti ha appena regalato un mazzo enorme di rose e quei cioccolatini sembrano venire dall'Italia, quindi devono pure essere costati molto》.
《E allora?》chiesi, dirigendomi verso la verso la caffetteria 《Magari hanno sbagliato persona, magari c'è un'altra ragazza che ha il mio stesso nome e cognome in questa facoltà》.
Abbie mi guardò torva e si voltò dall'altra parte, sbuffando e farfugliando un non-so-che tra sé e sé.
《Un caffè doppio da portare via, per favore》ordinai alla ragazza che stava dietro il banco. Doveva essere una nuova, non l'avevo mai vista prima di allora. Era bassina e magra, ma era svelta e sembrava piuttosto sveglia.
《Scusi, cos'ha preso la ragazza? Pago io》disse qualcuno dietro di me.
《Non dargli retta, ecco a te, tieni pure il resto come mancia》dissi, mettendo una banconota da cinque dollari vicino alla cassa.
《Grazie, buona giornata》rispose cordialmente, passandomi il caffè.
《Altrettanto》mormorai, distrattamente. Presi e me ne andai a passo veloce.
《Non c'era bisogno di essere così fredda, in fondo ti volevo offrire solo un caffè》disse Bradley, seguendomi.
《Bene, bravo, ma io non voglio che nessuno mi offra niente》.
《Hai piani per stasera?》
《Sì, sono già impegnata》.
《Con chi?》
《Ma saranno affari miei?》
《Abbie? Johnathan? Posso unirmi a voi?》
《Sì, no, scordatelo》.
《Avanti!》insistette 《Tutti i miei amici festeggeranno con le loro ragazze, e non vorrei fare il terzo in comodo, per cui sono rimasto senza nessuno con cui uscire》.
Non era stato lui, dunque, a mandarmi quelle cose. Non sembra nemmeno esserne a conoscenza. Che potesse essere stato davvero...?
《Quindi?》
《Siccome nemmeno tu sei fidanzata e nemmeno la tua amica... pensavo potessimo organizzare qualcosa insieme》.
《Pensavi male, allora》.
《Sei cattiva》disse, ma sembrava più divertito che altro 《Comunque, hai bisogno che ci vediamo ancora una volta, prima dell'esame finale?》
《Non lo so, ti farò sapere》dissi, fermandomi per un istante e voltandomi verso di lui 《ora, potresti per favore smettere di seguirmi? Devo andare a lezione》.
《Va bene》rispose, in un sorriso 《è stato un piacere parlare con te, come sempre!》aggiunse, quando ero ormai lontana.
   Quella sera Abbie venne davvero a prendermi. Mi tirò fuori dal letto e mi costrinse a vestirmi per andare fuori a berci qualcosa e guardare un film al
cinema.
《Ma sarà pieno di coppie là fuori!》mi lamentai 《mi rifiuto categoricamente》.
《Oh, non fare la lagna e scendi subito》disse, rovistando nel mio armadio.
《Questo, ecco, mettiti questo》continuò, passandomi un vestito scuro e una giacca in denim《si abbinano perfettamente alle all stars, così non dovrò nemmeno costringerti a metterti i tacchi, guarda che brava che sono》.
Mi misi il cuscino in faccia e soffocai un urlo di disperazione.
Nel giro di una mezz'oretta, mi ritrovai puntualmente a camminare sul marciapiede, in direzione del cinema.
《Ho sonno》borbottai, stringendomi nelle spalle.
《Potrai dormire quanto vorrai una volta iniziato il film》rispose, tranquillamente.
《Quindi, mi stai dicendo che pagherò per dormire?》
Ci pensò un attimo su 《Esattamente》.
《Sappi che chiederò un rimbor...》non ebbi il tempo di finire la frase che vidi Bradley salutarci allegramente e venirci incontro dall'ingresso del cinema.
《Siete in ritardo》disse, come se fosse tutto organizzato.
《Cosa sta succedendo?》chiesi, volgendo lo sguardo verso Abbie.
《È stato così gentile che non ho saputo dirgli di no》si giustificò, curvando le labbra in un sorriso colpevole.
《Okay, è stato bello》《ciao ragazzi, divertitevi》
《Dai Rosie, non fare così! Un po' di solidarietà tra single!》fece Abbie, afferrandomi la mano.
