15-inviti

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Lo sguardo si spense e il sorriso svanì. Prese qualcosa dalla cartella e me lo porse.
<Mio papà mi ha detto di dartelo. Ho provato a dirgli che tu non avresti voluto, ma insistito. Sarebbe l'invito della mia festa di compleanno. Ti serve un fogli per prendere appunti o lo butto direttamente via?> mi chiese. Sembrava sicuro del fatto che lo avessi rifiutato.
<Me lo dai?> gli chiesi gentile.
<Certo> disse. Lo osservai.
<Ti farebbe piacere se venissi?> gli chiesi. Si girò nella mia direzione e spalancò gli occhi.
<Cosa?> mi chiese stupitissimo. In verità aveva sentito benissimo, ma gli sembrava strano.
<Ho detto, se ti farebbe piacere se venissi?> gli ripetei comunque.
<S-si, ma non sentirti obbligata per mio papà gli spiegherò...insomma tu non vuoi essere mia> stava iniziano a blaterare altre cose che non mi interessavano.
<Non è che non voglia essere tua amica, proprio non posso> gli dissi marcando bene i due verbi.
<Perchè non puoi?> disse mimando le virgolette con le mani su puoi.
<1 non ci scherzare troppo. 2 è complicato> dissi sbrigativa. Poi sorrisi di nuovo.
<Allora ti va se vengo?> gli ripetei.
<Se vuoi sì. A me piacerebbe> mi rispose imbarazzato.
<Bene> dissi felice.
<Anche se non puoi, perchè non proviamo a essere amici> mi spiazzò.
<Potrebbe essere pericoloso per te> gli dissi triste.
<Non importa, mi piace il pericolo> disse sicuro.
<Non sai contro cosa vai incontro> gli dissi mentre scuotevo la testa.
<No, ma come faccio a saperlo se non provo?> chiese retorico e mi guardò con un leggero sorriso. Scossi la testa poco convinta.
<Facciamo così: ci proviamo a frequentare quando ti faccio delle domande puoi rispondere o dirmi che è meglio che lasci stare> disse timido sulla parola frequentare.
<Ok> dissi, mi andava bene così le cose da vampiro sarebbero rimaste per me.
<Fantastico> disse era felice lo si vedeva e sentiva <Mio papà mi ha anche detto che dopodomani devi andare da lui> concluse cambiando discorso.
<Certo> dissi solo e seguii la lezione. A casa andò tutto bene e anche il weekend passò veloce e presto arrivò lunedì. A musica Thomas mi disse che a casa sua voleva dirmi una cosa è se quindi lo avessi aspettato che tornava da calcio. Lunedì non parlammo molto anche perchè il professore mi fece suonare.
Per andare a casa Greene mi vestii un po' più semplice del solito. Solo jeans blu scuro, camicia bianca dentro ai pantaloni, scarpe con il tacco blu laccate e capelli raccolti in una coda alta. Il mio capo non mi dovette parlare di cose importanti.
<Anne, a Thomas per il suo compleanno gli farebbe piacere un po' della buona musica che suoni. Potresti suonare qualcosa intanto> mi chiese sempre molto cordiale. In certi suoi gesti mi ricordava molto Aro.
<Certo> dissi. Mi misi al piano e iniziai a suonare la ninna nanna di Bella. Era rilassante e la ripetei più e più volte mentre la stavo ripetendo e ero alla fine sentii un movimento d'aria e un profumo buonissimo invadermi. Sapevo chi si era appena seduto accanto a me, ma con mia grande sorpresa suonò lui delle note. La conosceva quindi, o meglio se la ricordava. Conclusi il tutto.
<Ciao> mi disse affascinato e dolce con un sorrisetto stampato in faccia.
<Ciao> dissi fissandolo negli occhi meravigliata.
<Ti devo chiedere una cosa> mi disse insicuro.
<Dimmi> risposi subito.
<Ehm...si insomma...non so come dirlo> disse infine.
<Sii diretto, come chiunque altro> stranamente non sapevo cosa quel piccolo umano mi voleva chiedere.
<No non posso dirlo come lo direi ad una qualunque ragazza> disse certo.
<Perchè?> chiesi sinceramente curiosa.
<Perchè tu per me sei speciale> disse con una dolcezza immensa. Era bellissimo vedere io che mi perdevo nei suoi occhi e lui che si scoglieva nel mio sguardo.
<Ok allora io prima rispondo e poi mi fai la domanda> dissi per incoraggiarlo.
<Cos? Sei sicura?> disse.
<Si vai, dimmi cosa devo rispondere?> gli chiesi sicura mentre mi giravo di più verso di lui.
<Si o no. Semplice> disse. Non faticai a notare gli occhi lucidi che gli vennero nel dire di sì e la tristezza nel no. Io volevo essere veramente sua amica.
<Si> dissi solo.
<Si?> chiese stupitissimo.
<Si!> dissi più entusiasta.
<Ok, la domanda era verresti alla mia festa-ballo con me?> mi chiese felicissimo.
<Era solo questo?> gli chiesi stupita dai problemi che si era fatto. Annuì.
<Certo> esclamai. Ero felicissima e anche lui. Preso dalla gioia mi sollevò e mi prese in braccio. La mia testa era sopra la sua spalla e le mie braccia intorno al suo collo. Mi fece volteggiare mentre che ripeteva sì.
