Capitolo 43

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"Nicolas, Nicolas"
Piagnucolo il suo nome, il nome del mio ragazzo.

Mi prende fra le sue braccia e toglie il telefono dalla mia presa.

Ascolta attentamente le parole di Riccardo.
Io sono una finzione, la mia vita è basato su una castello d'aria, sorretto dai loro sorrisi e prove.
Ma che ora crolla al passaggio della verità.

La verità, già quella a me rinnegata per quattordici anni.

Finalmente o sfortunatamente, so cosa realmente sono.
Non sono la loro figlia, sono stata adottata.

Riccardo pensa che sia lo stesso per lui, ma a differenza per me, non ha trovato i fogli.
Come faccio adesso?

Forse per questo sono andati via, a causa di qualche documento.
Oppure, lì c'è la mia vera famiglia?

La mia mente inizia a viaggiare, il mio corpo perde vitalità.

"Piccola piccola"
Nicolas ha chiuso la chiamata.
Ha tranquillizzato a Riccardo, con parole tipo 'ci penso io' .

Come può, io scopro di non essere Giulia e lui dovrebbe sapere come aiutarmi.

Non so più nulla di ne e lui, sa cosa fare?
Mi abbraccia, non mi muovo.

Ogni volta che li ho chiamati 'mamma' e 'papà'.
Tutti gli appelli ed i prof che mi chiamavano con il loro cognome.
Le volte che io tornavo a casa e lo salutano, le litigate, gli abbracci.

Perché questa presa per il culo.

Scoppio a piangere su Nicolas, prova ad alzarmi.
Tiene le mie braccia, per sorreggermi.

Perdo l'equilibrio, gli occhi sono pesanti e le gambe deboli.
Mi prende in braccio, con un braccio sotto le ginocchia ed una mano dietro la schiena.

Non riesco a pensare, non riesco ad intendere nulla.
Sono persa, fisso qualche cosa, in alto.

È rilassante, chiudo gli occhi.
Nicolas non devi preoccuparti.

"Amore..."
Il suono è ovattato, la testa confusa.

Riesco a vedere in modo sempre più nitido e chiaro.
Di lato c'è Nicolas, notevolmente preoccupato.
Stringe la mia mano alla sua.

"Cosa?"
Mi alzo col busto ed il mio ragazzo velocemente, sistema tre cuscini dietro di me.

"Sei svenuta"
Balbetta, ha gli occhi lucidi.

Mi sento così sola, illusa, distrutta.
Voglio sparire e rimanere così.
Senza nulla a cui pensare, senza loro accanto che provano pateticamente a spiegarmi qualcosa di già ovvio.

"Piccola mi dispiace così tanto"
Nicolas mi stringe a se, voglio rimanere così per sempre, sento il dolore al petto diminuire.
Persiste ma non è così forte da farmi svenire di nuovo.

"Ti prego non lasciarmi"
Singhiozzo contro di lui.

Come faccio adesso.
Voglio che tutto ritorni alla normalità, oppure che questo dolore passi.

"Non ci penso neanche"
Col pollice fa alzare il mio viso, rosso e bagnato dalle lacrime.

Il mio sguardo si incatena al suo, provo a trovare una cura, una certezza a tutto, un qualcosa che mi dia la forza per andare avanti.

Socchiudo gli occhi quando lascia una serie di baci, casti, dal collo, alla guancia, fino alla bocca.

Lui riesce a farmi stare, lui è il mio tutto.

Un amore impossibile 2. Onde histórias criam vida. Descubra agora