《Okay, è colpa mia》intervenne Brad 《se c'è qualcuno che deve andarsene, allora me ne vado io》.
《Qui non se ne va proprio nessuno》affermò con decisione Abbie 《smettetela di fare i bambini tutti e due e andiamo a comprare i biglietti prima che finiscano》.
Ci prese tutti e due per il braccio e ci trascinò letteralmente dentro la sala.
《Quanta fatica per guardare un film》bofonchiò, prendendo con rabbia una manciata di popcorn 《mi devo pure mettere a fare la mamma il giorno di San Valentino》.
La guardai scura in volto 《Se mi avessi lasciata a casa...》
《È sempre così?》si intromise Bradley, rivolgendosi ad Abbie.
《Sì!》rispose, dando l'aria di essere lei la vittima della situazione 《e non sai quanto sia difficile essere la sua migliore amica》aggiunse.
《Lo immagino, mi dispiace》.
《Ma voi due vi siete coalizzati contro di me oggi?》sbottai, spingendo Bradley al suo posto. Sì, come potete aver intuito, mi era pure toccato il posto in mezzo.
Rise, e mi guardò con quel suo solito e fastidiosissimo sorriso divertito《Guarda come si scalda...》
《Uh-uh, attento a non scottarti》fece eco Abbie, dall'altra parte.
Soffocai un verso di disperazione e mi lasciai lentamente scivolare verso il fondo del sedile. Mi coprii la testa con la giaccia e cercai di ignorarli.
Dormii per tutta la durata del film. Una volta che ebbe finito, i due vollero andare a mangiare qualcosa nella pizzeria di fronte.
《Per lei?》chiese il cameriere, che era venuto a prendere le ordinazioni.
《Nulla, grazie, sono solo di compagnia》.
Annuì, un po' confuso.
《Sei sicura di non volere nemmeno un trancio?  Non hai nemmeno cenato》 chiese ancora una volta Abbie.
《Sì, non ho fame》.
《Però non dovresti nemmeno saltare i pasti》disse Brad, con aria preoccupata.
《Ho mangiato qualcosa questo pomeriggio, va bene?》risposi, spazientita 《Riuscirò a sopravvivere fino a domani, quindi mangia in pace la tua pizza e non badare a me》《piuttosto, dammi un sorso della tua birra che ho sete》
《Fai pure》.
Proprio quando la tortura sembrava essere arrivata al termine, Abbie ricevette una chiamata dai suoi. Uscì per qualche minuto e rientrò con il volto pallido.
《Devo ritornare subito a casa...》balbettò, iniziando a prendere le sue cose 《mia nonna si è sentita male e i miei stanno andando da lei, per cui non c'è nessuno che possa rimanere a casa con mio fratello》.
《Aspetta, ti riaccompagno in macchina, così arriverai prima》rispose Bradley, alzandosi.
Abbie sembrò esitare, ma poi annuì e lo ringraziò.
《Vado a pagare, voi aspettatemi fuori》disse, prendendo il portafogli e dirigendosi verso la cassa《non voglio sentire obiezioni》aggiunse, prima che Abbie potesse dire qualsiasi cosa.
  《È molto grave?》chiesi, dopo un po', in macchina.
《Non so, non mi hanno detto molto》mormorò, stringendosi le mani 《Era già andata a letto e poi ha iniziato a sentire un dolore all'addome... ha chiamato subito mia madre e questo è tutto》.
《Sono sicuro che non è nulla di grave》intervenne Bradley, in un sorriso rassicurante 《non ti preoccupare troppo》.
Arrivammo nel giro di una mezz'oretta.
《Se vuoi, posso rimanere con voi, stasera, tanto papà non tornerà a casa perché è andato a bere da alcuni amici》dissi, mentre l'accompagnavo verso la porta.
《No, non ti preoccupare, voi andate pure》rispose, sforzando un sorriso 《vi ho rovinato la serata, scusatemi》.
《Non dire cavolate, tanto faceva già abbastanza schifo di per sé》.
《Sul serio, va bene così》ripeté, decisa.