Mi fece scendere e mi prese le mani e ci guardardammo negli occhi. Era strano l'effetto che mi faceva. Nonostante lui fosse solo un'umano sotto il suo abbraccio mi sentivo protetta. Sotto il suo sguardo lucido e pieno di felicità mi sentivo amata. Lì sentivo che sarei sempre potuta tornare, come un porto sicuro. Eravamo lì beati a perderci uno nello sguardo dell'altro quando irruppe nella stanza il signor Greene. Thomas lo guardò malissimo mentre io mi girai e basta.
<Scusate> disse imbarazzato.
<Non importa. C'è qualche problema?> chiesi gentile.
<Ehm no. Ho visto che stavate festeggiando e mi chiedevo se volevi festeggiare meglio restando a cena?> disse il signor Greene. Thomas mi guardò speranzoso.
<Resterei volentieri, ma devo proprio andare> dissi un po' triste.
<Sei sicura?> mi chiese di nuovo il signor Greene.
<Papà!> esclamò Thomas
<Ok, ok me ne vado> disse il padre di Thomas alzando le mani in segno di resa.
<Non puoi proprio?> ki chiese Thomas una volta che suo papà se ne andò.
<Fa parte di quelle cose che é meglio lasciare stare> dissi solo sicura che avrebbe capito.
<Ok> disse un po' più allegro. Presi la borsa e andammo all'uscita. Ci fermammo davanti all'entrata io non volevo andare via e lui non voleva lasciarmi andare. Sospirai.
<A domani> gli dissi e a quel punto mi aprì la porta.
<A domani> ribadì lui. Feci un passo avanti, ma me ne pentii subito. Il mio cervello si spense come e tornai in dietro e gli diedi un bacio sulla guancia per poi tornarmene di corsa alla macchina. Lui sorrise e mi salutò con la mano.
Il viaggio di ritorno fu alquanto tranquillo. Arrivai a casa parcheggiai l'auto e entrai in casa. Misi giù la borsa e me ne andai in cucina, in un primo momento non successe niente, ma appena salutai Charlotte mollò i fornelli e mi saltò in braccio.
<Siiiiiiiiiiii!> urlò spaccandomi un timpano.
<Ma sei seria??> gli chiesi non affatto sicura della risposta.
<É così da quando ha visto> disse sconsolato Jack.
<Siiiiiiiiiiii!> tuonò ancora Charlotte.
<Evviva, ma ora staccati> gli dissi. Quando si staccò aveva un sorriso da orecchio a orecchio.
<Beh non dici niente?> mi chiese delusa dalla mia reazione.
<Cosa dovrei dire?> chiesi. Certe volte Charlotte era proprio esagerata.
<Non sei felice?> mi chiese stupita.
<Certo, ma tu stai esagerando> gli dissi e lei mise il broncio.
<Vuoi vedere il vestito?> gli chiesi più docile. Lei batté le mani in segno di assenso. La portai in camera dove sclerò male per la bellezza e la finezza del vestito. Dopo un po' mi chiamò Alice.
<Allora?> mi chiese appena risposi.
<Allora che?> gli dissi.
<Non te l'ha ancora chiesto?> esclamò arrabbiata.
<Tu e Charlotte la dovete smettere di sbirciare, ok?> gli urlai arrabbiata.
<Allora te l'ha chiesto> esultò felicissima.
<Sarà fantastico te lo garantisco> mi promise <ah, mirracomando non metterti niente al collo. E stai attenta> l'ultima frase era un'avvertimento serio.
<Perché devo stare attenta?> gli chiesi.
<Aro ha mandato Jane a controllare la situazione, credo che Jane voglia fare una deviazione da te> disse guardigna.
<Va bene grazie per l'avvertimento> gli dissi sinceramente grata. Mi era simpatica Jane, ma lei sembrava non ricambiare per il fatto che le avessi rubato la scena con Aro tempo fa.
La notte passò veloce tra Edward, Emmet, Jasper, Jacob e Jack che mi davano cosigli su come comportarmi con i ragazzi e Alice, Rosalie, Renesme e Charlotte che mi davano consigli per la serata.
La mattina dopo a musica trovai Thomas tutto felice.
<Oggi il professore ha intenzione di far suonare quelli che parteciperanno alla gara di fine anno. Ti va di fare un po' di conversazione?> mi chiese entusiasta.
<Mm, ci sta> dissi.
<Ok allora cibo hai detto di no...libro preferito?> mi chiese. Aveva capito subito la mia situazione con il cibo...circa.
<Romeo e Giulietta in assoluto> dissi troppo felice.
<Ma sei seria? Ti piacciono quei ragazzi così?> mi chiese schifato.
<No, ma non so mi piacciono i libri di Shakespeare. Ho perfino la prima edizione. Diciamo però che ho letto di tutto> dissi infine.
<Ok...colore preferito?> chiese.
<Indosso spesso il nero, ma mi piace anche il rosa antico. Tu?> gli chiesi curiosa.
<Colore preferito rosso. Mi da un senso di forza e velocità. Mentre mi piacciono, come libri, i thriller. Ora musica> mi chiese.
<Ah...sono una cosa complicata> gli dissi.
<Dai dimmi> mi disse ridacchiando.
<Io ascolto musica classica, Debussy soprattutto Claire de Lune. Tu?> gli chiesi quasi sicura che avrebbe obbiettato sul fatto del genere di musica che ascoltavo.
<Piace anche a me Debussy> disse spiazzandomi completamente <Però preferisco il rock> lo guardai alzando un sopracciglio. Per me quella era musica straccia.
<Si diciamo che sono un ragazzo sesso, droga e rock and roll> disse ridendo come un matto. Mi sbattei una mano sulla fronte e risi anche io. Passammo così le due giornate che precedettero l'arrivo del week end e quindi della sua festa di compleanno.

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