《Allora, se hai bisogno di qualsiasi cosa, telefonami subito, intesi?》
Annuì e mi diede un abbraccio, uno così forte che pareva volesse dire ciò che a parole non era stato detto. In momenti come questi, mi ritorna spesso in mente, anche se sono passati ormai molti anni, la citazione di un libro che lessi alle superiori.
Come se la pienezza dell'anima talvolta non traboccasse attraverso le metafore più vuote perché nessuno, mai, riesce a dare l'esatta misura di ciò che pensa, di ciò che soffre, della necessità che lo incalza, e la parola umana è come un paiolo fesso su cui andiamo battendo melodie da far ballare gli orsi mentre vorremmo intenerire le stelle... "Madame Bovary", Flaubert. Ho odiato e amato quel libro, sotto ogni punto di vista, dalla trama ai personaggi, dallo stile dell'autore al modo in cui descrive scene e azioni. Un insieme di emozioni contrastanti, forti, che restano vividi nel ricordo.
  Ritornai in macchina un po' assente.
《Tutto a posto?》mi chiese Bradley, appoggiando la sua mano sulla mia.
Io, senza neanche farlo apposta, la ritirai istintivamente. 《Sì, sono solo un po' stanca》mormorai 《mi potresti riportare a casa, per favore?》
《Va bene》rispose, posando gli occhi di nuovo sulla strada 《ma ci vorrà un po'... casa tua è dall'altra parte della città, se non erro》.
《Sì, hai ragione》mormorai, stanca 《forse avrei fatto meglio a rimanere da Abbie, a questo punto》. Esalai un sospiro di disperazione e mi coprii il volto con entrambe le mani.
《Senti, io abito a un quarto d'ora da questa zona, vuoi restare da me per stasera?》chiese, con un'espressione seria 《prima che inizi a pensare male, perché ammetto che questo invito potrebbe essere facilmente frainteso, premetto che io posso dormire in soggiorno, o comunque nella camera dei miei, visto che non ci sono...》
In un primo istante, l'idea mi sembrò del tutto assurda. Ma poi, a ripensarci, mi venne davvero la tentazione di accettare, solo al pensiero che ci avremmo forse messo un'ora per arrivare a casa mia, dove, tra l'altro, non c'era nessuno, visto che papà aveva deciso di fermarsi da Mark e gli altri.
《Dimmi solo per te va bene》mi incalzò, cogliendo subito la mia esitazione 《perché devo prendere due strade diverse》.
《Hm》mugugnai, senza sapere esattamente cosa dire.
《Cosa vuol dire "hm"?》chiese, chiaramente divertito.
《Vuol dire "hm"》.
《Okay, nella mia lingua "hm" significa "", per cui andiamo a casa mia》disse, facendo una svolta.
   Nel giro di un quarto d'ora davvero, o forse persino meno, arrivammo a destinazione.
Abitava in un appartamento a due piani di un palazzo enorme, uno di quelli nuovi, che avevano costruito da poco, fatto perlopiù di vetro e con una vista spettacolare.
L'interno era arredato secondo uno stile moderno, essenziale. Tutto era così perfettamente in ordine da far quasi paura.
《Se hai bisogno del bagno, è lì》disse, posando le chiavi sulla mensola e indicando il corridoio a destra 《la mia camera è al piano di sopra, se vuoi, io posso dormire qua, sul divano... un piano di distanza credo che basti per farti dormire in pace senza doverti preoccupare》aggiunse, con un po' di ironia.
Mi guardai attorno, ancora un po' spaesata. Non potevo ancora credere che avrei dormito a casa di un ragazzo, che non fosse Jonathan e che per di più provava qualcosa per me. In che pasticcio mi stavo andando a ficcare? Perché non avevo semplicemente detto "no, continua pure a guidare fino a casa mia, anche se ci vorrà un'ora o di più"?
《Be'?》incalzò Bradley 《non hai detto una sola parola da quando siamo arrivati, guarda che non mangio mica...》
《Anche se fosse, non sarei buona...》bofonchiai.
《Dovrei provare per saperlo》disse, con un sorriso malizioso.
Lo guardai storto 《Non ce n'è bisogno》.
《Va bene, va bene》rispose togliendosi la giacca《ti credo sulla parola, per questa volta, però non tentarmi più》.
《Sei sicura di non avere fame?》domandò, un poco dopo 《dovrei avere un po' di pasta da qualche parte e del sugo, forse... non c'è molta
scelta in realtà 》.
《Scusa, ma tu di solito cosa mangi?》
《Oh, sono due le possibilità: o vado al ristorante oppure ordino e mi faccio portare tutto a casa》spiegò tranquillamente, come se fosse la cosa più normale del mondo 《i miei non sono mai a casa e io non sono molto bravo a cucinare...》.
《Incredibile》mormorai tra me e me.
《Allora, io non ho fame, per cui se hai bisogno di qualcosa, fai come se fossi a casa tua》disse, accomodandosi sul divano e aprendosi una lattina di birra. Prese il telecomando del televisore e il joystick.
《Oppure, se non hai né fame né sonno, puoi fare una partita a fifa con me》propose, volgendo lo sguardo verso di me 《ci sai giocare, vero?》
Abbassai lo sguardo imbarazzata. Non ci avevo mai giocato in realtà, anche se di quel gioco ne avevo già sentito parlare molte volte.
《Non dirmi che...》disse, guardandomi con occhi increduli 《vieni subito qua, devi assolutamente colmare queste lacune fondamentali》
  Certo, mi venne un po' da ridere. La situazione si era sviluppata in modo del tutto insolito e, soprattutto, inaspettato. Dunque, avevo trascorso il giorno di San Valentino fuori, anche se in realtà ero stata trascinata fuori a forza. Mi sono fermata a casa di Bradley, con cui tra l'altro non volevo nemmeno uscire inizialmente. E ora stavamo giocando a fifa come se ci conoscessimo da una vita, quando invece erano passati solo tre settimane dal nostro primo incontro.
  《Ma sarai stronza, oh...》disse, dopo aver perso per la seconda volta di seguito 《hai detto che non ci hai mai giocato e poi... facciamo un'altra partita》
Sembrava proprio un bambino, totalmente diverso dal Bradley spavaldo e arrogante che conoscevo.
《No, basta, non c'è gusto a giocare con te》.
《Adesso mi sfotti pure? Non ci posso credere》mormorò, sbuffando《senti, l'ultima partita, poi non ti stresserò più, te lo giuro》.
Mi morsi il labbro inferiore e pensai a cosa avrei potuto chiedergli in cambio se avesse perso di nuovo. 《Okay, se vinco anche questa partita, farò una foto di te vestito da donna e con i tacchi》.
《No, ma così non vale》《sono disposto a darti cinquanta dollari piuttosto》.
《Non voglio soldi, mi dispiace》risposi, irremovibile.
Sospirò e alzò gli occhi al soffitto. Poi, si voltò di scatto verso di me, come se gli fosse venuta l'illuminazione《Accetto, ma se perdi tu, allora dovrai uscire con me, almeno per un mese》.
《Ma non ci penso proprio》dissi, categoricamente《non è uno scambio equo》
《Per te, forse!》esclamò, come indignato 《Ma una foto di me in gonna e tacchi, vale tutta la mia dignità》.
《Ptf...》
《Ordunque?》
È vero che aveva vinto le prime due partite, ma io, in cambio, avevo iniziato a prenderci la mano... e l'avevo pure battuto. In fondo, non avrei dovuto essere davvero la sua ragazza, nel remoto caso in cui avessi perso. E un mese sarebbe comunque volato. Se avessi vinto poi, avrei potuto ricattarlo con la foto  ogniqualvolta avesse iniziato a darmi fastidio. Così, finii per accettare, maledetta me.
Quattro a tre. Maledetto il momento in cui gli dissi di sì. Quattro a tre. Maledetto lui e le sue finte.
《...fa-facciamo un'ultima partita, questa non valeva》balbettai.
《No, sono troppo stanco》disse, trattenendo a stento un sorrisino compiaciuto.
《Stronzo》borbottai, fra me e me, coprendomi la faccia con la giacca 《non è giusto, cavolo!》.
《È la Provvidenza, cara mia》canticchiò, sdraiandosi comodo comodo sul divano e appoggiando la testa sulle mie gambe. Curvò le labbra in un sorriso e mi guardò con occhi innocenti.
Soffocai un urlo di disperazione, presi un cuscinetto e glielo misi in faccia. 《Sei insopportabile》.
《Come sono comode le tue gambe》mi stuzzicò, senza smuoversi.
《Alzati subito》《su, forza!》
《No, perché dovrei?》
《Conterò fino a tre, poi non ti lamentare se ti faccio male》.
《Conta pure quanto vuoi》.
《Uno...》《...due》《...tre!》lo rovesciai sul pavimento e feci per andarmene, quando mi prese inaspettatamente la mano e mi tirò a sé. Nonostante avessi urlato sul colpo, le sue risate furono così forti che coprirono la mina voce.
《Ahia》borbottò《Certo che sei pensate! Anche se a prima vista non l'avrei mai detto...》continuò a scherzare, senza lasciarmi andare, stringendomi con le braccia attorno ai fianchi, come se potessi scappare via da un momento all'altro. Ed era vero, l'avrei fatto. Ma rimanemmo lì, per terra. Poi, smise di parlare e iniziò a guardarmi, con uno sguardo sereno, felice.
Curvò leggermente le labbra e mi spostò una ciocca di capelli dalla faccia. Sembrava esattamente una di quelle scene da film. Tra poco avrebbe detto quanto fossi bella, si sarebbe avvicinato un poco... avrebbe esitato e poi mi avrebbe baciata. No, non doveva succedere. Dovevo assolutamente impedire che lo facesse ma, per quanto mi sforzassi, non riuscivo proprio a muovermi. Avrei potuto dire qualcosa di stupido, come ero solita a fare. Su, pensai, di' qualcosa, qualsiasi cosa. Ma le parole non volevano uscire. Mi rimanevano bloccate in gola, come se avessi un groppo, un nodo. Perché? Perché tutto ad un tratto avevo cominciato a sentirmi così impotente?
Era come se fossi legata a delle catene, anche se Bradley aveva lasciato da un pezzo la presa...
《Non sai quale enorme sforzo stia facendo per non baciarti》sussurrò, senza distogliere lo sguardo dal mio. E ancora una volta, non riuscii a dire nulla.
《Resta qui, per favore》continuò silenziosamente, come se mi avesse letto nella mente《non andartene》.
Poi, con il volto stanco, chiuse lentamente gli occhi e, anch'io rilassai a mano a mano i muscoli. Il pavimento era freddo e duro, e scomodo ma, in quel momento, mi parve soffice come un letto di piume.
...《rimaniamo così, ancora un po'... solo per oggi》mormorò, come se stesse parlando nel sonno《spero che il sole si dimentichi di sorgere, che domani non arrivi mai》.
Nonostante odiassi quelle tipiche frasi sdolcinate, magari prese qua e là da qualche romanzo rosa, in quel momento la cosa mi fece un po' sorridere.
Lo osservai per un po' con curiosità. Aveva le ciglia lunghe, scure, come i suoi capelli. La pelle era candida e liscia, e anche piuttosto curata. Chissà, magari si metteva più creme di quante ne utilizzassi io. Il naso era alto... niente gobba, che invidia. Non che io ce l'avessi, ma il suo naso era certamente più bello del mio.
Aveva un non so che di angelico, come i neonati quando dormono, indifesi e piccoli come un sassolino. Bradley era alto, forse dieci o quindici centimetri in più di me, aveva le spalle larghe, come quelle di un nuotatore ma, in quel momento, pareva fragile esattamente come un bambino. Dunque, iniziai ad immaginarmi come potesse esser cresciuto in una famiglia in cui sia la madre che il padre non potevano mai essere presenti perché sempre in viaggio. Chissà, magari da piccolo viaggiava spesso insieme a loro. Oppure, come spesso accade, viveva insieme ai nonni o era stato affidato a una balia. Forse, era per questo che aveva un carattere così sfrontato, come se la usasse per nascondere quest'altro suo lato. Il sonno iniziava pian piano ad offuscare i miei pensieri, sempre più confusi, sempre più vaghi, annebbiati. Chiuderò gli occhi solo per un istante, pensai, poi mi alzerò e andrò a dormire...
Si stava insolitamente bene lì, per terra. Il pavimento non sembrava più così freddo e duro.
Lentamente, senza nemmeno rendermene conto, mi addormentai accanto a Bradley.

Le parole non dette (#WATTYS2018) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora